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Road To Ukraine And Russia 2016
Autore Messaggio
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
lo stalker ha scritto: [Visualizza Messaggio]
geom_calboni ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Il probka è la birreria moderna in pieno centro?
Ci sono stato, non ricordo il nome ma credo sia lo stesso di quello che parlo io.


Si ricorda quelle birrerie moderne che ci sono anche qui in Italia -o comunque in occidente in generale- Sei entrato in un lungo corridoio nero prima di entrare nel locale, ve?

Si vicino piazza Konstitutsij.
 




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"stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità"
http://www.viaggiatorindipendenti.it/forum/
 
geom_calboni Invia Messaggio Privato HomePage
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
È passato tanto, lo ammetto. Ma dopo quasi sei mesi mi era tornata la voglia di scrivere. Però, dato che all’anniversario ne mancavano tre, ho voluto aspettare proprio questa data per festeggiare l’anniversario della mia vacanza a Mosca, così da pubblicare questa ultima parte del mio viaggio in “contemporanea” con l’anniversario. Prima di iniziare però è doverosa una piccola premessa sul periodo di permanenza: i giorni, devo ammetterlo, mi sembravano troppi e stando alla mia amica moscovita un po’ avevo ragione, ma per una prima volta alla fine si sono rivelati “giusti” per poter vedere abbastanza cose della città con relativa calma e senza il corri corri che la giornata passa in fretta
Ma procediamo con calma!
QUEL TRENO PER MOSCA

Citazione:
Giovane figlio di Napoli!                               Молодой уроженец Неаполя!
che cosa ti ha portato sui campi di Russia?            Что оставил в России ты на поле?
Non eri felice sul tuo golfo natale?                          Почему ты не мог быть счастливым
                                                                                       Над родным знаменитым заливом?
Io che ti incontrai presso Mozdok                            Я, убивший тебя под Моздоком,
Pensavo al tuo Vesuvio lontano!                              Так мечтал о вулкане далеком!      

