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Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
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SaPa
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 Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
Buona lettura! Certo che di anni ne sono passati parecchi...!
http://www.cts.it/index.cfm?module=Movimenti
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pretender
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 Re: Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
Non so se avro tempo di leggerlo , ma immagino quale e' l'argomento trattato .
____________ Lo so , non si dovrebbero mai seguire i propri bassi istinti ; ma non sono che un uomo .
"Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana , e non sono sicuro della prima"
( A.Einstein )
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#2 17 Gennaio 2010, 22:10 |
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Boiardo
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Residenza:  Moskva
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 Re: Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
SaPa, a me farebbe piacere leggere il tuo articolo ma il link non si apre, non è che puoi fare un copia incolla e postarlo qui sul forum????
Comunque la penso come Pretender e posso già immaginarmi i contenuti dell'articolo....SaPa, vediamo se riesci a stupirmi
____________ BOIARDO
Не говори всегда, что знаешь, но знай всегда, что говоришь.
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SaPa
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 Re: Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
pag 16-17 ma si legge solo l'incipit/breve estratto http://www.cts.it/NewsCTS_200911/
il sito sembra fuori uso invece...
Boiardo a molta gente (tu in primis) fa comodo pensare che il sottoscritto dica solo fesserie o sia uno stupido. fortunatamente ho avuto la possibilità di studiare, lavorare con tanta gente colta, viaggiare ed esperire. ho pubblicato per condènast (proprio su Mosca) così come ho collaborato con importanti guide turistiche. ad oggi piano piano e non senza sforzi la mia professionalità la stanno riconoscendo in molti.
leggiti alcune interviste fatte a mosca ai nostri connazionali, quella sì che era gente con cui parlare di mosca era eccitante:
http://www.waytorussia.net/it_caratteristiche/Italiani.html
buona giornata
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SaPa
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Registrato: Gennaio 2008
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 Re: Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
Immaginate la bellezza di un paesaggio che rischia di sprofondare, di essere risucchiato dal suo stesso suolo, e solo l'abilità dell'artista, con le sue pennellate a tratti divine per la sapienza mostrata, riesce a contenere gli esiti del disastro. La maestria è tanta che nella confusione più estrema si riesce talvolta a trasmettere una sensazione di armonia, di positività, di giustizia (estetica), e allora il pericolo appare distante, innocuo. In fin dei conti è la città dove tutti lavorano, dormono sotto un tetto, vivono fianco a fianco nonostante le differenze di classe, razza, religione li dovrebbero raffigurare a scannarsi l'un l'altro.
Non solo i detriti lasciati da guerre, carestie e sofferenze a riversarsi quaggiù, ma anche migliaia di persone che lasciano case, famiglie, lavori qualificati e tenori di vita del tutto rispettabili, spesso di gran lunga migliori di quelli a cui andranno presto incontro. Si potrebbe considerarlo un fatto normale, se non fossero le proporzioni del fenomeno a rendere lecite diverse perplessità.
Più che di una città, nel caso di Londra, si tratta di un simbolo che raccoglie, sancendo sconfitte e regalando vittorie, i sogni e le speranze della gente comune. E di luoghi così ai tempi d'oggi, ancora capaci di suscitare una tale eccitazione di massa ed attrarre e reclutare, quasi omogeneamente, individui da ogni parte del mondo, non ne sono rimasti molti. Caricando emotivamente questo concetto lancio uno sguardo all'American Dream narrato da Kerouac, Ginsberg, Corso, alla grande illusione del sogno americano che prometteva ricchezza (per pochi eletti) e produceva soltanto smarrimento e alienazione (per i comuni mortali).
Quelli che lavorano nei fast food e se ne vanno in giro a scattare fotografie, quelli che dormono per anni in una stanza con altre quattro persone, e fantasticano sul loro primo appartamento, quelli che covano la speranza di tornare nel proprio paese e sentirsi cambiati, più forti, per non parlare di quelli per i quali questa città è solo la prima tappa di un lungo viaggio chiamato vita.
E in questo labirinto di sogni e progetti è facile sentirsi tutti navigatori della stessa barca.
