 Ottenere La Cittadinanza Italiana Se Il Ministero Dell'Interno Non Risponde
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Per lo straniero che ha richiesto la cittadinanza italiana è necessario attivarsi. Se l'interessato rimane passivamente ad aspettare il provvedimento di cittadinanza, allora sarà inevitabilmente esposto a tempi di attesa biblici, anche di 5-6 o addirittura 7 anni.
Il problema principale è che molti stranieri non conoscono i loro diritti, né le opportunità che la legge offre per contrastare l'inerzia dell'amministrazione.
La legge (D.P.R. n. 362/94) stabilisce che il termine massimo per la conclusione del procedimento relativo alla cittadinanza italiana corrisponde a 730 giorni (cioè 2 anni). Ciò nonostante, le pratiche di cittadinanza continuano a stare ferme sugli scaffali degli uffici amministrativi con tempi di attesa molto lunghi.
Per quale motivo succede questo? E' semplice: chi richiede la cittadinanza non è a conoscenza del fatto che, scaduti i due anni, la legge predispone degli strumenti di tutela per lo straniero ai fini dell'ottenimento della cittadinanza, che tuttavia devono essere esercitati con precise modalità.
Chi si attiva, proponendo ricorso al Tribunale, oppure con lettere di sollecito dirette al Ministero dell'Interno o con istanze di accesso agli atti, dà una scossa alla propria pratica, e quindi viene automaticamente privilegiato nell'ordine di trattazione delle loro domande di cittadinanza. Al contrario, le domande di tutti coloro che rimangono passivi ad attendere il provvedimento, senza assumere iniziative, finiscono nel dimenticatoio.
Quali sono i rimedi che la legge prevede per lo straniero che richiede la cittadinanza italiana?
E' essenziale distinguere i due casi più frequenti nella prassi, cioè tra cittadinanza per residenza e cittadinanza per matrimonio. Nel caso di domanda per residenza, decorsi 2 anni dalla data di presentazione della domanda, il richiedente può proporre ricorso davanti al giudice amministrativo, avverso il "silenzio-inadempimento" dell'Amministrazione procedente, ottenendo che il Giudice obblighi la medesima a pronunciarsi entro un breve termine. Il ricorso, in questo caso, può essere presentato entro 1 anno dalla scadenza del termine dei 2 anni. Ad es., se la domanda è stata proposta a LUGLIO 2009, il termine per completare la pratica scade a LUGLIO 2011. Questo vuol dire che il ricorso può essere proposto al TAR fino a LUGLIO 2012.
Nel caso invece che la domanda sia stata presentata per matrimonio, decorsi i 2 anni si configura a capo dell'istante un vero e proprio diritto soggettivo, da far valere necessariamente dinanzi al Giudice Ordinario del luogo di residenza dell'istante. L'unica eccezione si ha in presenza dell'esercizio, da parte dell'amministrazione, del potere discrezionale di valutare l'esistenza di motivi inerenti alla sicurezza dello Stato che impediscano detto acquisto. In questo caso rimane competente il Giudice Amministrativo, trattandosi di esercizio di potere discrezionale e quindi non più di diritto soggettivo dell'istante, bensì di un interesse legittimo.
Tornando ai ricorsi amministrativi sulla cittadinanza per residenza, ricordiamo che in base a una recente sentenza del Consiglio di Stato, il Giudice competente per territorio è il TAR LAZIO non solo nelle ipotesi di espresso provvedimento di diniego della cittadinanza, ma anche quando la Pubblica Amministrazione non si sia pronunciata e lo straniero intenda ricorrere contro il silenzio-inadempimento.
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