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La Storia del Forum

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Dal diarietto di gringox...
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Messaggio Dal diarietto di gringox... 
 
Dal "Diarietto di viaggio" - Kazakhstan-Cina, 2002.


13/08/02

ore 23,35 (Ембек - Embek)


Grazie Alimjon!

Apparentemente abbandonati a noi stessi, ci troviamo in una casa di gente kazaka, soli, in compagnia di Medi (un bambinetto, figlio dell'uomo che ci ha tratti in salvo dalle ostili forze della natura che si erano riversate contro di noi sotto forma di pioggia scrosciante e di freddo pungente) e della televisione che sta trasmettendo uno strano film sul canale "Kazakhstan", un'intricata storia d'amore ambientata in un immaginario Kazakhstan medievale con cavalieri e uomini armati e frequenti combattimenti all'arma bianca!

Chissa' dove sono andati tutti gli altri. Siamo arrivati in questa casa, stipati in sette su una macchina, una vecchia Moskvich verde pisello, ed ora siamo rimasti in tre ad aspettare che succeda qualcosa.

Non ci aspettavamo certo un epilogo così felice di questa lunga e difficile giornata. Questa mattina ci siamo svegliati sotto la pioggia e con un gran freddo: era il giorno da noi stabilito per partire dal campo base al lago Izevoe e proseguire secondo il nostro itinerario. Dovevamo approfittare del passaggio sull'Ural fino all'imbocco della vecchia "strada austriaca" che, all'altezza più o meno dei villaggi di Embek (dove ci troviamo) e di Cinghistai, staccandosi dalla strada asfaltata principale, si inerpica verso la montagna e porta all'altopiano di Tarbagataj e poi oltre, fino al villaggio di Urumhayka, sul lago Markakol, percorrendo circa 60 km. fra le montagne. Proprio questo nome in me provocava strane sensazioni legate ai racconti della mia loquace nonna che parlavano e sapevano di guerra, la "Grande Guerra", fiochi ricordi che riportavano la mia mente verso quelle montagne patrie dove ero solito trascorrere parte delle mie vacanze estive da fanciullo. E la curiosita' era forte.

E cosi' e' stato. La pioggia e il vento che ci hanno svegliato, se erano romantici dall?interno del piccolo rifugio di tela, hanno ben presto mostrato il loro atteggiamento ostile, manifestandosi in tutta la loro veemenza e mettendoci duramente alla prova per tutto l'arco della giornata che appena iniziava. Gia' da subito non e' stato facile smontare la tenda, piegarla e rimetterla nella sua custodia, cercando di bagnarla il meno possibile, e nel frattempo noi stessi ci inzuppavamo sempre più, e i vestiti, bagnandosi, diventavano sempre più pesanti e freddi.

Dopo aver pranzato insieme ai ragazzi del campo ingerendo un bel piatto di borsh ustionante, finalmente, sotto una pioggia sempre più intensa e fitta, abbiamo preso posto sull' Ural, dentro il quale un rumorosissimo gruppetto di ragazzini (di Mosca) con tanto di anziana guida, tutti molto sporchi, con i vestiti a brandelli e reduci a loro volta da un campo di venti giorni alle pendici del Beluka, stavano per tornare a Ust' Kamenogorsk, da dove si sarebbero imbarcati sull'aereo che li avrebbe fatti rientrare a casa loro a Mosca.

Durante il tormentato tragitto, il freddo aumentava, i brividi di tanto in tanto mi assalivano, partendo dalle gambe e poi su, in tutto il corpo e le incessanti gocce che cadevano in testa, dovute alle fessure presenti sul tetto dello sgangherato mezzo, assomigliavano ad una tortura cinese senza fine! Fortunatamente la vecchia guida, un personaggio molto singolare, con barba incolta e bianca, un vecchio scalatore, e, a detta sua, un grande esperto di Altaj, ha intrattenuto il viaggio raccontando tante storie legate alla sua vita, alla sua conoscenza profonda di questa regione e al suo passato di orgoglioso e coerente comunista. Ha voluto addirittura onorare la nostra presenza cantando "Bandiera Rossa" in italiano! I bambinetti tutto intorno zompettavano e facevano baldoria, euforici e spensierati. La curiosita' dello strano nome attribuito a quella strada, intanto, mi era stata svelata: la cosiddetta "strada austriaca" era, infatti, stata costruita da prigionieri dell'esercito austro-ungarico, catturati nella guerra del 1914-18, che lo zar Nicola II aveva trasferito in questa remota regione del suo impero (come in altre parti), per utilizzarli nella realizzazione di opere pubbliche attraverso I lavori forzati.

Fuori, intanto, dai vetri appannati, si poteva scorgere e ascoltare cadere la pioggia, sempre più intensa! Ed ecco, oltrepassato il posto di blocco che segna l'ingresso nella zona di frontiera tra Kazakhstan, Russia e Cina (dove abbiamo vissuto per due lunghi giorni), ci si stava avvicinando al punto in cui sarebbe terminato il nostro viaggio sul mezzo. La strada ora era più tranquilla, meno sballottamenti, perlomeno era asfaltata.

