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«Io, prigioniero di Putin» 18/01/2005
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Messaggio «Io, prigioniero di Putin» 18/01/2005 
 
«Io, prigioniero di Putin»

Il memoriale di Khodorkovskij, l'ex proprietario della Yukos, in carcere dopo essersi scontrato con gli interessi del Cremlino
 
Khodorkovskij dietro le sbarre (Ap)
Sta per terminare la demolizione della Yukos. Ho fatto tutto quello che dipendeva da me affinchè la malevolenza del potere non portasse a tali conseguenze per gli azionisti minoritari, per i semplici dipendenti della compagnia, per il Paese nel suo complesso. Sei mesi fa ho proposto di cedere le azioni in mio possesso per saldare i reclami verso la compagnia. Tuttavia, è stata scelta un'altra via, quella di un uso selettivo della legge, dell'introduzione e applicazione post factum di nuove norme e interpretazioni giuridiche, la via di una distruzione diretta e pubblica dei germogli di fiducia della comunità  imprenditoriale verso il potere nel suo insieme. La completa mancanza di scrupoli nelle azioni degli organismi del fisco, delle forze dell'ordine e della giustizia, delle compagnie parastatali, ivi inclusa la pressione totale sui manager e sui dipendenti della società , la cui unica colpa consiste soltanto nell'aver un tempo lavorato sotto la guida di Khodorkovskij, non lasciano dubbi sul fatto che il processo sia stato commissionato. Centinaia di persone interrogate, a molti presentate accuse assolutamente fantastiche. Taluni, donne comprese, tenuti in carcere. Perchè? Tutto è assai palese: non interferite nella disfatta della Yukos e fornite materiali compromettenti su Khodorkovskij. Ora è evidente che si tratta di interessi non solo politici ma anche di altro tipo, in quanto i metodi scelti per servire questi interessi colpiscono la reputazione del potere, l'economia del Paese. Ma pare che simili inezie siano indifferenti.
Il problema oggi non è più il destino della Yukos. Con tutta probabilità  non si riuscirà  a salvare la compagnia. La questione è quali saranno le lezioni che trarranno il Paese e la società  dall'affare Yukos, il cui accordo finale è stato l'evento più insensato e rovinoso per l'economia del Paese in tutto il periodo del potere del presidente Vladimir Putin.

[color=red:054c21addb][b:054c21addb]Tirannia del capitale [/b:054c21addb][/color:054c21addb]

