Copincollo brutalmente da http://www.sandrotetieditore.it/i_russi_in_italia/index.html
Collana editoriale dedicata ai russi che hanno vissuto in Italia.
Paka Rago
RUSSI IN ITALIA
NICOLA IVANOFF - UN TENORE ITALIANO
NICOLA IVANOFF - UN TENORE ITALIANO
di Konstantin Pluznikov
A cura di Ettore F. Volontieri
Traduzione di Alessandro Romano
Prefazione di Fausto Malcovati
Introduzione di Alfonso Gianni
prezzo: 18 euro
ISBN: 88-88249-08-7
Uscita: 22 novembre 2007
Nikolàj Ivanòv (1810-1880), naturalizzatosi Nicola Ivanoff , fu uno dei più grandi tenori dell'800. Dopo una lunga querelle con lo zar Nicola I , si stabilí definitivamente in Italia , dove risiedeva per ragioni di studio e di salute già dal 1830. Qui strinse intima amicizia con Rossini e frequentò Verdi e Donizetti , che scrissero arie appositamente per la sua voce.
Plužnikov descrive la carriera e la vocalità di Ivanoff attraverso documenti e testimonianze dei contemporanei – in particolare, del grande compositore russo Glinka – stabilendo un produttivo confronto coi piú famosi tenori dell'epoca ( Rubini, Duprez, Nourrit, David e Mario ).
Arricchiscono l'edizione documenti , spartiti originali , l'epistolario di Ivanoff con Rossini , Verdi e ad altri celebri musicisti e un consistente apparato iconografico.
FIRENZE RUSSA
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FIRENZE RUSSA
Aleksej Kara-Murza
Prefazione di Stefano Garzonio
prezzo: € 32
ISBN: 88-88249-08-7
Dice Aleksej Kara-Murza nell’introduzione al volume Firenze russa che se Roma è la “città eterna” e Venezia la città al massimo grado “astratta”, Firenze è senz’altro la città “naturale”. Una città che sembra scaturire direttamente dal paesaggio con le sue colline che quasi respirano e la delicatissima luce. «Tenero giglio», la definì il grande poeta simbolista Aleksandr Blok nel ciclo Versi italiani, «nella cui profondità è dolce sognare e vivere». E il letterato e storico dell’arte Pavel Muratov osservò che nella visione di Firenze si ravvisa «l’armonia di uno splendido albero» e che le sue pietre appaiono più lievi delle pietre con cui furono costruite altre città.
Quella di Firenze è una bellezza particolare che si può abbracciare con lo sguardo, come dalla prospettiva della basilica di San Miniato o dalle alture di Fiesole, mete imprescindibili per i viaggiatori russi in Toscana. Firenze è la città con cui il viaggiatore stabilisce da subito un legame intimo e familiare: se da un lato è rapito dalla grandiosità della sua arte e dell’architettura, dall’altro si abbandona alla dolcezza del paesaggio e all’atmosfera delle sue piazze e dei suoi rioni. Firenze non è solo un “museo a cielo aperto”: nei mémoires e nelle lettere di intellettuali e artisti russi in visita a Firenze, oltre che sulla scoperta della pittura del Quattrocento e sulle peregrinazioni per musei e cattedrali, il discorso cade invariabilmente sulle sensazioni trasmesse dalla natura e persino dall’aria, permeata di storia e di cultura. Firenze è una città che sembra quasi sottrarsi alla corruzione del tempo e che offre continui stimoli e sollecitazioni per la ricerca artistica e creativa. Dostoevskij, che vi soggiornò dal 1868 al 1869, ultimò nella casa all’angolo tra via Guicciardini e via dei Velluti il suo romanzo L’Idiota. Come altri suoi connazionali sostò in estatica contemplazione davanti alla bronzea Porta del Paradiso del Ghiberti, sognando di acquistarne una riproduzione fotografica a grandezza naturale per poterla tenere in Russia nel proprio studio come emblema di eterna bellezza. Firenze è anche la città di Dante, del “capostipite e patrono” degli intellettuali esuli di ogni tempo e molti illustri émigrées russi, da Muratov a Zajcev ad Osorgin, la elessero a rifugio e provarono un senso di intima appartenenza alla città, accogliendo quella “lezione fiorentina” che fu per molti un incessante e profondo arricchimento interiore.