Mikhail Svetlov – Italiani
Dunque, dunque… dov’eravamo rimasti? Così tanto tempo trascorso non aiuta nella scrittura e nel rimembrare, mannaggia la miseria! XD ah ecco. Ero sul treno che da Khar’kov mi avrebbe portato alla mia ultima tappa del viaggio: la grande capitale, Mosca! Ma prima c’era un piccolo problema da risolvere… l’attraversamento del confine. Mi ero ripromesso -e questo il geometra lo sa, perché gliene parlai a Pisa- che alle domande di tutte le autorità avrei risposto solo con facce perplesse per far capire loro che io non parlo una parola della loro lingua se non uno “spasiba” o un “da”. Posso dire che il trucchetto in parte ha funzionato perché prima c’è stato un bel siparietto con l’addetta alla carrozza del mio treno -una donna molto simpatica, tra le altre cose- dove per spiegarmi le regole di base del treno c’ha messo l’anima poverella e poi con la soldatessa ukraina al primo controllo che, al rivolgermi le domande di rito e dopo aver controllato il passaporto, vedeva la mia faccia perplessa di povero ragazzo smarrito… Vi ho già detto che sono bravo a mentire quando mi ci metto?     fortuna vuole che il primo controllo del sottoscritto fila liscio, anzi alla povera soldatessa le chiedo di aiutarmi con la compilazione della carta d’ingresso da esibire poi ai suoi colleghi dell’FSB.
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Nel mentre però assisto alla scena -che, ormai penso siano diventate comuni dal 2014- dove è coinvolta una ragazza, madre di due figli, cittadina ukraina con residenza in Russia, paese dove il secondo genito le era nato. Il problema consisteva nel fatto che i documenti del figlio secondogenito non erano giusti secondo il poliziotto di frontiera, il quale comincia a discutere con la ragazza per dirle “noi non possiamo far passare chiunque, sa quanti “rossijani” passano e entrano nel nostro paese?” [nota: il dialogo mi è stato tradotto da un ragazzo in inglese perché personalmente non lo capii], noto con dispiacere per l’ennesima volta le forzature che la situazione politica ha creato e che mi hanno accompagnato per tutta la prima metà del viaggio, come proprio a far notare un distacco forzato da un mondo che a loro appartiene, ma che fanno di tutto per dissociarcisi. Tornando a noi, dopo tante e tante chiacchiere e lacrime i gendarmi l’hanno lasciata passare. Il treno si avvia e decido di dormire un po’ fino all’arrivo in Russia, anche perché non vi nego di essere un po’ preoccupato. Mi aspetta la parte più difficile: convincere i gendarmi dell’FSB a farmi entrare nel loro paese. Credo che qui si sia avverato l’unico luogo comune che terrorizza le menti di noi persone vissute sempre qua in occidente e che per la prima volta si affacciano in questa parte del mondo. All’arrivo nella stazione della già citata città di Bélgorod la tensione sale. Mentre avviene il distacco e il cambio locomotive, l’ispezione arriva nella mia carrozza; stranamente il controllo non è serrato come mi aspettavo. Una banale sbirciata nel mio zaino e un’apertura veloce alla mia valigia. Nessuna mano inserita all’interno, nessuna sacca svuotata, proprio come in cuor mio speravo. Ma il bello deve ancora venire… Si perché al secondo passaggio -quello per il controllo dei documenti- affronto la prima vera grande paura: due donne [di cui una bellissima, NdA] erano le addette al controllo dei documenti. Appena preso in mano il mio documento e la mia carta d’ingresso la ragazza meno avvenente chiama la collega più avvenente -nel mentre era andata più avanti per gli altri controlli- e qui capisco che la bella donna in realtà è il capo. Questi prende il mio passaporto e dopo vari controlli prova a farmi due domande. Io seguo la mia solita prassi ma vedo che non funziona, perché non riesco ad impietosirle… Nemmeno lei, quella che mi ha folgorato il cuore!    quindi le vedo titubanti e in quel momento inizio ad avere un attimo di timore. Perché sentivo i loro discorsi e questi non erano rassicuranti. Ma non potevo parlare, avrei inguaiato la mia situazione ancora di più. Fortuna vuole che il ragazzo nominatovi prima si è offerto volontario, dopo la domanda della comandante su chi sapesse parlare inglese, per fare da traduttore. A quel punto le stesse domande rivoltemi antecedentemente mi sono state rivolte di nuovo, ma questa volta in inglese in modo da poter rispondere -e ve lo devo dire, è stata una vera botta di fortuna- e salvarmi in calcio d’angolo. L’inghippo consisteva nel fatto che il mio passaporto era nuovo ed immacolato e loro non riuscivano a spiegarsi il perché di questa cosa. Non potevano assumersi la responsabilità di fare entrare una persona europea in un treno di ukraini e con un passaporto nuovo. Era troppo sospetto. Ma alla fine sono riuscito a far capire loro che io ero solo un turista e che questi era il mio primo viaggio fuori dall’UE, riuscendo a passare. Finito il mio siparietto ho detto uno “spasiba” alla soldatessa di grado minore e un “spasibo, vy krasivaja” (errori voluti per non far capire che qualcosa la so ) alla soldatessa, fregandomene di essere risbattuto in Ukraina!    ma il tempo di cazzeggiare con il turista per loro è finito. La mia dirimpettaia aveva una bega legale più grave della mia: per non portarvela alla lunga stava trasportando uno scatolone pieno di noci (se la memoria non mi inganna) a dei suoi parenti in Russia, questa, vedendo che la sua situazione era problematica, ha provato a “ungere la situazione”, ma il risultato è stato lo scenario che temevo per me: fatta scendere dal treno e rimandata in Ukraina. La motivazione? Lo scatolo pieno di noci era, per le quantità e la mancata documentazione, un carico da contrabbando… Rientrava nella situazione di contrabbando!!!!!
 