Sì, nell'ultimo anno i 15 miliardi di dollari di cui scriveva la rivista Forbes si sono ridotti praticamente a zero e tra non molto si trasformeranno in uno zero completo. Ma io mi rendevo conto che sarebbe andata così, ho solo proposto di lasciar stare la compagnia, i suoi azionisti minoritari in quanto sentivo la mia diretta responsabilità  davanti ai 150 mila dipendenti, ai 500 mila loro familiari, ai 30 milioni di abitanti delle città  e dei borghi che dipendono dal funzionamento ininterrotto delle imprese. Io avevo e continuo ad avere a cuore la sorte di decine di migliaia di azionisti della Yukos che un giorno ritennero che valesse la pena di affidare il proprio denaro a Khodorkovskij e alla sua squadra. E ancora fino a tempi recenti era lecito affermare che gli azionisti non avevano sbagliato. Nel 1995 quando noi - io e la nostra squadra - siamo arrivati alla Yukos la compagnia era in deficit, si erano accumulati debiti sul pagamento delle retribuzioni per sei mesi mentre i debiti arretrati sul pagamento dei crediti ammontavano a 3 miliardi di dollari. La Yukos funzionava soltanto in nove regioni del Paese estraendo 40 milioni di tonnellate di petrolio all'anno e la produzione calava progressivamente.
Nel 2003 l'attività  della Yukos interessava già  50 regioni russe, l'estrazione annua del petrolio raggiungeva 80 milioni di tonnellate con una notevole tendenza alla crescita. La Yukos erogava stabilmente agli operai un alto salario, fino a 7 mila rubli al mese nella parte europea della Russia e fino a 30 mila rubli mensili in Siberia. All'inizio del decennio era il secondo contribuente fiscale nel Paese dopo Gazprom, formando quasi il 5% del budget federale. Non vorrei soffermarmi dettagliatamente su quale feconda immaginazione abbia inventato il debito fiscale della Yukos (secondo gli esperti del Ministero delle tasse e delle imposte la Yukos avrebbe dovuto pagare più debiti di quanto profitto lordo non ottenesse). Metodi simili entreranno a far parte dei manuali sul diritto fiscale come uno sconveniente aneddoto storico, poichè hanno dimostrato che l'estrazione del petrolio in Russia si fa a danno dell'azienda. E' chiaro che pur di spartire la proprietà  i burocrati sono pronti a tutto.
Però - per quanto ciò possa apparire strano ai più - l'addio alla proprietà  non sarà  per me insopportabilmente doloroso. Io - con tanti e tanti prigionieri noti e ignoti - debbo dire grazie al carcere. Esso mi ha donato mesi di contemplazione intensa, il tempo di rivalutare molti aspetti della vita. Ho già  realizzato che la proprietà , e la grande proprietà  in ispecie, di per se stessa non rende l'uomo libero. Essendo coproprietario della Yukos ho dovuto prodigarmi enormemente per difendere questa proprietà . E ho dovuto limitarmi in tutto quello che potesse nuocere a quella proprietà . Mi proibivo di dire molte cose perchè le espressioni chiare potevano danneggiare proprio quella proprietà . Ho dovuto chiudere un occhio su tante cose, rassegnarmi a tanto per amore della proprietà , per conservarla e moltiplicarla. Non solo io amministravo la proprietà : essa amministrava me stesso. Perciò vorrei mettere in particolare guardia i giovani di oggi che tra poco faranno ingresso nel potere: non invidiate i grandi proprietari. Non pensate che abbiano una vita facile e comoda. La proprietà  apre nuovi orizzonti ma è sempre essa a condurre a un'involuzione delle potenzialità  creative dell'uomo, a un'erosione della sua personalità  in quanto tale. In ciò si manifesta una crudele tirannia, la tirannia della proprietà .

[color=red:054c21addb][b:054c21addb]Democrazia ingovernabile[/b:054c21addb][/color:054c21addb]
  
