
La Volpe compassionante (Luigi Angeloni)
Un bel par di cardellini,
Che due figli lor piccini
Nel nidiuzzo avevan lasciati,
Perchè in cerca eran andati
Di granelli, erbucce, e insetti
Da nudrir que’ figliuoletti,
Cadder ambo in lacci tesi
Da un villano, e furon presi.
Or le misere bestiuole
Mezz’un dì rimase sole,
Spalancavan spesso i becchi,
Ma poichè ne’ lor busecchi
Briciol pur non scendea
A cessar lor fame rea
Preser essi a pigolare
Ed a far querele amare;
Tanto che una Volpe prava,
Che per caso allor passava
Sotto l’albero frondoso
Dove il nido era nascoso,
Ascoltando, e con stupore,
La cagion del lor dolore,
Soffermò tosto il suo passo,
«Ed han, disse, il cor di sasso
«Questi uccelli tutti quanti
«Che fan qui sì dolci canti
«E perire senz’affanno
«Senz’angoscia essi vedranno
«Questi tre piccoli uccelli
«Che son pur loro fratelli?»
Poi volgendo a destra il grifo
Soggiungeva: «Avrai tu a schifo
«Amorosa passeretta,
«Di volar lassuso in fretta,
E dar lor tosto un compiuto
«Maternal debito ajuto?
«E tu, tenero usignolo,
«Deh! perchè spiccando il volo
«Non vai ratto come il vento
«A dar lor qualche alimento?
«O a temprare almen col canto
«La lor doglia, il loro pianto?
«E tu vago calderugio,
«Perchè, senz’alcun indugio,
«A prestar qualche soccorso
«Verso lor non se’ già corso?»
A sinistra poi rivolta
Pur dicea: «Niuna volta,
«Nè ancor tu dunque, mia bella
«E pietosa tortorella
«Se’ venuta a porger loro
«Nè sussidio, nè ristoro?
«E a volar tu sì spedita
«Rondinella mia gradita,
«Trapassar quinci potesti,
«Senza che si fosser desti
«Tuoi desiri ad affezione,
«A pietate, a compassione?
«E voi, quanti ne’ dintorni
«Siete alati merli, e storni,
«Lodolette, e pettirossi,
«Codilunghi, e codirossi,
«Beccafichi, e capineri,
«E cutrettole, e pivieri,
«Pispolette, e passerotti,
«E colombi, e perniciotti,
«E fanelli, e starne, e tordi,
«Come come esser voi sordi
«Or potete a lai di quelli
«Miserissimi orfanelli?
«Ahi! perché trà gli animali,
«Anzichè le zampe, l’ali
«Non ebb’io, sì che potessi
«Là volare ov’io volessi?
«Nulla nulla, in fede mia,
«A que’ bimbi or mancherìa,
«Chè da me, non sol nutriti
«Ma sarian ben custoditi»
Ed in somma sì crucciata,
Si mostrossi addolorata
In lor prò, che que’ piccini
Inesperti cardellini
Fede dièr, da fame stretti,
A que’ suoi bugiardi detti.
E lor vita aver sicura,
Se colei n’avesse cura
Credend’essi falsamente,
Senza più stare in pendente
Fuor del nido rampicaro,
E cader giù si lasciaro.
Ma la ria, che l’occhio infido
Fiso allor tenea nel nido,
Paga alfine e lieta essendo,
Venir giuso lor veggendo,
Spalancò l’ingorda bocca,
E pur senza che a lei tocca
Quasi fosse lingua e gola,
Quell’intera famigliola
Viva viva, e in una volta,
Nel suo ventre ebbe sepolta.
Quando l’uom (come fè quella
Menzognera Volpe, e fella)
Più ti piange, o t’accarezza,
Più di mostra tenerezza,
Che non porta la misura
Dell’umana sua natura;
Stà ben cauto allor, fratello,
Ch’egli è Volpe, e tu se’ uccello!
Angeloni
http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/15.htm