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La Storia del Forum

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Esenin Sergej
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Messaggio Esenin Sergej 
 
Arrivederci, amico mio, arrivederci. -
O vecchio mio, tu mi sei nel cuore.
Questo distacco destinato
Un incontro promette in futuro. -
Arrivederci, amico mio, senza parole e gesti,
Senza tristezza e aggrottar di sopracciglia.
Morire in questa vita, non è una novità ,
Ma più nuovo non è certamente vivere.
                                                    S. E.

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До свиданья, друг мой
                             до свиданья.
Милый мой, ты у меня
                             в груди.

Пред назначенное расставанье
Обещает встречу впереди.
До свиданья, друг мой
                             без руки без
                             слова
Не грусти и непечаль
                             бровей
В этой жизни умирать
                             не ново
Но и жить, конечно
                             не новей.

                             C.E.

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Per leggere la storia di questa triste poesia:

http://www.massimo-rossi.com/esenin2.htm

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Piccola storia :
La nascita in un villaggio della Russia meridionale segnò profondamente la sua sensibilità  poetica avvicinandolo, subito dopo il suo trasferimento a Pietroburgo, al gruppo dei «poeti contadini». Nel 1916 diede alle stampe una prima raccolta di versi, Radunica, improntata a un vago animismo paganeggiante. Simpatizzante dei socialisti rivoluzionari nel 1917, attraversò nel 1921-22 una grave crisi ideale ed esistenziale. Durante l'effimero matrimonio con la danzatrice Isadora Duncan (1922), compì con lei un lungo viaggio che lo portò anche negli Stati Uniti. Ritornato a Mosca, trascorse gli ultimi due anni di vita in modo poeticamente fecondo, ma in un travaglio personale che lo condusse al suicidio. La sua lirica matura esprime le lacerazioni dell'animo russo, diviso tra mito patriarcale e ansia del nuovo. Tra le opere si ricordano: Trasfigurazione (1918), Confessione di un teppista e il poema drammatico Pugaèà«v (entrambi del 1921), Mosca delle bettole (1924); il punto estremo della parabola di Esenin è segnato dai versi di L'uomo nero (1926, postumo).

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Giuseppe
 



 
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