Dopo circa tre quarti d'ora, improvvisamente l' Ural si e' ermato, Lesha, l'amico autista, che faceva parte del gruppo di ragazzi russi di Uskaman, coi quali abbiamo condiviso questi giorni al campo, sceso dalla cabina, ha aperto il portellone del mezzo e ci ha invitati a scendere. "Ragazzi", sorridente e tranquillo, con la sigaretta sempre in bocca, indicandoci un sentiero che sale verso la montagna verde "ecco la strada austriaca che vi portera' al lago Markakol". Di primo acchito ho pensato: "beh, finalmente siamo arrivati! era ora!", senza rendermi conto di quello che poteva significare mettersi in cammino in quel momento. Un lampo di curiosita', unendosi ai brividi ormai costanti per il freddo, mi hanno annebbiato la mente, lasciandomi a bocca aperta per qualche secondo a fissare quel tracciato marrone.

Cosi', fradici e infreddoliti, veniamo quasi spintonati a terra, in gran fretta ci vediamo catapultare i nostri pesanti zaini sulla strada, la bufera intemperiava su di noi e prima che il mezzo se ne andasse definitivamente, abbiamo dovuto anche litigare col vecchio comunista sul prezzo da pagare per questo passaggio. Evidentemente la combricola era stanca e aveva fretta di proseguire la sua strada fino alla citta'. Il vecchio, da placido nonnino, si era trasformato in pochi secondi in feroce mostro per ottenere una ricompensa maggiore da noi, rispetto all'accordo preso al campo base. Alla fine, presi dalla disperazione per la situazione contingente e con una gran voglia di terminare quella inutile discussione che si protraeva, gli abbiamo lasciato 2500 Tenge, con la certezza che quei soldi finissero inesorabilmente nelle sue tasche e in una bella bottiglia di vodka, nonostante le sue promesse di aiutare i suoi ragazzini ad alleviare loro il peso economico del viaggio di ritorno. In fondo, con quella cifra irrisoria non si poteva al massimo che comprare un paio di bottiglie di discreta vodka!

Neanche il tempo di rimetterci in spalla gli zaini che l' Ural si era gia' dileguato e noi soli, la pioggia sempre più battente, il freddo sempre più penetrante, tutto intorno la distesa verde, la nebbia e le nuvole basse e grigie che nascondevano le sagome delle montagne dell'Altaj, e la strada vuota che assomigliava ad un'enorme palude! Non una casa, non una macchina, solo, a pochi passi, il bivio da dove inizia la famosa strada austriaca. Una striscia marrone scura che sale e, dopo qualche curva ad "esse", si perde a poco a poco, inghiottita dal bosco fitto di abeti, pini e larici e dalle nuvole basse. Impossibile mettersi in cammino su di essa in quel momento, le condizioni psicofisiche nostre e quelle meteorologiche erano estreme. E' bastato un semplice sguardo fra noi due per approvare questa decisione. Ci siamo dunque incamminati a ritroso, rimanendo sulla strada asfaltata e allagata, sperando di trovare sui nostri passi una macchina, una presenza umana, un aiuto, una fonte di salvezza. Paradossalmente il morale era alto, era scattata in noi l' "autoesaltazione", come lo chiamo io da anni, magari impropriamente, un meccanismo psicologico interessante. Un miscuglio di adrenalina, di spirito di sopravvivenza, di accettazione della situazione (ma non rassegnazione) e di sensazione di indistruttibilità che ti fa gioire della sofferenza che stai provando e ti fa andare avanti deciso e sicuro perche' senti che ce la puoi fare in quei momenti difficili. Quasi una sfida tra se' tessi e delle forze ostili che vorrebbero prendere il sopravvento, ma nella quale percepisci che ne uscirai vincitore. Una lunga e roboante risata di disperazione ha dominato quei lunghi secondi di solitudine, rimbombando in tutta la vallata! La pioggia era sempre più battente!

Camminavo senza fermarmi, barcollando a destra e a sinistra tra le pozze nell?asfalto viscido. I piedi sguazzavano fradici all'interno degli anfibi e ad ogni passo sentivo le gambe sempre più pesanti e lente. Fermarsi significava cadere, bisognava andare avanti. Ma avanti fino a dove, fino a quando?

Pochi attimi, lunghi un'eternita', ed ecco una macchina, quella Moskvich verde (che ci ha condotto ora in questa casa), con cinque persone a bordo. Io ho gridato, la macchina si e' fermata, ho chiesto aiuto, riparo e spiegato brevemente la situazione. Poco dopo, dopo esserci rifocillati con del te' caldo in casa di questa gente kazaka che ci "studiava" con occhi stralunati e curiosi, una sauna rigenerante ci ha rimesso in sesto! proprio cio' che ci voleva.

Fuori, intanto, continuava incessante la pioggia, ma per noi la tormenta finalmente era alle spalle, i vestiti bagnati messi ad asciugare, potevamo rincominciare a ragionare.

Grazie Alimjon!


gringox
www.ilfarorosso.com
 




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gringox Invia Messaggio Privato
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Messaggio i miei complimenti!!!!! 
 
Trovo che hai un modo di descrivere le situazioni estremamente accativante.
Sembrava di essere lì con voi.
Grazie per averci fatto viaggiare e, se hai tempo, inserisci altri post dal tuo diarietto......
E' bellissimo!
Kiss Ir
 



 
Irina SkazalKaskaia Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: i miei complimenti!!!!! 
 