Firenze è il luogo che incarna la continuità della storia e in cui si avverte tangibilmente l’avvicendarsi delle generazioni, di quelle «infinite schiere di anime» che, secondo una suggestiva metafora dello scrittore Boris Zajcev, «fin dai tempi di Dante hanno lasciato nella sua fulgida corona i loro diamanti».
Recensioni:
Leggere Tutti n.17 marzo 2007 (.pdf)
La Rivisteria, n. 147, giugno-luglio 2005 (pdf)
Apcom, 13 giugno 2005 (pdf)
Leggi la recensione apparsa in "Leggere Tutti" di marzo '07 (.pdf)
VENEZIA RUSSA
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VENEZIA RUSSA
Aleksej Kara-Murza
Prefazione di Vittorio Strada
prezzo: € 32
ISBN: 88-88249-07-9
Città-archetipo e città sognata, vagheggiata da artisti e poeti di ogni generazione, Venezia è porta incantata dell’Italia, spesso prima tappa del Grand Tour dei russi che la raggiungevano dal mare. Gran parte dell’intelligencija russa ne fece una meta obbligata e restò affascinata dalla magnificenza dei palazzi e delle chiese, dalla ricchezza delle gallerie d’arte. Ma fu anche irresistibilmente attratta dall’insolita bellezza del paesaggio, dal carattere dei veneziani e dal contrasto tra il pulsare febbrile della vita quotidiana e il sottile senso di declino e di morte che emanava da ogni cosa.
Al lettore italiano Venezia si presenta dunque sotto un punto di vista nuovo, filtrato dallo sguardo incantato dei viaggiatori russi. Nelle memorie e nell’opera di molti protagonisti della cultura russa il ricordo di Venezia non svaniva dopo il contatto con la realtà ma piuttosto gli anni e la distanza ne dilatavano e potenziavano la visione che trasportata nella dimensione letteraria veniva definitivamente consegnata alla dimensione del mito.
Questo volume per la prima volta raccoglie una narrazione storico documentaria dei soggiorni di illustri personaggi russi. Un’edizione raffinata, corredata da oltre cento immagini, anche inedite, provenienti da archivi italiani e stranieri. Il volume è altresì arricchito dalla prefazione di Vittorio Strada.
Recensioni:
Leggere Tutti n.17 marzo 2007 (.pdf)
La Rivisteria, n. 147, giugno-luglio 2005 (pdf)
Apcom, 13 giugno 2005 (pdf)
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ROMA RUSSA
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ROMA RUSSA
Aleksej Kara-Murza
Prefazione di Rita Giuliani
prezzo: € 35
ISBN: 88-88249-00-1
La storia dei rapporti culturali romano-russi ha poco più di un millennio. E’ una storia segnata da relazioni intense e vivaci, tra le più vive e feconde che abbiano unito le steppe russe a un mare meridionale. Per quanto possa sembrare strano, nessuno aveva ancora pensato di riunire in un volume sia la ricostruzione storico-documentaria dei soggiorni romani di illustri personalità della cultura russa sia le impressioni e le reazioni prodotte in loro dall’impatto con la città, fissate in diari, epistolari, saggi, opere letterarie. I testi qui raccolti un secolo e mezzo del fertile e tormentato rapporto tra la Russia e la Città eterna: dagli anni Trenta dell’Ottocento alla fine del Novecento, il periodo più intenso e vitale. La prima parte del volume ricostruisce i soggiorni romani di russi illustri: artisti, scrittori, intellettuali, giornalisti. La seconda contiene un “montaggio” delle loro impressioni e opinioni su Roma, che permette di evincere quali immagini e idee di Roma si siano affermate nella cultura russa negli ultimi due secoli. ll volume offre al lettore italiano una raccolta di materiali testuali che si prestano a una molteplicità di letture, tutte intriganti: dalla più superficiale e aneddotica a quella più profonda, che riesce a penetrare nell’orientamento ideologico degli autori. In questo senso il volume viene anche a colmare una grande lacuna nel vasto panorama degli studi romani. Sarà molto interessante ricercare la specificità dello sguardo russo su Roma, nella maggior parte dei casi estatico, e vedere in che cosa la sua indulgenza o durezza abbia l’omologo in altre culture. Il testo è arricchito rispetto all’originale da due ulteriori nuovi capitoli (scritti da Rita Giuliani) dedicati al Premio Nobel per la Letteratura Josif Brodskij e allo scrittore Leonid Andreev, le cui straordinarie foto “romane” del 1914, vengono qui pubblicate per la prima volta.
