“Chi si loda s’imbroda”, dicevano le nonne, ma il detto non deve essere mai arrivato all’appuntito orecchio di Vladimir Putin, che si incensa con assoluta naturalezza.
UN ALTRO PRESIDENTE OPERAIO? - Il primo ministro Vladimir Putin si è lodato definendosi il leader più duramente impegnato in Russia dalla Seconda Guerra Mondiale, mettendosi al di sopra dei titani dell’epoca comunista come Stalin e Krusciov. La rivelazione arriva durante la sua prima intervista, nella quale ha ribadito l’intenzione di tornare alla presidenza il prossimo anno. La spavalderia mostrata sulle tv nazionali è notevole anche per un uomo che ha sempre dimostrato enorme fiducia in se stesso, nella propria immagine pubblica e che si è sempre ritenuto la più importante istituzione pubblica in Russia. Una dichiarazione che ricorda molto certe auto-lodi che il nostro Berlusconi si rivolge ogni tanto; non per niente sono grandi amici. Putin ha annunciato un mese fa l’intenzione di correre per il terzo mandato e la sua vittoria è vista come una certezza matematica. Forte di questa convinzione, ha specificato in televisione che i leader dell’era comunista dell’Unione Sovietica non erano fisicamente in grado e disposti a governare il paese nel modo in cui lo fa lui. Per la precisione, l’ex colonnello del KGB ha dichiarato: “non riesco a ricordare una leadership successiva alla Seconda Guerra Mondiale che abbia lavorato alacremente quanto me. Non sapevano cosa fare a causa delle loro capacità fisiche o delle incomprensioni“.
PARAGONI FANTASIOSI – Il conduttore ha posto a Putin una serie di domande che andavano dall’ossequioso all’accondiscendente, tra le quali spicca una in cui Putin veniva paragonato ad un falco: il primo ministro ha risposto con n sorriso, specificando che “il falco è un ottimo uccello, ma sono contro qualsiasi cliché“. Curiosamente, nessuno ha chiesto a Putin di paragonarsi ad un leader dell’Unione Sovietica, anche perché il primo ministro ha sempre accusato i suoi predecessori dell’era comunista di aver reso il popolo insicuro e di aver monopolizzato il potere ideologico ed economico in modo errato, fino a portarlo al collasso: “queste forze politiche hanno portato il paese alla disintegrazione e il popolo ha perso il senso di protezione”. Durante i suoi mandati tra 2000 e 2008, le televisioni nazionali controllate dal Cremlino hanno sempre presentato Putin come un leader saggio, sicuro, con una personalità in grado di gestire qualsiasi crisi e trarre in salvo la Russia. Ne è derivata poi anche l’immagine del macho che pilota i jet, coccola le tigri siberiane e si diverte con gli sport estremi. Più che un paragone col passato russo, Putin si è spesso comparato a Franklin D. Roosevelt, presidente USA per quattro mandati durante la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Secondo il primo ministro russo, Roosevelt “ha agito in modo efficace, e il numero di mandati o gli anni trascorsi al potere non importano. Che cosa vuol dire? Ciò significa che quando un paese è in condizioni difficili e complicate, attraversa una crisi e cerca di mettersi di nuovo in piedi, la stabilità politica è di estrema importanza“. L’idea di Putin è quella di rafforzare la propria gestione della democrazia, nella quale l’opposizione ha sempre più ostacoli in parlamento.
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