E' come se tutti si muovessero nella stessa direzione ed attraversassero i medesimi ostacoli, è come se tutti lamentassero le stesse mancanze e gioissero dinanzi le stesse piccole conquiste. Il senso di comunità ed appartenenza diviene allora tangibile, nonostante le dimensioni, e la palese indifferenza reciproca che si proietta attraverso lo sguardo di milioni di individui, non permettano certo di cullarsi in tali romanticismi.
Tanti quelli che mollano psicologicamente distrutti, che pensavano di essere pronti e non lo sono affatto, perché Londra rappresenta per molti di loro la prima volta del viver da soli. Per quanto, l'accessibilità della lingua (la più parlata, la più studiata), e quella del territorio in termini di soluzioni di soggiorno (numerose e fantasiose), di collegamenti internazionali e tariffe aeree stracciate e possibilità di occupazione (a volontà) costituiscano, nel complesso, un invitante fattore di spinta, la vita lassù è lontana dall'essere semplice.
Astutamente però si continua a commercializzare un'immagine di un luogo capace di accogliere ed offrire a tutti, nel pieno rispetto della propria identità, una chance di affermazione. Come dicevo prima, però, è l'abilità dell'artista a far sì che il disegno stia in piedi. La bellezza per quanto tale non può evitare di scontrarsi con una realtà che giace ai limiti del sopportabile.
Sono interi eserciti di individui a giungere di giorno in giorno in questa città. L'impatto sul territorio è forte, duro nelle sue manifestazioni, tanto che Londra, una delle poche metropoli la cui skyline non è intrisa dai grattacieli, dovrà arrendersi sulla scia di altre grandi come Tokyo e New York. Un numero di nuovi arrivi che si assesta a quasi un milione previsti per il 2010, la popolazione che toccherà (o supererà, dipende dai criteri di calcolo) i dodici milioni di abitanti. La città che incanala la periferia rendendola zona urbana, residenziale a tutti gli effetti. In termini di soldi significa che non c'è stanza nel raggio di chilometri per meno di centocinquanta euro a settimana. In termini di spazio significa che siamo già arrivati ad inventarsi gli studios che emulano i container dei terremotati d'Abruzzo (unica variazione i vivaci colori) e che le grandi imprese immobiliari fiutando l'affare hanno deciso che un cesso chimico e la garanzia di uno squarcio di luce potesse rendere il tutto abitabile.
Verosimile è che nell'arco di un paio di anni sarà considerato cool vivere all'interno di questi cosi.
Si rivaluta il territorio, si trasforma il ghetto in fashionable, si aumenta il prezzo di case ed affitti, si costruiscono ristoranti le cui recensioni vanno su TimeOut, si aprono locali che tirano fino a notte inoltrata. E' l'esempio di Brixton, sud-est di Londra, il quartiere dove partirono le rivolte dei neri caraibici, e dove ancora oggi è sconsigliabile avventurarsi poco più in là della stazione del metro. Nell'arco di una breve camminata puoi comunque raggiungere i locali più trendy, mangiare nei ristoranti etnici alla moda, fare la spesa al mercato del quartiere, evitando di volgere lo sguardo al degrado delle case popolari, di incrociare le gang di neri che sbraitano in un inglese incomprensibile e che, nonostante Londra e la società multirazziale e tutte le altre storie che ti hanno raccontato, ti scrutano minacciosi per il colore della pelle. La fiaba del centro dove sono tutti a passeggio, ed entrano ordinati, in massa, a far spesa da Harrod's è vera fino ad un certo punto. E' riduttivo, come lo è lasciarsi ingannare dall'idea di integrazione interraziale perché si vede il ragazzo indiano col piercing che stringe le mani di una bella mulatta.