[quote:9f0a0f0e01="Irina SkazalKaskaia"]Trovo che hai un modo di descrivere le situazioni estremamente accativante.
Sembrava di essere lì con voi.
Grazie per averci fatto viaggiare e, se hai tempo, inserisci altri post dal tuo diarietto......
E' bellissimo!
Kiss Ir[/quote:9f0a0f0e01]


hehehehe. Son contento che ti sia piaciuto.
Vedro' di ripescare qualcosa d'altro!
Ma ti aspetto sempre...

gringox

P
 




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A presto!
Ir
 



 
Irina SkazalKaskaia Invia Messaggio Privato
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PESCATORI VAGABONDI SULLE KURILI

Spinti dall'entusiasmo e dalla curiosita' di esplorare nuove terre; consci del fatto che pochi forestieri hanno messo piede su queste isole, siamo giunti fino a qui, da molto lontano. Non siamo nuovi a questo tipo di avventure; siamo viaggiatori, non semplici turisti in cerca di un posto tranquillo dove rilassarsi per il periodo estivo delle vacanze come sarebbe normale per ogni "normale" cittadino italiano.

Le isole Kurili rappresentavano per noi una sfida che doveva essere vinta ad ogni costo. Non e' stato facile risolvere tutta quella serie di problemi che si sono presentati a noi prima e durante il nostro viaggio: dalla mancanza di fonti informative, alle questioni burocratiche, alle difficolta' tecnico-logistiche (spostamenti, collegamenti, ecc.). Ma alla fine siamo riusciti nel nostro intento: con il nostro zaino sulle spalle siamo "sbarcati" su queste Terre ai margini del mondo, su queste isole sconosciute alla stragrande maggioranza della popolazione mondiale e dimenticate (diciamo pure cosi') dagli stessi Russi che abitano sulla terraferma.

Sin dall'inizio della nostra permanenza su Iturup, l'accoglienza da parte della gente si e' rivelata sorprendente per noi. Gente semplice, ospitale, disponibile a risolvere qualsiasi tipo di nostro problema, forse anche fin troppo apprensiva nei nostri confronti. Pian piano ci siamo resi conto che tutto il paese di Kuril'sk sa della nostra presenza. Chissa' cosa pensa la gente di noi, che cosa s'immagina la popolazione vedendoci continuamente passeggiare per quelle strade polverose, vestiti cosi' diversamente (forse in modo ridicolo per loro) e cogliendo spezzoni di nostri dialoghi con un idioma a loro sconosciuto. Suscitiamo interesse, si voltano tutti, le ragazze in particolare guardano e sorridono┘profonda curiosita' e stupore in ognuno di loro! In questa atmosfera non abbiamo impiegato tanto tempo a crearci degli amici, delle ottime persone che in breve ci hanno introdotto in questa nuova realta'. Ci siamo cosi' subito ambientati e integrati, sembra proprio come essere a casa nostra, pare scomparsa o addirittura non essere mai esistita quella immensa distanza in cui si racchiudono il nostro passato e le nostre origini diverse e lontane; anche la nostra quotidianita', fatta di regole precise, di ritmi frenetici e di orari stabiliti che scandiscono il nostro tempo giorno dopo giorno, non appare assimilabile a questo mondo ai limiti del paradossale.

Queste premesse hanno facilitato parecchio la realizzazione dell'obiettivo che stava all'origine del nostro viaggio sulle Kurili: l'esplorazione delle isole (o per lo meno il tentativo di "mettere piede" su una di esse). E cosi', in questi giorni di permanenza su Iturup abbiamo "scoperto" parecchi angoli di natura incredibilmente pura e vergine. Certo non abbiamo potuto addentrarci autonomamente e in modo profondo nel territorio, anche se le tentazioni erano forti. Sarebbe stato praticamente impossibile e molto pericoloso: impenetrabilita' nella foresta di bambù che ricopre la maggior parte dell'isola e rischio di incontrare sul proprio percorso l'orso bruno, senza alcuna possibilita' di fuggire; per non parlare dell'eventualita' del tutto che remota di perdersi.

La nebbia, il freddo, il forte vento e il mare in burrasca hanno fatto da sfondo alla nostra prima missione all'interno dell'isola: la "Baia d'Oro" (Золотая бухта), un'ex caserma militare, ora adibita a colonia estiva per bambini di Kuril'sk. Il "sapore" per cosi' dire militaresco di questa esplorazione si e' sentito sin dall'inizio, da quando siamo saliti su un mezzo blindato e cingolato, un vero e proprio tank dell'esercito russo (M.T.L.B.) - un pezzo di antiquariato sovietico - , con tanto di soldato come pilota, per poter raggiungere la meta, essendo l'unico mezzo capace di affrontare quel territorio impraticabile per qualsiasi tipo di mezzo su ruote. E' qui che abbiamo potuto materializzare una delle nostre immaginazioni culinarie che avevano riempito i nostri pensieri gia' in Italia, quando ancora sognavamo le Kurili: la degustazione di succulenti e saporitissimi granchioni, appena pescati.

Un'altra grande avventura si e' rivelata l'ascesa al vulcano Baranskij (вулкан Баранский), sul versante pacifico dell'isola. Anche in questa occasione la nebbia e la pioggia hanno dominato, rendendo arduo il nostro cammino per arrivare al punto dove si trovano le sorgenti di acqua calda (non lontano dalla cima del vulcano stesso). Il percorso letteralmente "inventato" dai nostri amici, era ripido e si estendeva sul letto di un torrente in secca, tra rocce ricoperte di muschio e scivolosissime e tra rami e fronde che ostacolavano il nostro passo; aprirsi i "varchi" tra questi bambù richiedeva dunque parecchia concentrazione, che si perdeva ogni qual volta balenava nella nostra mente la preoccupazione di trovare un orso nelle vicinanze. All'improvviso, eccoci sbucati nel luogo in cui si trova la sorgente di acqua bollente, il nostro obiettivo. Una pozza grande, profonda, l'acqua di un azzurro limpido, cristallino, impossibile toccarla con la sua temperatura di circa cento gradi; l'odore di zolfo intenso, il vapore si attacca addosso e "lega" tutti i vestiti. Infine, grande ed indescrivibile emozione abbiamo provato nel momento in cui ci siamo crogiolati nell'acqua calda del ruscello, dal colore giallognolo con sfumature verdastre, circondati dalla nebbia densissima e dai vapori sulfurei in quest'atmosfera da Inferno dantesco.