Ecco che ora sono passato in un'altra qualità . Sto diventando una persona semplice (dal punto di vista economico un rappresentante della parte agiata della classe media) per la quale l'essenziale non è il possesso ma l'essere. La lotta non per il patrimonio ma per se stessa, per il diritto di essere se stessa. In questa lotta non importano i posti in classifica, i legami burocratici e i ninnoli pubblicitari. Soltanto tu stesso, i tuoi sentimenti, le tue idee, capacità , volontà , ragione, fede. Ciò significa appunto, forse, l'unica scelta possibile e giusta: la scelta della libertà .
Quello che succede alla Yukos ha direttamente a che fare con il potere. Che cosa sarà  del potere dopo l'affare Yukos è una questione importantissima. E' stato detto: ogni popolo ha il potere che merita. Aggiungerei: ogni potere rispecchia le idee concentrate del popolo sulla natura del potere. Per questo si può asserire che sia in Gran Bretagna, sia in Arabia Saudita che nello Zimbabwe il potere appartiene al popolo. E la tradizione della percezione del potere costituisce la base della stabilità  di uno Stato. Perciò parlare di una «democratizzazione» di alcune monarchie arabe secondo il modello occidentale è altrettanto assurdo che parlare di un ripristino della monarchia assoluta di stampo medievale, ad esempio, nella Danimarca moderna.
La tradizione politica russa in questo senso è sintetica. La Russia si è sempre trovata (e si trova ora) sul confine delle civiltà , ma prevalentemente è un Paese europeo e, quindi, le istituzioni politiche europee che presuppongono la divisione dei poteri sono assolutamente organiche per il nostro Paese. Un altro conto è che non si può ignorare nemmeno il rovescio della medaglia. Il popolo russo è abituato a vedere lo Stato come una forza superiore che dà  speranza e fede. Questa forza non può essere assunta, tanto per iniziare bisogna smettere di trattarla come una forza superiore. Mentre la storia russa ci insegna che la perdita di un rispetto particolare, iperrazionale verso lo Stato porta il nostro Paese, inevitabilmente ed immancabilmente, a caos, ammutinamento, rivoluzione.
Con tutto ciò non si devono mescolare i concetti di «potere» e «amministrazione». La funzione amministrativa è svolta dal funzionario, il quale non è per nulla una vacca sacra. Il burocrate è un comune mortale chiamato ad assumersi la responsabilità  per tutti i problemi e le manchevolezze. La disfatta della Yukos fa vedere come i burocrati sguinzagliati siano mossi nient'affatto dagli interessi dello Stato come tale, eterno e già  per questo possente. Essi sanno semplicemente che la macchina statale esiste per servire i loro interessi personali mentre tutto il resto delle sue funzioni temporaneamente (oppure per sempre) è abolito perchè inutile. Costoro non nutrono il minimo rispetto per lo Stato, il quale viene considerato da loro soltanto come meccanismo per raggiungere i propri obiettivi personali.
Per questo anche il caso Yukos non è per nulla un conflitto tra lo Stato e il business bensì un attacco, politicamente e commercialmente motivato, di un business (i cui rappresentanti sono i funzionari) a un altro. Lo Stato, invece, qui è ostaggio degli interessi di persone fisiche concrete, seppure investite dai poteri di funzionari statali. Nell'agire secondo la stessa logica la burocrazia ha deciso oggi di smantellare completamente la divisione dei poteri. Il modello adottato presuppone che ogni politico debba ora essere equiparato al funzionario. E lo stesso contenuto della politica alla carriera negli stretti ambiti della corporazione burocratica.
A che scopo si fa questo? Per mobilitare la nazione e guidarla a nuove imprese di storica portata?! Nessun uomo vicino al Cremlino che creda in ciò che dice accetterà  un obiettivo simile.
In un colloquio privato, non ascoltato da nessuno, egli dirà  l'inverso: se la divisione dei poteri sarà  liquidata, ai burocrati sarà  più facile raccogliere nel Paese il denaro e spartirlo sulla base delle proprie idee senza guardare ai bisogni e agli interessi della gente. Tutto qui. A questo punto ci si domanda: un sistema così concepito funzionerà  efficacemente, guiderà  esso i suoi architetti alla meta ambita? No, non li guiderà . In seguito ai provvedimenti per «accrescere la governabilità Â» il Paese potrebbe diventare totalmente ingovernabile.
Perchè? Perchè esistono le leggi secolari di organizzazione dei sistemi complessi nonchè le regole del potere assodate nella storia. Il potere sottintende sempre la reciproca motivazione tra governanti e governati. La motivazione può essere varia, dall'edificazione del comunismo al banale arricchimento universale. Ma essa, questa motivazione, dev'essere presente ed essere davvero unica per tutti. I funzionari dozzinali e inetti che agiscono secondo il principio «a me, a me e ancora a me» non propongono tale motivazione. E non capiscono per niente a che cosa serva. Proprio per questo essi distruggono con coerenza tutti i meccanismi che possano consentire a un russo di esprimersi: le elezioni a tutti i livelli, la concorrenza di mercato, la libertà  di pronunciamento pubblico eccetera. Tuttavia, nessun vero patriota darà  la propria vita per un pugno di funzionari interessati soltanto ai loro redditi. Nessun vero poeta comporrà  un inno in loro onore. Nessuno scienziato tenderà  a grandi scoperte in un ambiente in cui tutti se ne infischiano del suo genio. Molto presto l'unica controparte di questa burocrazia vorace sarà  una folla feroce e informe la quale si riverserà  sulle strade e dirà : «Avete promesso pane e circensi? Ebbene, dove sono?!». E non si potrà  mica agitare ironicamente in faccia a quella folla una pila di carta intestata amministrativa usata. Allora si verificherà  una democrazia ingovernabile, con le sue innumerevoli sciagure e sofferenze. Ecco che cosa occorre temere veramente.