Recensioni:
Leggere Tutti n.17 marzo 2007 (.pdf)
30 Giorni n. 12, dicembre 2006 (pdf)
La Rivisteria, n. 147, giugno-luglio 2005 (pdf)
Apcom, 13 giugno 2005 (pdf)
Leggi la recensione apparsa in "Leggere Tutti" di marzo '07 (.pdf)
NAPOLI RUSSA
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NAPOLI RUSSA
Aleksej Kara-Murza
Prefazione di Vittorio Strada
prezzo: € 35
ISBN: 88-88249-06-0
Napoli rappresentava la tappa più meridionale del tour dei viaggiatori russi. Ancora più a Sud vi erano Bari e la Sicilia, ma erano pochi i russi che si avventuravano così lontano, come ricorda Kara-Murza nella sua illuminante nota introduttiva. L’Europa pareva idealmente finire ai confini di Roma.
Napoli e i suoi dintorni stupivano i visitatori venuti dal Nord per la natura lussureggiante che richiamava i Tropici, e il Golfo di Napoli, secondo un topos ricorrente nei resoconti di viaggio, veniva identificato col Paradiso Terrestre. Il cielo partenopeo appariva così insolitamente azzurro e luminoso che, osservò Gogol’, «non esistevano colori in grado di rappresentarlo». Il verde della vegetazione, il riflesso dell’acqua, la visione notturna della volta celeste con le stelle cadenti e le scie delle comete, particolarmente frequenti ai primi del Novecento, catturavano poeti come E. Baratynskij e I. Annenkov e gli artisti russi di passaggio. Il pittore simbolista Dobu_inskij, sorpreso da una tempesta sulla riva del mare per poco non congelò, rapito nella contemplazione del cielo e «dei fulmini che attraversavano come nastri rosa i cumuli di nubi color cenere e lilla».
Inesauribile fonte d’ispirazione fu anche il Vesuvio, elemento essenziale del paesaggio napoletano, una componente viva e visibile coi suoi bagliori, il fumo, i rivoli di lava che fuoriuscivano dal suo cratere. La presenza vulcanica percepibile un po’ ovunque, nelle isole di Ischia e di Capri come a Baia, Pozzuoli e a Sorrento, e a tratti soverchiante e minacciosa, stimolava la creatività artistica. Karl Brjullov progettò a Napoli la sua celebre tela L’ultimo giorno di Pompei che realizzò a Roma e che rappresentò il vertice della pittura storicista russa. In Impressioni italiane la visita agli scavi di Pompei ed Ercolano servì come pretesto al filosofo e letterato Vasilij Rozanov per un’appassionata meditazione sui sottili legami che univano la cultura classica a quella antico-russa.
Ad affascinare era anche il tessuto urbano di Napoli così ricco di stratificazioni storiche e culturali e soggetto nel tempo a incessanti trasformazioni. Le innumerevoli chiese, i palazzi, i monasteri, i reperti dei suoi musei (primo fra tutti il Museo Archeologico) venivano puntualmente annotati nei suoi resoconti dallo storico dell’arte Pavel Muratov che fu un osservatore instancabile della vita quotidiana partenopea e di ogni manifestazione della cultura popolare e che amava mescolarsi alla folla nei vicoli brulicanti di vita di via Toledo e assistere alle rappresentazioni popolari. Muratov, come altri intellettuali russi, si lasciò contagiare dalla vivacità e dall’inventiva napoletane, ma vi fu chi, come A. Belyj e A. Fet, sottolineò i difetti del carattere dei napoletani.
A partire dai primi del Novecento, con l’arrivo dello scrittore Maksim Gor’kij, il Golfo di Napoli si trasformò in un importante polo d’attrazione nella vita politico-culturale russa. “Villa Serafina” a Capri, dal 1911 al 1913, e “Villa Sorito” a Capo di Sorrento, dal 1925 al 1933, divennero un accogliente rifugio e una tappa obbligata per l’intelligencija russa dell’epoca.












San Pietroburgo