Tante altre escursioni abbiamo compiuto in questi irripetibili giorni, altrettante emozioni e sensazioni uniche hanno accompagnato tutte queste esperienze, condivise sempre con i nostri nuovi amici. Dalle splendide e mastodontiche scogliere nere (Черные Скалы) oltre Rejdovo, alle immense e lisce spiagge bianche di Rejdovo, ai bagni notturni nelle acque calde (sporche con fango curativo) sempre nei dintorni di Rejdovo, alla pesca notturna dei gamberi nel mare di Ohotsk con tanto di retino e lampada. Man mano che siamo penetrati nell'interno del territorio, durante le nostre varie esplorazioni, abbiamo iniziato a comprendere realmente quanto ricco e unico sia il patrimonio floristico e faunistico dell'isola. Non siamo purtroppo esperti in materia, ma sarebbe interessante poter classificare quelle piante cosi' strane per noi, con le foglie enormi o quegli arbusti e quei bambù, alti più di due metri, abbiamo anche potuto avere un assaggio di cio' che la fauna locale puo' offrire: volpi, aquile, gabbiani, otarie e tanti, tanti salmoni... solo gli orsi sono stati poco clementi con noi e non si sono mai fatti vedere lungo i nostri passi, ma forse e' stato anche meglio cosi'!!

Ma e' proprio lo spettacolo dei salmoni ad averci più impressionato: mai in vita nostra ci era capitato di vedere fiumi, ruscelli e torrenti colmi di salmoni dalle più svariate dimensioni, accalcati uno sopra l'altro a formare una specie di "tappeto" luccicante. Poveri pesci ostinati nel loro intento di risalire a monte per deporre le uova, li abbiamo visti e li vediamo saltare controcorrente con tutta la loro forza, incastrati nelle reti gettate dai pescatori.

Parallelamente a tutto cio', ci siamo anche dedicati ad un approfondimento di tipo culturale a proposito della vita e della societa' su Iturup, parlando con la cittadinanza, assecondando il desiderio della gente di raccontare di sИ stessa e del proprio mestiere, e facendo visite mirate. Ci riferiamo al colloquio con il sindaco di Kuril'sk, alla visita alla fabbrica di Kitovij dove viene lavorato il pesce, alla scuola e all'Istituto d'arte, alla redazione del "Faro Rosso", il giornale di Iturup (Krasnij Majak). Sarebbe bello descrivere dettagliatamente tutto cio', ma adesso che stiamo ancora vivendo questi ultimi scampoli di vita kurila, i nostri pensieri rivolti al futuro immediato e al da farsi e i nostri ricordi, ancora troppo freschi, si accavallano, si inseguono e si mischiano rendendo impossibile un completo e ragionato resoconto.

E cosi', presto lasceremo definitivamente Iturup e tutte le persone con le quali abbiamo vissuto, dopo aver trascorso qui più di 20 giorni; chissa' quant'altro ancora l'isola ci nasconde, quali scenari, quanti angoli ancora da vedere e scoprire. Probabilmente rimarranno per sempre nascosti, un tesoro ancora da trovare. E' la natura che veglia maestosa proteggendo l'isola ed i suoi abitanti.

Infine ci preme ringraziare tutta la cittadinanza di Kuril'sk per averci accolto e ospitato con grande partecipazione e simpatia. In particolare salutiamo e ringraziano tutti i nostri amici e amiche (l'ordine, per comodita' nostra, e' puramente alfabetico): Alla, Andrej&Anja, Edi&moglie, lo "zio" Gene, Igor, Jana (del chioschetto), Jana (dei mancati "pirozhki"), Julia (della compagnia di amichette), Katja&Tanja (le due gemelline), Kliona, Kolja, Lida, Marina, Natasha, le due Oxane, il sindaco: sig. Podoljan, Sasha (dell'Amministrazione), Sasha (la biondina), Sergej&Nina, Sergej (della sauna), Sveta (del chioschetto dello "zio" Gene), Sveta (della compagnia di amichette), Vika, l'amico tenente (che ci ha fatto ottenere i permessi di soggiorno su Iturup), il direttore del "Faro Rosso": Mikhail Jakovlevich Ural'skij, il direttore dellì'Istituto d'arte, la custode ucraina della scuola, la signora dell'albergo, e tutte le altre persone che conosciamo di vista e che salutiamo continuamente quando le incontriamo per la strada di Kuril'sk, ma di cui purtroppo non ricordiamo il nome.

gringox

PS: questo articolo, che e' piu' che altro un resoconto della permanenza sull'isola di Kuril'sk, lo si puo' trovare anche nella versione russa, tradotta dal sottoscritto e corretta poi dal redattore del Krasnij Majak.
 




