Da Mosca La Voce della Russia.
Favole russe del XVIII secolo
Quando la Russia parlava il linguaggio della fiaba.
Un programma di Aurelio Montingelli e Anna Gromova per scoprire nel passato le profetiche allusioni del presente.
Con irriverenza e fedelta’.
Caterina II ( 1729 – 1796 )
Per la verita’ si chiamava Sofia Federica Augusta ed era nata a Stettino. Suo padre era il principe di Anhalt-Zerbst, ma divenne Caterina Alekseevna Romanova quando’ ando’ in sposa ad un principe russo che sarebbe diventato, ma per poco, l’imperatore Pietro III.
Si dice che fosse un cafone, per cui quando la giovane consorte lo licenzio’ nessuno pianse per lui.
E cosi’ lei si trasformo’ nella Grande Caterina, riformatrice e autoritaria, la donna che avrebbe segnato di se tutto un secolo.
Fino alla fine ebbe notevoli difficolta’ con la lingua russa, ma senza che cio’ le impedisse di diventare editrice e giornalista, una scrittrice prolifica la cui opera omnia si estende per decine di migliaia di pagine.
Per il nipotino Alexandr, il futuro Alessandro I, scrisse due favole che lei stessa defini’ allegoriche.
Caterina II
“La favola del principino” (1781)
Nella notte dei tempi nell’antica Rus c’era uno zar di grande bonta’ che amava la verita’ e voleva il bene della sua gente.
La zarina era buona al par di lui ed era sempre al suo fianco.
Fu cosi’ che il primogenito, cui fu imposto il nome di Clor, nacque in una cittadina di frontiera proprio mentre lampi di guerra balenavano ai confini.
Lo zar e la zarina partirono dopo aver affidato il bambino a sette balie.
Clor cresceva in bellezza e intelligenza e in breve la gente incomincio’ a parlare delle sue doti.
Lo venne a sapere un Khan della Kirghisia che appositamente si mise in viaggio per andarlo a vedere di persona.
Rimase cosi’ colpito dalla sua bellezza e dalla sua straordinaria vivacita’ di spirito che lo rapi’.
Il Khan convoco’ il gran consiglio e ordino’ ad un cortigiano di portare nella sua tenda il principino.
Fu in questo momento che il piccolo, ancora lattante, esclamo’: “Mettetemi giu’, ce la faccio benissimo a camminare da solo”.
Tutti rimasero a bocca aperta, e il Khan allora disse: “Se e’ vero che sei cosi’ intelligente, allora mettiti alla ricerca della rosa senza spine che mai nessuo pungera’”
La moglie del Khan ebbe compassione del piccolo e prego’ il figlio di accompagnarlo nel lungo cammino.
La strada era lunga e numerosi erano i pericoli che i due pero’ riuscivano a superare con intelligenza e con perizia.
Un giorno furono ospitati da un Mullah. Sotto una quercia gigantesca fu allestito un pranzo alla buona e senza etichetta.
Una zuppiera di ricotta, un vassoio di frittata strapazzata, una montagna di frittelle, uova sode, un enorme prosciutto, grandi fette di pane, parechie brocche di latte appena munto, e per antipasto miele di favo, cetriolini freschi e frutti di bosco immersi nel miele.
Rinfrancati dal cibo semplice e buono il principino si rimise in cammino con il suo compagno.
In una radura si imbatterono in un giovane al quale raccontarono le loro avventure. Il principino disse che era stato inviato alla ricerca della rosa senza spine che mai nessuno pungera’ e che incominciava a disperare.
Al che il giovane esclamo: “ La rosa senza spine che nessuno mai pungera’ in verita’ e’ la virtu’ e la virtu’ puo essere raggiunta solo seguendo la retta via, non esistono scorciatoie.”
Il principino prosegui’ per una strada dritta che saliva lungo una montagna. Al margine di una radura si imbatterono in due vecchine vestite di bianco. Una si chiamava Onesta’ e l’altra Verita’. Insieme a loro il principino sali’ fino in cima dove svettava un cespuglio con la rosa senza spine che mai nessuno pungera’.
Appena il principino colse la rosa le trombe annunciarono al mondo la buona novella.
Lo vennero a sapere i suoi genitori.
Lo zar buono e la zarina lo riabbracciarono felici.
Avete ascoltato “Favole russe del XVIII secolo”
Quando la Russia parlava con il linguaggio della fiaba.
http://italian.ruvr.ru/radio_broadcast/55518946/69140948.html
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