COME PAOLO DI TARSIA
     
Eh si, perché come Paolo di Tarsia è stato folgorato sulla via di damasco, anche io ho subito un qualcosa di simile. Al mattino, prima dell’arrivo a mosca, mentre sorseggiavo il mio Chaj nel mio pod’stakan, decido di passeggiare per la carrozza per sgranchirmi un po’ le gambe. Arrivato dall’altro capo della carrozza mi siedo su una specie di sporgenza e mentre osservavo di boschi di betulle che “correvano” dal finestrino, ho assistito alla scena che mi ha fatto capire l’animo russo: una famiglia intenta a fare colazione in treno. Cosa ci sarà mai da esser folgorati? Beh, il loro figlio più piccolo dell’età di uno, massimo due anni (credo) con le gote rossissime, i capelli biondi e gli occhi azzurri aveva in una mano un uovo sodo morsicato e nell’altra un blin. Il bambino si guardava intorno un po’ spaesato, un po’ felice perché faceva la sua colazione con i suoi genitori e il suo fratellone… ecco! È stata quella la mia folgorazione! È li che ho capito l’animo russo… proprio come mi avevano consigliato le persone che mi han detto di viaggiare in treno e sarò loro eternamente grato per questa cosa! Dopo essermi goduto questa scena ed aver provato a fare una foto in modo anonimo, sono tornato al mio posto e in quel momento mi si è seduto di fronte il tizio che mi ha fatto da interprete con le poliziotte. Iniziamo a parlare, ci presentiamo, chiacchieriamo per tutte e due le ore che mi separano dalla meta. Come mai il treno, il perché del viaggio, il perché del suo viaggio. Scopro che è anche un collezionista di vinili ed era andato in Ukraina dai suoi parenti e dal suo venditore di fiducia di vinili. Gli spiego che anche io cerco i vinili di Viktor Tsoj e dei Kino e mi da un indirizzo (che purtroppo non visiterò per negligenza mia). Nel mentre sento il telefono squillare. È un sms del mio contatto moscovita. La mia amica Ekaterina mi dà delle indicazioni per come spostarmi dalla stazione Kurskaja alla stazione Beloruskaja e quindi avere il mio primo assaggio della metro di Mosca.

COME UN NOVELLO ARTЁM, MA SENZA POST-APOCALITTISMO.