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gringox Invia Messaggio Privato
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Dolci, cari e teneri ricordi di vita vera vissuta .... quante avventure hanno visto G&G protagonisti in Russia e Asia Centrale. Quanti sconvolgimenti apportati nei vari paesini, quante persone conosciute. Tanti i sentimenti provati ..... rileggere questi racconti di viaggio  è per me sempre una forte emozione.
Giuseppe
 




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Mr.G Invia Messaggio Privato
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Sono stata contentissima di leggere queste nuove avventure.
Ideona.... perchè non mandi i tuoi scritti a Lonely Planet... ?
Potresti collaborare con loro.
Io ho mandato un pò di contributi per la guida turistica sulla malesia.
Adesso vado a vedere sulla cartina l'itinerario che avete fatto, mi entusiasma sempre parlare di viaggi...soprattutto di avventure.
Ciao Ir
 



 
Irina SkazalKaskaia Invia Messaggio Privato
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[quote:21d3100eee="Irina SkazalKaskaia"]Sono stata contentissima di leggere queste nuove avventure.
Ideona.... perchè non mandi i tuoi scritti a Lonely Planet... ?
Potresti collaborare con loro.
Io ho mandato un pò di contributi per la guida turistica sulla malesia.
Adesso vado a vedere sulla cartina l'itinerario che avete fatto, mi entusiasma sempre parlare di viaggi...soprattutto di avventure.
Ciao Ir[/quote:21d3100eee]

Irochka ci ho pensato diverse volte a questo.
Ne ho tantissimi di critti, tu devi sapere che in tutti i miei viaggi tengo sempre un preziosissimo !dierietto", appunto il "diarietto del gringox". Ed e' una miniera di informazioni, racconti, esperienze, aneddoti, personaggi, ricordi....
Prossimamente ti mandero' ancora altri pezzi "storici"!

ciao

gringox
 




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gringox Invia Messaggio Privato
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[/quote]

Irochka ci ho pensato diverse volte a questo.
Ne ho tantissimi di critti, tu devi sapere che in tutti i miei viaggi tengo sempre un preziosissimo !dierietto", appunto il "diarietto del gringox". Ed e' una miniera di informazioni, racconti, esperienze, aneddoti, personaggi, ricordi....
Prossimamente ti mandero' ancora altri pezzi "storici"!

ciao

gringox[/quote]

Ok ci conto!!!! sono proprio bellissimi e mi appassiona trovare luoghi nuovi da sognare.
Io mi reputo una persona molto fortunata, ho avuto modo di viaggiare parecchio, ma mi manca una esperienza di viaggio nei luoghi che descrivi...forse il clima mi ha bloccata.... ma che bello estendere i confini...
Grazie Ir
 



 
Irina SkazalKaskaia Invia Messaggio Privato
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[quote

Ok ci conto!!!! sono proprio bellissimi e mi appassiona trovare luoghi nuovi da sognare.
Io mi reputo una persona molto fortunata, ho avuto modo di viaggiare parecchio, ma mi manca una esperienza di viaggio nei luoghi che descrivi...forse il clima mi ha bloccata.... ma che bello estendere i confini...
Grazie Ir[/quote]

hehehhe, allora ti potrei far sognare tanto...non e' tanto il clima, anzi. D'estate in genere piu' o meno dappertutto il clima e' clemente. L'avventura, la scoperta, i rapporti umani....

gringichko
 




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Posti meravigliosi, gente meravigliosa, natura incontaminata , distese, monti, deserti, ...luoghi che sogno tutto l'hanno, momenti che mi riempiono le giornate di ricordi, esperienze che mi hanno segnato ... amore, solitudine, gioia...... incontro, confronto ....
Jumaboy
 




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[quote:919ddd1cbf="Mr.G"]Posti meravigliosi, gente meravigliosa, natura incontaminata , distese, monti, deserti, ...luoghi che sogno tutto l'hanno, momenti che mi riempiono le giornate di ricordi, esperienze che mi hanno segnato ... amore, solitudine, gioia...... incontro, confronto ....
Jumaboy[/quote:919ddd1cbf]

Analisi succinta ma esaudiente!
 



 
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[quote:d776b394c1="EYES"][quote:d776b394c1="Mr.G"]Posti meravigliosi, gente meravigliosa, natura incontaminata , distese, monti, deserti, ...luoghi che sogno tutto l'hanno, momenti che mi riempiono le giornate di ricordi, esperienze che mi hanno segnato ... amore, solitudine, gioia...... incontro, confronto ....
Jumaboy[/quote:d776b394c1]

Analisi succinta ma esaudiente! :wink:[/quote:d776b394c1]

Per la gioia di Irinka, e per quella di altri lettori, eccovi il racconto del viaggio in treno Mosca-Tjumen', di quest'inverno, tratto dal diarietto del gringox.

Non so se metterlo qui, per continuare il topic (col rischio che si confonda col racconto precedente); non so neanche se pubblicarlo tutto insieme o se spezzettarlo, dato che e' un po' lungo....ma sono sicuro che ve lo leggerete tutto d'un fiato. Al massimo se qualcuno e' scomodo a leggerlo dal pc, puo' stamparselo e leggerlo come "cartaceo"....