[color=red:054c21addb][b:054c21addb]Sono molto paziente [/b:054c21addb][/color:054c21addb]

Io, certamente, vorrei dare il mio contributo affinchè il nostro Paese divenga prospero e libero. Ma sono pronto a pazientare, se il potere deciderà  di lasciarmi in carcere. Per le persone avide che si sono comportate così rozzamente e insensatamente nei confronti delle decine di migliaia di azionisti della Yukos io, semplice carcerato postsovietico, provo perfino pena. Esse affrontano lunghi anni di paura, vuoi davanti a nuove generazioni dei vogliosi di «togliere e dividere» vuoi davanti alla giustizia vera e non a quella «basmannaya» (il processo a Khodorkovskij si svolge a Mosca nel tribunale del rione Basmannyj, n.d.t ). Perchè solo pochi spettatori molto ingenui dei canali televisivi centrali continuano a pensare che lo scopo di quanto avviene siano gli interessi di tutto il popolo.
Ma ancora di più compatisco quei personaggi al potere i quali sinceramente credono di stare compiendo una buona opera per il Paese e per la gente. La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. La logica storica dimostra: più avanti su questa strada essi dovranno sincerarsi che i metodi repressivi nella politica, la spartizione della proprietà  con metodi di forza e il compito di costruire un'economia moderna sono incompatibili. Anche perchè non si riuscirà  a limitare questa macchina al solo Khodorkovskij, alla Yukos oppure agli oligarchi; molti ne cadranno vittime, compresi gli stessi architetti e costruttori di oggi.

[color=red:054c21addb][b:054c21addb]Il senso della vita[/b:054c21addb][/color:054c21addb]

I miei persecutori sanno che nella causa penale non vi è nessuna prova della mia colpevolezza, ma ciò non è fondamentale, saranno presentate nuove accuse, ad esempio di aver incendiato il Maneggio o di aver fomentato la controrivoluzione economica. Mi hanno riferito una considerazione importante: loro vogliono mettermi dentro ben bene, per cinque o più anni perchè temono che mi vendichi con loro.
Quegli uomini dabbene cercano di giudicare tutti con il proprio metro. Calmatevi: non intendo diventare un conte di Montecristo (ma neppure un capo di condominio). Respirare l'aria primaverile, giocare con i bambini che studieranno in una comune scuola moscovita, leggere libri intelligenti, tutto questo è di gran lunga più importante, giusto e piacevole che spartire la proprietà  e fare i conti con il proprio passato.
Sono riconoscente al Signore perchè a differenza dei miei persecutori ho capito che la corsa al grande denaro non è affatto l'unico (e, forse, per niente l'essenziale) senso delle fatiche umane. Per me il periodo del grande denaro rimane nel passato. E ora, sbarazzatomi dell'onere del passato, intendo lavorare per il bene delle generazioni che molto presto verranno in possesso del nostro Paese. Generazioni insieme alle quali verranno nuovi valori e nuove speranze.

[color=red:054c21addb][b:054c21addb]Il memoriale di Khodorkovskij[/b:054c21addb][/color:054c21addb]

La vita e la carriera di Khodorkovskij

Mikhail Borisovic Khodorkovskij è nato a Mosca il 26 giugno del 1963 da una famiglia di origine ebraica. Dopo gli studi in chimica e in economia, alla fine degli anni Ottanta diventa un dirigente della Gioventù comunista dell'Urss. Nel 1990 con i fondi dell'organizzazione fonda la banca Menatep, una delle prime banche private russe, che grazie anche alla gestione di fondi statali presto diventa uno dei più importanti istituti finanziari russi. Nel 1995, a seguito di un'asta controversa presieduta dalla stessa Menatep, la banca di Khodorkovskij acquista dallo Stato per 350 milioni di dollari la compagnia petrolifera Yukos, una delle maggiori società  estrattive russe, valutata due anni dopo 9 miliardi di dollari. Khodorkovskij diventa presidente della Yukos e l'uomo più ricco della Russia (il sedicesimo al mondo). Nel 2003, dopo il consolidamento di Putin al potere, Khodorkovskij viene arrestato con le accuse di frode ed evasione fiscale, cui si aggiunge in seguito l'accusa di riciclaggio di denaro.

(fonte il Corriere della Sera)
 




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