Italia dominata dalla Russia: 0 a 3.
Tre gol sono tanti. Forse troppi per riuscire a smaltirli in poco più di una settimana, il tempo che separa l'Italia dal debutto europeo contro la Spagna campione in carica (d'Europa e del mondo). E quindi tanto vale rassegnarsi, e sotto sotto, ma poi nemmeno troppo visti i tanti precedenti in materia a cominciare dal più recente, quello del mondiale 2006, provare ad augurarsi che la sindrome del baratro funzioni anche in questo caso. Perché molto altro, detto tra noi, a questo punto non ci rimane.
Partiamo pure dalle attenuanti che di sicuro non mancano. Lo scandalo che incombe, la testa altrove, la mancata amichevole col Lussemburgo che avrebbe migliorato la condizione e soprattutto rimesso in quadro l'autostima. Ma pur sforzandoci di tenerle ben presenti, il disastro rimane in tutta la sua evidenza.
Due azioni, talmente belle da sembrare rappresentative, all'inizio di ciascuno dei due tempi. La prima tutta bresciana, Pirlo-Balotelli, vanificata da una prodezza del portiere russo. La seconda sciupata da Marchisio, dopo una combinazione volante di grande qualità. Stop. Il resto, solo e soltanto russo, in materia di quantità e di qualità, di dinamismo e di tecnica, di ricerca degli spazi e densità difensiva.
Già, la densità. Quella che è mancata all'Italia dal primo all'ultimo minuto. In un primo tempo in cui la Russia ha creato pallegol in serie e colpito due pali. E poi in un secondo in cui ha colpito per meriti propri e non meno evidenti demeriti nostrani. Di una difesa che ha commesso errori di grammatica, non solo di sintassi. Con quel secondo e terzo gol in cui Maggio e De Sanctis sembravano non due compagni di club di lungo corso, ma dilettanti allo sbaraglio conosciutisi per caso al momento di infilare maglia e calzoncini.
Per quanto amichevole, una sconfitta tra le più avvilenti della storia azzurra, antica e recente. In piena sintonia con la malaccorta gestione federale di un momento di rara difficoltà. Tre visitatori su quattro del nostro sito sostenevano, prima dello 0-3, che era il caso di passare il colpo. Chissà adesso.
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