Buona lettura.

gringox
 




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02 gennaio 2005

ore 01,57; notte fonda. – in treno –

L’inarrestabile avanzare del tempo! Questo momento a lungo desiderato e ansiosamente cercato e’ diventato realta’. Lo sto vivendo. Fino a ieri la mia immaginazione vagava, cercava di afferrare qualche lembo di quel mondo cosi’ lontano, un suono, un colore, una scenetta tipica…

Non e’ neanche due ore che sono in movimento, l’inizio di un lungo percorso che mi portera’ tra 33 lunghe ore alle porte della Siberia, oltre gli Urali, nella citta’ di Tjumen’. Gli amici, il ritrovo estemporaneo alla stazione Jaroslavskij di Mosca, alimentato dall’entusiasmo per l’incontro “anomalo” in terra russa e dalla simpatia di tutti noi e’ alle spalle. E’ gia’ un lontano ricordo. Ma piacevole.
Anche la “faraonica”, sporca e interminabile periferia moscovita e’ rimasta la’, intrappolata nelle sue luci notturne che abbagliavano la strada ferrata…. Me ne accorgo dall’andatura del treno, che ha definitivamente imboccato la velocita’ di crociera notturna segnata da una regolarita’ costante, da battito cardiaco. E dal buio fuori. Niente piu’ cigolii ferrosi, scambi o incroci di binari, brusche inchiodate e improvvisi sballottamenti dettati da chissa’ quali manovre nel suo lento svincolarsi dai meandri di quella frenetica metropoli.
Ora il finestrino, sporco e appannato mi permette a malapena di scorgere nel buio tenebroso la sottile e bianca coltre di neve intorno a me, la pianura infinita punteggiata di alberi scheletrici, anch’essi coperti da quello strato di neve limpida. Non vedo il cielo. Non la luna, non le stelle.
Di tanto in tanto qualche fioca luce, qualche ombra di casetta di legno…
Non riesco a prendere sonno, sicuramente non voglio, almeno non ora che la mia mente cerca di razionalizzare cio’ che vedono i miei occhi, fino a quando questi non si chiuderanno per lasciare spazio al riposo dell’animo e del corpo. E cosa, meglio di un treno sovietico si puo’ associare all’idea del riposo! Le immense distanze, che la ramificata ferrovia cerca di assottigliare, congiungendo il centro con gli angoli piu’ remoti del micro-continente russo, e il paesaggio al di la’ del finestrino, che e’ di per se’ foriero di abbiocchi e di una forma di pigrizia benevola, ti portano a non voler far nulla se non alternare le relazioni umane con chi ti sta accanto con l’osservare il mondo al di fuori oppure con la lettura. E tra un’attivita’ e l’altra, forse ad esaltarne il piacere nello svolgerle, occupa un posto di rilievo il te’. Questa “magica” bevanda viene sorseggiata parecchie volte nell’arco della giornata che si trascorre in treno; un rito che si ripete e che ha radici profonde nella tradizione russa. E una delle funzioni principali del “provodnik”, cioe’ di colui che e’ responsabile dell’ordine e della pulizia del vagone, e’ proprio quella di servire il te’ in qualsiasi momento del giorno o della notte qualche viaggiatore ne faccia richiesta.
A dominare il quadretto pittoresco e’ sicuramente la sensazione di armonia “domestica” nella quale ti immergi non appena ti sistemi nello scompartimento: da quel momento sei a casa. Riti e usanze si ripetono e il treno non e’ altro che la continuazione “in movimento” della vita quotidiana di qualsiasi individuo russo. Sin da quando si prende possesso del proprio scompartimento ci si toglie subito le scarpe e ci si cambia, e subito ci si preoccupa di sistemare sul tavolino la cibaria. E allora ecco che dalle borse “escono” sacchettini di cellophane contenenti di tutto, da pezzi di carne a scatolette di pesce, da vasetti di vetro con verdure dentro a uova e salame, dalla maionese al pane, ai semplici ma stuzzicanti “butterbrod”. E poi il beveraggio: acqua, succhi, birra, in parecchi casi vodka. E il tavolino in poco tempo non ha piu’ uno spazio vuoto. Non vi dico quali soavi odori si possono assaporare qualche ora piu’ tardi (o qualche giorno dopo), quando apri la porta dello scompartimento, dopo aver magari fatto un giretto lungo il corridoio o in qualche altro vagone…
In inverno anche la temperatura interna del vagone e in particolare dello scompartimento, che varia dai 26 ai 30 gradi stimola e favorisce il relax; e’ un caldo che si apprezza, che si gusta.
I russi sono abituati a questo tipo di viaggio. La storia sovietica ha insegnato alla gente la geografia del Paese, sparpagliando i propri abitanti, frammentando i legami parentelari e inevitabilmente favorendo gli spostamenti in treno, molto piu’ economici e socialmente stimolanti rispetto all’aereo. Allora ecco mamma e figlioletta biondissima che risiedono a Mosca, nello scompartimento a fianco al mio, che per le vacanze natalizie si stanno recando a trovare “babushka e dedushka” in Kakassia, ad Abakan, ultima fermata del tragitto che percorre il “mio” treno “Moskva-Abakan”, destinazione che sara’ raggiunta dopo ben 80 ore di treno…

E’ mattina. O meglio, ci avviciniamo a mezzogiorno. Del 2 gennaio, sempre. La prima notte di viaggio mi ha trasportato gia’ lontano. Nella Russia centrale. Sono rimasto accucciato per qualche minuto nel mio caldo giaciglio, spostando di tanto in tanto le ruvide tendine color ocra per immergermi ancora di piu’ nel mondo al di la’ del finestrino. Per cercare di toccarlo. Ma da sdraiato e’ scomodo guardare fuori. Un po’ lo tollero, nelle fasi del risveglio, ma presto sento l’esigenza di alzarmi e sgranchirmi un po’ le gambe. La mia giornata deve assolutamente cominciare con una bella tazza di te verde. Bevo e continuo a guardare fuori.