Si sono inasprite le leggi sull'immigrazione ed anche entrare a Londra per motivi di studio non è più così semplice. Il business che fiorisce intorno alle scuole di inglese le quali ti chiedono di pagare un anno di retta in anticipo e che ti promettono in cambio che alla frontiera la passerai liscia sta sicuramente passando un magro periodo. Quella lettera che attesta l'avvenuto pagamento, quel pezzo di carta che hai pagato a suon di risparmi ed aspettative può essere stracciato senza mezzi termini. Naturalmente la scuola incassa lo stesso il tuo cash. Dall'estero si cercano di trovare i primi rimedi e non è raro che magazine di tutto rispetto pubblichino articoli su come passare quella maledetta frontiera. Scordatevi Heatrow essendo lo scalo principale è il più controllato. Cercate di atterrare di notte. Presentate il maggior numero di carte di credito possibili, prenotatevi un albergo, ostentate sicurezza. Non citate la parola lavoro. Non dite bugie o cose che possano generare sospetti. Un valido esempio è costituito dai rifugiati politici (od aspiranti tali) i quali raccontano di essere stati notati dalle autorità mentre sistemavano le sedie per una riunione del partito d'opposizione. Non dicono che prendevano materialmente parte agli incontri perché ciò aprirebbe la strada ad un'infinità di domande su chi partecipa ai meeting e cosa accade durante il loro svolgimento.
Si cercano di individuare quei modi di sopravvivere in una delle città più care al mondo.
Si falsificano gli abbonamenti del metro che poi vanno sul mercato nero per cinquanta sterline. Si aspetta la chiusura dei sandwich bar per vedere se un ci scappa un panino gratuito. Non ci si vergogna di niente del resto chi vi ha vissuto o chi ci vive sa come funziona: si rischia sempre di rimanere a secco di cash e fin quando si può evitare di spendere si evita.
Si diventa maestri in ergonomia per riuscire a dividere costosissime stanze ed appartamenti, sarà anche per questo che qui il design è tanto di moda.
C'è una forza dell'esperienza nel vivere a Londra che non può essere sottovalutata. Sicuramente averci vissuto è qualcosa che ti porterai dentro per anni. Sicuramente ne avrai viste tante che a lungo andare la tua sensibilità diminuisce, e se questo coincide con l'essere e diventare uomo sei sulla strada giusta.
Ti abitui nella maggior parte dei casi ad una vita precaria, senza sicurezze, condita da continui traslochi e continui scontri-confronti con chi è culturalmente profondamente diverso da te. Impari a parlare poco, ma bene o male te la cavi con tutti.
Se sei un “ingenuo” adolescente ancora nel tuo mondo fatto di emozione e inesperienza, se invochi il rapporto vero, con una ragazza, con un amico, col prossimo, imparerai a non essere schiavo di questa ricerca.
Odierai e amerai Londra senza mai riuscire a trovare il compromesso attraverso il quale sarebbe giusto tu esprimessi le tue considerazioni.
Per quanto si possa apparire tutti automi che salgono su una metropolitana e viaggiano concentrati e rannicchiati su se stessi da un punto all'altro, che camminano su un percorso che conoscono a memoria, sarà impossibile distaccare il giudizio dalla nostra soggettività.
E' possibile che non vorremmo mai tornare o che invece non potremmo evitare di tanto in tanto di andare a visitare la nostra grande amica.
A domandarle come sta (anche se lei non ce lo chiedeva mai), cosa è cambiato, incontrare la sua gente e indagarsi se magari si sente meno sola. Sorrideremo alla loro visione, con la sicurezza di coloro che lo hanno già fatto. Diremmo loro (se solo si fermassero!) che anche se piove e il cibo fa schifo ne vale la pena.
Non so quale fascino possa legarmi a lei, non possono certo essere le giornate di sole che non ho visto o i sorrisi che non ho incontrato ad accendere le mie emozioni e far scorrere questi brividi lungo tutto il mio corpo. Lei così bella, immensa e sdegnosa, così frettolosa nei suoi ritmi, continua ad albergare in me più di quanto io abbia vissuto in lei. Sono sicuro che è così per molti. Per tutti coloro che illusi ed ostinati hanno voluto condividere con il mondo intero l'avventura di un sogno.