Il treno arriva a destinazione e io mi sento elettrizzato. Saluto il mio nuovo contatto e scendo dal treno. Scendo nella metro e acquisto il mio cachet da 20 corse (consigliatomi dalla mia amica) e come un novello Artjom, mi addentro nella metro [Nota: il mio riferimento è rivolto all’opera letteraria fantascientifica e post apocalittica “metro 2033” di Dmitrij Glukhovskij dove il ragazzo Artjom ne è il protagonista]
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pronto alla mia esplorazione moscovita. Sì perché se a Kiev e a Khar’kov ho sfruttato più i piedi che i mezzi pubblici, qui a Mosca ho fatto una vera e autentica esplorazione -come appunto il protagonista del libro citatovi- della metropolitana moscovita. Sappiate che si può fare anche un giro turistico della intera metro alla visita delle stazioni più belle e quindi se siete in vacanza a Mosca, secondo me un giro turistico della metro DEVE essere fatto. Data questa piccola postilla, torno al mio racconto. Mi allungo per le famose e ripidi scale mobili delle metro sovietiche (tra l’altro già sperimentate a Kiev e Khar’kov) e finalmente mi trovo nella stazione delle metro kurskaja. La linea che mi fa usare la mia amica è l’anello, la più veloce. Il viaggio infatti dura giusto un dieci minuti se la memoria non m’inganna. Salgo e le scale della beloruskaja e la trovo la, sorridente che mi attende e mi da il benvenuto a Mosca! Che cara donna è lei. Una conoscenza fatta un anno prima online per uno scambio linguistico: lei mi aiuta con il russo e io con l’italiano. Come prima cosa in terra moscovita, pensavo volesse offrirmi un caffè alla italiana maniera, in realtà mi ha portato fuori la stazione per andare a fare la scheda telefonica. Il primo impatto con il ritmo di vita moscovita è “strano”. Stesso traffico che vedevo per le strade di Kiev, macchinoni, polizia gente, ma vigeva una sorta di silenzio. Nessun clacson -ad eccezione delle sirene della polizia che durante il mio soggiorno moscovita devo dire mi ha stalkerato-, nessuno che urla. Sembra il paradiso dell’ordine. Riscontro per l’ennesima volta ciò che noi non abbiamo (specie noi al sud italia, brutto da dire lo so, sono un fiero meridionalista, ma i difetti non vanno nascosti, anzi vanno combattuti) nel nostro paese: il senso del civile!! Nessuno -o almeno il 99,6%- che butta una carta per terra, nessuno che deturpa qualcosa, non un clacson per qualcuno che non cammina. Eppure ricordo dei vari post o dei racconti nelle rare volte che ci siamo visti del caro Sorrento sulla vita moscovita: totalmente l’opposto da quella che mi si presenta. Avrò avuto la fortuna del turista a vedere tutto lindo e pinto? Non lo so, so soltanto che ciò che io ho percepito in 3 diverse città e 3 diversi contesti (medio, povero, e ricco) è questo. Comunque sia, vengo accompagnato dalla mia amica che ha sacrificato la sua pausa pre-pranzo a lavoro per venire ad accogliermi e accompagnarmi all’ostello. Fortuna vuole che l’ostello si trovi non lontano dalla stazione e in una classica zona residenziale moscovita, tra i tipici palazzi sovietici. Lei purtroppo non entra con me perché deve andare al lavoro, e allora ci salutiamo dandoci appuntamento per la sera, quando lei uscirà dal lavoro e mi farà fare un piccolo giro della città (una sorta di entrée di benvenuto   ). L’ostello si presenta nuovo, ben fatto e pulito; vengo accolto da una giovane ragazza -suppongo la proprietaria- che in un inglese risicato mi accoglie e mi dà le giuste istruzioni per il quieto vivere, allora io per non metterla a disagio le dico che può parlare in russo perché devo “allenarmi” con la lingua. Dopo le convenzioni di rito di una struttura alberghiera, vado in camera per prendere posto nella mia cuccetta, sistemarmi un secondo sul letto, e mi addormento di colpo -sarà stata la nottata pesante o la mattinata, non so-. Mi sveglio quasi a ridosso dell’appuntamento. Quindi mi do una svegliata e una rinfrescata. Giusto il tempo di una doccia veloce, che nel vestirmi il mio dirimpettaio, vedendomi straniero decide di volermi parlare per conoscermi. Un po’ indaffarato gli rispondo con il mio russo macchinoso. Ho stretto una bella amicizia con lui, un signore sulla quarantina di Kazan (altro splendido posto che spero un giorno di visitare) venuto a Mosca per lavoro e per dei corsi di aggiornamento, dai sui tratti somatici, deduco che sia delle zone vicine il Kazakhstan (dalla foto mi direte se ho indovinato oppure no) o forse del Uzbekistan.
UN “ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE” (O UN PULCINELLA?)
Tornando a noi e per non dilungarmi troppo, mi scuso con la mia nuova conoscenza e gli spiego che sono di corsa. Con la mia amica il giro perlustrativo è quello tipico del turista: prima un bel giro in metro con il cambio di stazioni. Davvero bello il passare da una linea all’altra solo con una rampa di scale, oltre poi a vedere la linea storica. La linea rossa (chissà perché quel colore   ) e le sue stazioni… Il confronto tra i vari stili e le varie linee, ma con il continuo richiamo al comunismo, la mendeleevskaja che per me (essendo un chimico) è stata come una visita a La Mecca… Ma alla fine tutto questo viaggio per me è come una visita a La Mecca… La mia Mecca personale.