Stazione di Kotelnich. Deve essere un villaggio o poco piu’. Oltre il passaggio a livello due o tre macchinette sgangherate attendono che passi il treno per attraversare i binari. Macchine vecchie, che il tempo ha indebolito, ma non annientato, che resistono intramontabili agli inverni rigidi.
Il treno si ferma due minuti esatti. Giusto il tempo per prendere una boccata d’aria fresca e catapultare la testa al di la’ della metallica e massiccia portiera del treno, spalancata per la sosta.
Poca gente, sagome incappucciate e frenetiche che si avvicinano alle portiere del treno portando grandi cesti di vimini con alimenti e bevande, da bacche rosse e nere a piattini di carne (kotlety) con patate spiaccicate e gelide e cetriolini incelofanati intorno a vaschette di plastica, acqua minerale, succhi vari e altre conserve… Volti tirati, scuri. Le rughe come solchi profondi a significare la durezza del passare del tempo, delle stagioni…dei gelidi inverni. Queste tradizionali “babushke” nonostante tutto sorridono e confabulano alacremente e insistono, e allungano la mercanzia, cercando di invogliarti ad acquistare da loro. Come fai a dire di no!
La tentazione di provare quel piattino con quella combinazione di cibi tipicamente russa e’ troppo forte e unita al senso di tenerezza che emana da quella vecchia nonnina, mi decido a tirar fuori i 40 rubli necessari per comprarlo. Piu’ tardi, dopo il primo assaggino di quella carne fredda e dal sapore troppo “selvatico”, buttero’ via tutto dal disgusto! Se non altro – penso – la “babushka” sara’ tornata nella sua casetta di legno soddisfatta per aver venduto almeno un piattino del suo cibo…

Il freddo e’ penetrante. Dopo una breve ripresina fatta con la mia ormai datata, ma “storica” videocamera, fedele compagna di innumerevoli imprese, preferisco rientrare nel mio caldo guscio…

Riprendiamo il movimento verso Kirov. Da Kirov in avanti – dice la gente qui – iniziera’ a far freddo veramente…

La “vera” Russia passa lenta sotto i miei occhi. Quelle immagini notturne che cercavo di carpire ieri notte, adesso mi si ripresentano davanti in tutta la loro crudezza e fascino. Come espressione della contraddizione intrinseca alla realta’ che si manifesta all’occhio dello straniero che la osserva. Da una parte il romanticismo ideale del paesaggio che sembra uscito da un quadro di qualche pittore russo dell’Ottocento, dall’altra la poverta’ reale che pesa sulla societa’ che ci vive in mezzo. Sarebbe doveroso non usare il termine poverta’, bensi’ semplicita’, a sottolineare il carattere dignitoso che caratterizza questa societa’ russa dimenticata.
Tutto e’ immobile e il tempo qui e’ apparentemente fermo. Tutto e’ coperto di neve. E lo strato di neve comincia ad ispessirsi, man mano che ci spingiamo ad est.
E allora ecco che quelle casette di legno che il buio trasformava in elementi neri e privi di vita, si manifestano come strutture variopinte e animate. Le finestrelle rigorosamente quadrate con l’intelaiatura esterna azzurro-celeste e la struttura a croce che sorregge il vetro, bianca; i fiorellini sui davanzali e le meravigliose tendine ricamate a mano che ornano magicamente l’ambiente, le rendono vive. I tetti coperti da 30-40 centimetri di neve, e la neve tutto intorno, danno l’impressione che esse siano ancora piu’ piccole e piu’ basse di quello che sono in realta’. E il fumo che fuoriesce dai caminetti mi fa immaginare che all’interno qualcuno sta preparando il pranzo o si sta lentamente riscaldando. Nella mia mente ronzano strani pensieri. Guardo e penso ad alta voce: “chissa’ di cosa vive quella gente!”; “ma come cavolo passa le giornate durante tutti i lunghi sette mesi di gelo”… E non mi do’ una risposta. Penso solo che in quella realta’ i soldi forse sono l’unica cosa di cui si ha meno bisogno!
I rari villaggi che incontro lasciano spazio a sterminati campi bianchi, che si alternano a fitte foreste di conifere e betulle. “Braccia” addormentate, ricoperte da uno strato di candida neve che le protegge e le custodisce in attesa del dolce risveglio primaverile che le vedra’ nuovamente rigogliose e ricche di foglie verdi luccicanti. L’abete invece, il “signore” della neve trionfa nella sua maestosita’ e sopporta possente la fitta coltre bianca che appesantisce e incurva i suoi rami. A volte capita di vedere qualche sentiero apparentemente abbandonato e “seguirlo” di nascosto fino a perderlo definitivamente, ingoiato dall’intreccio di quegli alberi immobili.

