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Al Rubin Kazan La Supercoppa Di Russia 2010
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Messaggio Al Rubin Kazan La Supercoppa Di Russia 2010 
 
Ignashevich ed Akinfeev regalano il primo trofeo stagionale al Rubin Kazan


Rubin Kazan - CSKA Mosca 1-0: 35' Bukharov.

Il Rubin ringrazia Ignashevich ed Akinfeev e si porta a casa la prima Supercoppa di Russia della sua storia, vendicandosi - almeno in parte - delle tante sconfitte subite in passato dalla loro bestia nera principale, l'ex Armata Rossa appunto, capace di sconfiggere la compagine tartara sia nella scorsa edizione della Supercoppa di Russia sia nella finalissima della Kubok Rossii del 2009, oltre che in parecchie altre circostanze in campionato. Un successo magari non entusiasmante, ottenuto soprattutto grazie agli errori degli avversari, ma che premia le qualità di un Rubin - peraltro ricco di seconde linee in campo - che sotto numerosi aspetti negli ultimi due anni s'è dimostrato essere la miglior squadra russa. Sul piano del gioco, specie nella ripresa, s'è fatto preferire il CSKA, che ha pagato però a caro prezzo il fatto di avere una retroguardia che almeno una fesseria a partita la combina e di mancare di concretezza in fase offensiva. Difetti tutt'altro che nuovi per i rossoblù (oggi in maglia completamente bianca) e per il calcio russo in generale, che permettono a Kazan di diventare la terza città russa SuperCampione nazionale, dopo naturalmente Mosca e San Pietroburgo.

Non si presenta di certo nel migliore dei modi il Rubin nel giorno d'avvio della stagione agonistica in Russia: Kurban Berdyev, infatti, oltre a Sharonov e Ryazantsev, deve rinunciare all'ultimo momento anche a Kaleshin e Semak (s'è stirato all'inguine: rischia di saltare le prime giornate, oltre che il doppio impegno col Wolfsburg in Europa League) e per rimediare lancia a sorpresa giocatori lasciati quasi ai margini della rosa nella passata annata, come il difensore centrale Orekhov, il centrocampista uzbeko Galiulin (che vantava addirittura una sola presenza in prima squadra, risalente alla RPL del 2007), l'attaccante turco Hasan Kabze e - nella ripresa - l'esterno offensivo Gorbanets. Il tecnico turkmeno opta così per un 4-4-2, con Kabze a supporto di Bukharov, con Kasaev largo a destra e Galiulin sulla sinistra. Soltanto panchina per gli altri due turchi in forza al Rubin, Gökdeniz Karadeniz ed il nuovo acquisto Fatih Tekke.
Molti meno problemi di formazione invece per Leonid Slutskiy, alla ricerca del primo trofeo della sua carriera, che conferma per dieci undicesimi la formazione che ha pareggiato per 1-1 contro il Sevilla nell'andata degli Ottavi di Finale di Champions League: unico cambio Mamaev al posto dell'indisponibile Aldonin. Convocato Dzagoev, non ancora al meglio e per questo motivo partito dalla panchina, con Keisuke Honda confermato come suo sostituto nel ruolo di trequartista alle spalle dell'unica punta, Necid.

Passano pochi minuti ed il Rubin crea già la sua prima opportunità, con Galiulin che sulla corsia mancina pesca Ansaldi, che crossa di prima intenzione per Bukharov che da due passi non riesce ad impattare bene con il pallone. L'incontro è appena cominciato e la difesa del CSKA, come sempre troppo lenta, ha già corso un bel rischio, con i centrali che hanno già mostrato le loro difficoltà nel marcare un cliente obiettivamente difficile come Bukharov. Il ritmo è molto alto nelle prime battute, si vede che le due squadre atleticamente sono già entrate in condizione, con Ansaldi e Galiulin particolarmente intraprendenti in apertura. In generale, è più Rubin che CSKA nella prima metà della prima frazione di gioco, come conferma anche un buono spunto di Kasaev, la cui conclusione è però centrale. Al 25', in seguito ad un'intelligente sponda volante di Honda, Necid si libera del diretto marcatore ed impegna Ryzhikov all'intervento in tuffo. Il CSKA, suo malgrado, è ancor più pericoloso in fase difensiva, dove i problemi se li crea da solo, regalando alla squadra bi-Campione di Russia in carica la rete che deciderà l'intera sfida. Ignashevich, con un retropassaggio da manicomio, che più scellerato non poteva essere, cerca di fare di tutto per mettere in difficoltà il proprio portiere che - ormai anche lui contagiato dal morbo della difesa del CSKA - fa la cosa più insensata, rinviando corto centralmente: Bukharov ne approfitta e porta i suoi avanti nel punteggio. Si tratta del secondo grave errore di Akinfeev in questo inizio di stagione, ma così come nel gol di Negredo nella sfida di Champions, anche in questo caso è evidente ed ancor più determinante l'intervento sballato di Ignashevich, che tuttavia continua ad essere considerato dai più come il miglior difensore centrale russo (e poi ci si chiede come mai questa nazionale non si sia qualificata ai Mondiali...).
I detentori dell'ultima edizione della Coppa di Russia provano a reagire con Honda, che prima spedisce la sfera fuori di poco e poi fa correre più di un sospiro a Ryzhikov con un'insidosa punizione calciata quasi "alla Pirlo".
Se il primo tempo è stato equilibrato, nella ripresa si riversano in avanti con una certa convizione i Kony, desiderosi di agguantare un pari che avrebbero certamente meritato per lo sforzo compiuto e le palle-gol create. Al 52' è Krasic, non ancora brillantissimo, a mancare una grande chance: lasciato completamente libero, il suo piattone destro al volo su suggerimento di Honda termina infatti alto. 10' più tardi è Ryzhikov in uscita a salvare su Honda, perfettamente lanciato in profondità da una giocata da leccarsi i baffi di Necid, centravanti ancora lontano da una definitiva maturazione, ma che qualche colpo estemporaneo da grande attaccante dimostra di averlo. Il Rubin soffre, ma non capitola, nemmeno quando Slutskiy prova il tutto per tutto togliendo Mamaev ed inserendo Dzagoev. A provarci con maggiore condizione tra i Soldati sono Mark Gonzalez ed ancora Honda, che comunque non riescono mai a sorprendere l'attento Ryzhikov. L'ultimo sussulto del match arriva all'80', con Vasily Berezutskiy chedi testa colpisce la parte alta della traversa su traversone di Krasic. Succede poco o nulla negli ultimi 10 minuti, nei quali vi è da segnalare soltanto l'esordio con la sua nuova casacca granata dell'ex punta dello Zenit San Pietroburgo, Fatih Tekke, che ha ereditato la maglia numero 10 del Chori Dominguez.

