Mi piacerebbe, quando il tempo me lo permette, riprendere una mia vecchia abitudine - ma in maniera più organica - quella di segnalare buone letture, prevalentemente di ambito russistico.
Comincio oggi, anche se il tempo per scrive non è molto, e precede la preparazione della cena. La piccola chicca che vi presento oggi merita la vostra attenzione.

Si tratta di un'opera "minore" di uno scrittore che, pur ignoto ai molti, anche in Russia, ha fatto in tempo a conoscere personaggi quali Pushkin e Gogol' ed è stato molto vicino a Dostoevskij (che si rammaricherà, venuto a sapere della morte del Nostro, di non averlo saputo/potuto aiutare) che riprende addirittura alcuni suoi motivi nella sua opera. Una vita non molto felice, anzi sfortunata (morirà di tisi negli anni migliori), purtroppo gli impedì, ai suoi tempi, di raggiungere quel successo e quella fama che pur avrebbe meritato. Parlo di Jakov Petrovich Butkov, di cui è uscita qualche mese fa una deliziosa raccolta di racconti, nella pregevole - e godibile - traduzione di Rosa Mauro, per i tipi delle Edizioni Barbès.

La raccolta si intitola "Le cime di Pietroburgo" ci mostra una Pietroburgo, per molti versi, insolita. Tutti conosciamo il Nevskij immortalato da Gogol', così come conosciamo le grandi tensioni dell'animo umano eternate da Dostoevskij, tensioni fatte di vette e di abissi. Qui troviamo personaggi probabilmente "minori" ma capaci di restituirci uno spaccato di vita, anch'esso forse minore e più quotidiano, ma mai mediocre, fatto di persone "normali". Protagonista dei racconti non è infatti il Nevskij, ma quel brulicare umano che ne anima i caseggiati, e non solo del famosissimo Prospekt. Caseggiati dove una stratificazione per piani è anche una stratificazione sociale, dai piani nobili dei ricchi mercanti e dei titolati, alle mansarde degli impiegatucci, dei servi, e - cito - <<degli>>. Piccole vicende divengono il pretesto, meglio il motivo scatenante, per narrarci di questo piccolo universo, e del suo intersecarsi, mostrandoci, una volta ancora, cosa accade "dietro le quinte" dei grandi viali pietroburghesi. Vicende di cuore, di danaro, di ascesa sociale e declino, vicende antiche e vecchie come il mondo, ma pur sempre attuali. Volendo poi trascendere dalla cronaca spicciola e quotidiana, l'opera di Butkov sa essere anche vivido esempio, e testimonianza di esperienze vissute in prima persona, delle grandi disparità sociali che animarono quell'epoca e che costituiranno le premesse degli avvenimenti dei decenni a venire. Erede da un lato della narrativa propria della "scuola naturale" russa, ma al contempo utilizzatore di un lessico quanto mai vivo e variegato, Butkov merita di essere riscoperto, nelle sue affinità con due grandi maestri, come Gogol' e Dostoevskij, ma soprattutto in quella sua originalità, obliata per molti decenni.

Vi segnalo in particolar modo due racconti: "Il primo del mese", a mio giudizio un piccolo capolavoro antesignano di ogni soap-opera ed erede di una certa commedia degli equivoci, e "L'abito buono", che fa assai degnamente da pendant al "Cappotto" dell'insuperabile Akaki Akievich.

La bontà del prodotto ci permette anche di perdonare qualche refuso di troppo, e di imputare ad un eccesso di follia quello di aver messo in copertina il nome dell'autore sbagliato!!! Sergej invece di Jakov. Confidando che una successiva ristampa, o edizione, correggerà queste manchevolezze.



Jakov Petrovich Butkov (ma in copertina Sergej!!!!)

Le Cime di Pietroburgo

a cura di Rosa Mauro

Firenze, Barbès, 2011

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Рукописи не горят

grazie per la segnalazione, magari ci darò una lettura  

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Paradiso
L'Imperatore

Bella segnalazione! Grazie Solenero.
Aggiungo che per chi fosse interessato questo è il codice ISBN: 9788862942065

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invernorosso
L'essenziale è invisibile agli occhi.