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SaPa
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 Re: Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
Ma questo è decisamente il pezzo più importante della mia vita, non pubblicato e perso l'originale in italiano. San Paolo, cavoli che mostro di città anch'essa come Mosca snobbata perchè la gente vuole vedere la cartolina Rio o Pietroburgo:-(
Leave behind your biased suitcases filled with rational, order, and control. Open your minds to the concepts of exasperation, contrast, and conflict. Just for a moment, forget the notion of teeming violence, violence that forces human beings to pay for a simple taxi ride shorter than two kilometers with a check. Alas, forget Brazilians, the Brazilians we see in films, men with gaping muscles and women with exaggerated breasts. Historical mass immigration has created a place where no one is a tourist.
Before anything else, San Paolo’s geographical dimensions will astound you. San Paolo from up above on the regular airplane is not describable. San Paolo is not an area for which words have yet been coined. However, if it helps the reader (and please laugh about this), you fly over it for 40 minutes always expecting the airplane landing to be a second away. In a way, you run the risk of getting intimidated and relegating yourself to submission and passiveness. It is an alien vision that empties its viewer of every pretense and you find your hands trembling. Yet, this alien vision cannot help but to capture your interest and to serve as a challenge.
Twenty million people inhabit this piece of our planet in which glorious skyscrapers climb towards the gray sky filled with rage and pollution. Among these architectural elephants are also found precarious suburban refuges. If you come with the preconception of the Western metropolis with a city-center and outskirts, San Paolo is an experience with strong contours.
The streets spread out under your eyes finally reaching the eight gangways. You will be hard-pressed to count and see and understand. The effort that you make is difficult to endure. There is an unstoppable flux of cars and trucks that hopes to traverse an enormous territory, a territory without precedents for many of you.
If you happen to come to San Paolo in the summertime you will not be able to keep the window closed due to the suffocating heat nor will you be able to keep the window open due to the run off fumes that penetrate your nostrils. However, if you feel heroic (at least on vacation), and if your concept of travel is not the sterile transplantation of regular needs or the planned disregard of those needs, try to drive: it must be wonderful.
The diverse faces that compose this mosaic enrich the esthetic experience: Asians, Arabs, tons of Europeans. San Paolo encloses a trans-national society and embodies the charm produced by that trans-national society.
Your ethnicity will not be a source of tension whatsoever.
Millions of Italians came to San Paolo at the end of the nineteenth century and millions of Japanese immigrants made their entrance into San Paolo during the twentieth century. In the twenty-first century, Brazilians from the North East (the poorest area in all of Brazil) arrive in San Paolo every day in hopes of a better life. In fact, 50% of Brazil’s Gross National Product (GNP) is produced here and thirty of the country’s fifty most relevant industries are located here. In consequence, there is a strong middle class that is educated and numerous. The middle class loves and can spend money.
You will not fail to realize that liquid assets abound in San Paolo, often American greenbacks, because there is little confidence in the national currency.
The elegance of the most chic neighborhoods reach occidental perfection; a frame filled with a picture of trees and green space substitutes the squalor of cement. Palm trees are transplanted into the apartment courtyards and an image is projected, an image of wealth. The line between dearth and well-being is ratified with authoritarian violence. It is certainly not in the Brazilian mentality or that of Paulistanos (the word used for locals) to worry about hiding or not revealing this routine. In San Paolo, who has (everything) and who does not have is revealed without terminology. The difference is paraded. Analogously, you might think of those women of statuary beauty, icons of taste and sensuality, to whom Brazil has accustomed us.
Certainly, San Paolo is probably not the best place to immortalize in thought (and in flesh for the most audacious) such an image of beauty and sensuality. Welcome (word used by Brazilians themselves) to the city of silicone and drag queens, seemingly women even from just a few inches away.
The nightlife definitely does not disappoint. Simple boredom does not belong to a mammoth metropolis that coherently seeks with admirable effort unyielding hedonism. Only Tokyo and New York have as much to offer and San Paolo does not fail to match up. It is impossible not to know where to pass a night for there are hundreds of clubs, discothèques, and bars that animate the city until past dawn. Rather than finding a deserted restaurant, you find a restaurant with a line out the door. Even if you decide to go back home, there is still the risk of traffic that does not seem to calm down just because it is three in the morning.