Ancora una volta quindi il CSKA paga i suoi cronici problemi: così come contro gli andalusi è bastato un singolo errore per subire la rete che in questa gara li ha condannati. Non vale la pena di trarre troppe conclusioni da una Supercoppa, che di fatto rimane una sorta di "amichevole" extralusso, un gustosto antipasto in vista della stagione che sta per arrivare, non certamente una gara troppo attendibile. Però rimane un dato di fatto come i moscoviti continuino imperterriti a concedere almeno un regalo a partita (quando va di lusso) agli avversari, che se si chiamano Manchester United, Sevilla o Rubin Kazan ti puniscono senza troppe storie.
Il Rubin ha vinto senza entusiasmare, probabilmente non meritando, ma disputando pur sempre un'onesta partita, nella quale Berdyev ha dimostrato ancora una volta quanto riesce ad ottenere dalla propria squadra. Dominguez non rinnova, Sharonov si rompe un ginocchio, Semak si stira e Ryazantsev è contuso? Pazienza, l'importante è il carattere, il sistema di gioco, l'impianto tattico. Come non togliersi il cappello davanti ad un allenatore del genere, che riesce sempre a smentire tutti. Fosse stato un altro tecnico al suo posto, avrebbe preteso un'adulazione di massa di giornalisti, tifosi ed umanità tutta; il turkmeno invece se ne sta zitto con la sua solita ragguardevole dignità. Al massimo prega il suo Allah. Ma è pronto a stupire di nuovo la Russia pallonara.
Del resto, è anche grazie a lui se Kazan (città che ha portato lui per la prima volta, nel 2003, nella massima serie russa) è ormai la capitale sportiva della Russia. Il movimento ex sovietico è in grandissima crisi. Lo confermano i risultati ottenuti nei vari sport. Il presidente del comitato olimpico s'è dimesso, il Ministro dello Sport (ed ex Presidente della Federcalcio) Vityaly Mutko è stato pesantemente criticato da Medvedev in persona, a Vancouver tra limiti atletici ed altri caratteriali la Russia ha portato a termine la peggior Olimpiade invernale della storia. Una Russia molto simile alla Sbornaya, a quella nazionale che in modo clamoroso e contro un avversario notevolmente inferiore ha mancato una qualificazione che sembrava scontata. Chi ha salvato la baracca secondo voi negli altri sport? Ovviamente gli atleti provenienti dal Tatarstan. E' qui che è rimasto il vecchio spirito russo, è qui che si lavora con fatica e ci si migliora, senza viziarsi. E' Kazan la città russa con più titoli sportivi, nazionali ed internazionali negli ultimi anni. Kazan comanda, la Russia anzichè guardare dovrebbe prendere esempio e tornare a lavorare.

Rubin (4-4-2): Ryzhikov 6,5; Salukvadze 6, Orekhov 6, César Navas 6, Ansaldi 6; Kasaev 5,5, Noboa 6, Sibaya 6,5, Galiulin 5,5 (dal 71' Gorbanets s.v.); Hasan Kabze 5, Bukharov 7 (dall'81' Fatih Tekke s.v.).
In panchina: Cheremisin, Jordi, Murawski, Gökdeniz Karadeniz, Portnyagin.
CSKA (4-2-3-1): Akinfeev 4; A. Berezutskiy 6, V. Berezutskiy 5,5, Ignashevich 3, Schennikov 6; Semberas 5,5, Mamaev 5 (dal 67' Dzagoev s.v.); Krasic 5,5, Honda 6+, M. Gonzalez 6; Necid 6.
In panchina: Chepchugov, Nababkin, Odiah, Rahimic, S. Oliseh, Guilherme.

(fonte: h**p://calciorusso.blogspot.com)








 



 
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