Ore 16,15

…e’ gia’ notte! Mi illudo che il giorno sia gia’ volato via, mentre mancano ancora diverse ore prima di coricarmi di nuovo nel mio giaciglio sotto le morbide lenzuola e la copertina calda, per la seconda notte in movimento.
Penso sia una buona idea fare quattro passi e mettere le “gambe sotto il tavolo” nel vagone ristorante. Ci metto un po’ a raggiungerlo, dopo aver attraversato quasi mezzo treno ed essere stato sballottato a destra e sinistra a causa dell’andatura altalenante dello stesso.
Appena entro, non faccio quasi tempo a guardarmi intorno che un gentilissimo ragazzotto mi chiede se voglio accomodarmi ad uno dei tavolini liberi. Non perdo tempo e accetto la proposta. Tanto so gia’ cosa ordinare. Una “rjumka” di vodka, poi un’altra, una terza e un’altra ancora. Ordino anche un piattino di salmone e una “salat”, tipo “ollivie’” (che noi Italiani chiamiamo tradizionalmente “insalata russa”). Mi sento proprio a mio agio. La sensazione di relax nella quale sto vivendo mi permette di degustare il cibo e la vodka, gioendo per l’atmosfera semplicemente romantica. E mi guardo intorno: nell’altro tavolo un gruppetto chiassoso di persone vocifera e ridacchia. Gli altri tavolini sono tutti vuoti ma accuratamente ordinati e puliti, quasi fossero pronti ad accogliere qualche ospite che ha ordinato la cena per questa sera; la tovaglia azzurra fa pendant con le tendine azzurre e gialle, e i fiorellini finti rossi, disposti ad ogni tavolo, contribuiscono a creare una vivace armonia e a dare un tocco di eleganza. Tutto il vagone e’ ben illuminato e caldo, ed e’ addobbato con ornamenti natalizi; ghirlande blu, d’argento e d’oro dondolano ai quattro lati del vagone ricordandomi che siamo nel periodo delle festivita’. E’ un’emozione che sicuramente lascera’ un ricordo indelebile. Mangio lentamente, ogni tanto sposto con la mano la tendina gialla che nasconde il finestrino per buttare la testa fuori, ma non vedo niente. Fuori e’ troppo buio e dentro c’e’ troppa luce! E intanto passa il tempo…
Sto bene e decido di rientrare nello scompartimento. Non guardo neanche l’orologio. Non so perche’ ma mi sento improvvisamente stanco e il sonno mi sta assalendo. Forse sara’ l’effetto della vodka mischiato alla sensazione del movimento. Forse solo il desiderio di rimettermi a guardare fuori da sdraiato…


3 Gennaio,

Ore 10,48 (ora di Mosca); 12,48 ora locale: Tjumen’.

Il treno sta rallentando, pian piano ciminiere fumanti e palazzoni iniziano a farsi avanti e a mostrarsi in tutta la loro bruttezza. E’ la periferia di Tjumen’. E potrebbe benissimo essere la periferia di una qualsiasi altra citta’ sovietica. Sento che il mio tempo su questa casa in movimento sta finendo…
Non sono stato altro che un semplice passeggero, uno come tanti, salito a Mosca per raggiungere la sua destinazione, che avrebbe forse ceduto il suo posto a qualche altro viaggiatore che, salendo in questa stazione, si sarebbe diretto piu’ ad est.
Inizio a prepararmi, a vestirmi e a chiudere i miei bagagli.
In un attimo una brusca frenata e il treno si arresta. Io sono gia’ vicino alla portiera aperta. Lo sforzo per mettere me stesso e i miei bagagli giu’ dal treno attraverso i ripidi scalini dura poco. Eccomi a terra. Mi giro intorno e vedo altri treni verdi su altri binari e molta gente qua e la’ tutta incappucciata si muove frettolosamente.
Sento improvvisamente uno spiffero di aria gelida che mi percorre tutto il corpo. Sono i –15 di Tjumen’. Mi ero imbesuito a fissare il treno che lentamente riprendeva la sua strada, pensando alla gente che ancora e’ su e che prosegue, invidiandola un po’ nel mio intimo. Abakan – penso – e’ ancora troppo lontana.
…E mi ero dimenticato di allacciarmi la mia pesante giacca di montone.
Iniziava cosi’ la mia permanenza a Tjumen’, una citta’ della “vera” Russia.

gringox
 




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Sai, Gringhetto... sei un vero "maestro di penna"! :) Il tuo racconto mi ha fatto sentire piacere. Non leggevo una cosa simile da molto tempo... Gia'. Da molto tempo non leggevo la descrizione delle cose abbastanza normali, fatta con "gusto" cosi' incredibile... Leggendo il tuo racconto, volevo mettermi in cammino subito :)
Anche a me piace questa romantica ferroviaria... Notte. Scompartimento caldo. Un bicchiere di te' sul tavolino. Pensieri strani, frammentarii, che vengono in mente e dopo un momento vanno via. C'e tempo per pensare. Per sentire. E pizzico di malinconia non rovina completamente questa meditazione notturna...

Che bello! Ehh...  
 



 
Alessandro Invia Messaggio Privato
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[quote:bd16e2e2bc="Alessandro"]Sai, Gringhetto... sei un vero "maestro di penna"! :) Il tuo racconto mi ha fatto sentire piacere. Non leggevo una cosa simile da molto tempo... Gia'. Da molto tempo non leggevo la descrizione delle cose abbastanza normali, fatta con "gusto" cosi' incredibile... Leggendo il tuo racconto, volevo mettermi in cammino subito :)
Anche a me piace questa romantica ferroviaria... Notte. Scompartimento caldo. Un bicchiere di te' sul tavolino. Pensieri strani, frammentarii, che vengono in mente e dopo un momento vanno via. C'e tempo per pensare. Per sentire. E pizzico di malinconia non rovina completamente questa meditazione notturna...

Che bello! Ehh...  :oops:[/quote:bd16e2e2bc]

Per l'amico laclos che chiedeva info su Tjumen'...leggiti intanto il mio raccontino di viaggio, magari ti fai qualche idea sul come arrivarci...

gringox
 




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hei gringhetto....quando pubblichi il tuo diarietto??? molto facilemnte farà  più successo di quello di costantino....e poi eh eh eh ti potremo ammirare anche in qualche interessante programma televisivo, che ne so, magari da Licia Colò   , almeno lì e ancora l'unico posto vergine per quanto concerne i politici     
 




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È appurato che: "L'imbecillità di certe persone non conosce confini ed è inevitabile come il sole, la pioggia, il buio e la luna."
 
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