If you are still in the mood to be dazzled, drive for two hours towards the coast where Paulistanos have their second homes. Saturday night, herds of young people fill the nightlife establishments. Cover charges can run as high as 20 euros, but you dance among inviting swimming pools and reprinted artwork.
Do not expect an undercurrent of samba: leave behind the samba and the recognized sublime tradition of Brazilian music (from Torquinho to ChicoBuarque, from DellaValle to Jobim) to those who use this stuff to delight the tourists.
The issue of art is interesting because it is employed to interrupt the banality of a country made up of huge apartment complexes and cement and therefore we admire the architectural masterpieces of Oscar Niemeyer (the architect who launched Brasilia) or we visit the galleries downtown that hold very respectable collections. I went to the exhibit on surrealists and a tribute exhibit to Chagall.
However, it is not these things that San Paolo can offer and for which the tourist must look. Not even the Japanese with their global tourism manage to cling to the itinerary of their planned trip. Planned trips end in San Paolo. Of course, they could take a photograph of all the research material and medical reports underway with which the city could open itself to the curious looker on.
Backpacking tourists that converge in Brazil during the high season do not stick to their original travel plans either. There are other beautiful ambitions that attract their desire of evasion and direct what they take in. The most common saying is “I landed in San Paolo and left the day after”. And if you are hard-headed and try to tell people that there is more than just cement and that you undoubtedly missed a part of the “real” Brazil, those people tend to shoot down your views.
It is only another big city if you think of it this way, without attention. It is also polluted and sad and gray and the people work for eleven hours a day. The natives are tense and pissed-off like in London and in Milan.
Luckily for them and for us, a Brazilian is not capable of not showing a smile.
We are far from the paradises of emotional involvement and superb hospitality that you may have presumed. Residents of Rio and Paulistanos are different echelons. They are found together only when we speak of urban degrade and violence, even if here in San Paolo the police still go into unsavory “establishments” that sprinkle the city. In Rio, such police involvement is unthinkable.
People discourage you from traveling alone, from using nocturnal forms of transportation, and from resisting if a group of punks demand your money. There is also prostitution, sometimes legal and sometimes not, that tends to make us perceive San Paolo as an enormous bordello. Whether in the center or in the outskirts, the spirit is unequivocal.
There is the electricity crisis and there are streetlights that go out unexpectedly and without warning and darkness comes over the city and there is the risk of climbing 23 floors of staircases because not even the elevators are working.
Sometimes you have to put aside that unattractive veil that can crush our purest sensations and great beauty.
There seems to exist a quirky battle between blind progress and unhealthy decadence. Who moves forward does not look backwards, he tears ahead with the classic security that money and power are solid barriers. He who acts this way must do so before the country of Brazil becomes another Argentina and even he will be clanging a pan and spoon or banging on closed shop doors. The effects would be even more devastating in Brazil for it is the key player in the game of South American interests. I do not want to imagine 150,000,000 people in dyer straights.
I wanted to give voice to the San Paolo I saw and the San Paolo I appreciated. I wanted to stimulate curiosity and interest in who has not yet been there, but hopefully has the opportunity to go visit this megalopolis that vibrates with its own modern and contradictory vitality. In San Paolo there is room for that which goes beyond music trends and the colors of Carnival, beyond the poverty and dearth of the streets.
San Paolo is a shock: there is what you expect and what they tell you of the Third World and its thousands of conflicts. There is what you rationally have difficulty making out once you actually go there: the energy of the numbers, the diversity, and the money that is radiated by San Paolo.
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SaPa
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 Re: Pubblicato Un Mio Articolo-racconto Su Londra
SaPa, a me farebbe piacere leggere il tuo articolo ma il link non si apre, non è che puoi fare un copia incolla e postarlo qui sul forum????
Comunque la penso come Pretender e posso già immaginarmi i contenuti dell'articolo....SaPa, vediamo se riesci a stupirmi 
LOL mi ricordi i commenti di alcune ragazze che mi dicono "eh, te pensi solo alla gnocca" solo per poi venire da me e chiedermi scusa perchè in realtà sono meno affamato di molti altri e con me stanno meglio che con altri
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