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Senza divagare e portarvela a lungo, abbiamo visto l’Arbat con la casa di pushkin e il muro pieno di murales dedicato a Viktorj Tsoj [permettetemi un piccolo slogan: “Цой жил, Цой жив, Цой будет жить! ], la villa quella particolare di cui non ricordo il nome   , il dintorno del Cremlino e la piazza Rossa, un po’ di moscova… Devo essere sincero: la prima cosa che mi è saltata all’occhio rispetto alle altre due mie mete del viaggio è che mosca è più cosmopolita della sua corrispettiva ukraina. Se a Kiev le cartoline le trovavo alle poste, qui sull’arbat trovi di tutto e tutti i classici negozi di turisti, ma nonostante ciò, mi sembrava un sogno. Lo so per voi che leggete è tutto troppo bello e smielato ma per me che ho vissuto con il mito di questi posti (auto inculcatimi, tra l’altro), l’esserci fisicamente e il vedere e il toccare tutto dal vivo e con mano e non per video o per fotografia, mi ha reso completamente euforico. Euforia che nei giorni seguenti non si è vista confermata, ma addirittura amplificata. La giornata finisce così, davanti a una tazza di chaj in compagnia della mia accompagnatrice e a due fette di torta, in una calda atmosfera quando fuori il clima secco di mosca faceva segnare ai termometri in giro per la città la temperatura di 8 gradi. Il secondo giorno mi sono svegliato relativamente presto. Era tempo di esplorare in solitaria; decido di partire armato di mappa della metro per dirigermi a nord: la mia meta era il Cremlino di Izmajlovo. Perché? Beh, perché chiedendo spesso su fb e qui sul forum e come ho già raccontato in precedenza, ero alla ricerca di una specie di mercatino delle pulci dove comprare oggetti del passato a buon prezzo. L’idea era sempre quella di acquistare dei vinili, magari un Cheburashka e qualcosa di militaria a buon mercato dato che sono un appassionato e parte del viaggio me lo sono pagato con la compravendita ai soft gunner di tali materiali   . Peccato sbaglio fermata -o addirittura linea, non ricordo- e devo fare una bella camminata di quaranta minuti che male non mi ha fatto dato che è stata più una camminata nella natura, che un giro in una città. Ne ho approfittato anche per qualche fotografia (di cui una, lo ammetto l’ho usata per il concorso fotografico e non la posterò   ). Arrivato alla meta, becco una delusione: mi aspettavo davvero un bel mercatino come quelli che avevo trovato in alcune foto su internet, ma l’unica cosa che trovo sono le bancarelle per turisti… ancora loro, che siano dannate! Se c’è un qualcosa che veramente uccide l’animo del turista esploratore -secondo me- so quelle c o di bancarelle. Vabbè, deluso da tale scoperta decido di guardare un po’ il materiale da loro offerto e ne approfitto per comprare dei ricordi da portare ai miei. Dando uno sguardo all’orologio, noto che si era fatta ora di pranzo e lo stomaco iniziava a farsi sentire decido quindi di andare al centro commerciale adiacente per mangiare qualcosa. Appena entro vengo accolto da un qualcosa che mi è familiare: una canzone italiana moderna. “vabbè, che sarà mai” penso io, ma appena la canzone finisce sento “Radio Italia solo musica italiana” in quel momento, se esiste una qualche divinità, mi avrà sentito inveirgli contro. Vabbè la fame si fa sentire e decido di fermarmi alla catena di fast food a mo’ di “puzata khata”: TEPEMOK e gusto dei buoni pel’meni con smetana e lui… il mio immancabile compagno di viaggio nonché fornitore di zuccheri per camminare: il kvas! Se c’è una cosa che ho fortemente voluto bere in tutto il viaggio non è stata la vodka, ma il kvas! E anche il kvas della catena di teremok non ha deluso le mie aspettative. Finito il pranzo decido di tornare per poter fare un po’ di spesa al supermercato vicino l’ostello. Ad accompagnarmi nell’operazione tocca al mio nuovo amico e alla nostra nuova reciproca conoscenza: un ragazzo indiano venuto in Russia a trovare il fratello… Senza parlare una quarzo di parola di russo.    infatti prima di andare a fare la spesa c’è stato un piccolo siparietto comico: il sottoscritto ha dovuto fare da interprete tra l’indiano e il tizio di Kazan. Non so come ho fatto ma tra un “Wait”, un “хорошо”, gesticolazioni e un paio “Aeh, e mo’ comm’ cazz c’aggia rice ‘sta cosa a chist?” sono riuscito a far capire ambo le parti le rispettive domande e risposte. Finita la scena siamo andati al supermercato a comprare le vivande varie -con l’immancabile kvas- e gli altri ricordi culinari da portare a casa e tornati “a casa” mi sono concesso una cena per i fatti miei nella cucina dell’ostello, in compagnia di 3 bellissime studentesse, una chiacchierata via whatsapp con chi mi chiedeva come andava il viaggio e la mia Cicerona, alla quale esprimevo il mio disappunto per la giornata trascorsa. Le prime due giornate a Mosca sono trascorse così, tra emozioni alle stelle e piccole delusioni, il tutto circondato da un bello scambio culturale russo-indo-campano.
La prima parte del racconto finisce qui, miei cari. Chiedo venia se vi ho un po’ tediati e state tranquilli: ho scritto tutto il viaggio a mosca e l’ho diviso in tre uscite, quindi non dovrete aspettare un alto anno! La prima è stata oggi, la seconda dopo domani e l’ultima il 6 ottobre, in concomitanza di questo anniversario!

Stay tuned! (caricherò altre immagini nel corso di questi giorni)
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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
lo stalker Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
a sto punto devi fare in libro  
 



 
Maxovich Invia Messaggio Privato Skype
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Gran racconto Antonì,meglio di quanto potessi fare io per i miei 10 anni di Russia(ma ne uscirebbe un tomo di 585 pagine che al massimo venderei per 4€ alle bancarelle delle Luci d'Artista)     
 




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SBALORDITO IL DIAVOLO RIMASE QUANDO COMPRESE QUANTO OSCENO FOSSE IL BENE!
 
sorrento76 Invia Messaggio Privato HomePage
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Maxovich ha scritto: [Visualizza Messaggio]
a sto punto devi fare in libro  

Ah allora posso fà compagnia a Sorrento per le bancarelle  
 




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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
lo stalker Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Bellissimo caro Stalkerino!

Posso capire la tua apprensione in frontiera... anche se si è "in regola" i controlli mettono sempre un pò di preoccupazione. E' la situazione in sè che genera ansia.


Bello il racconto di Mosca

Non mi ricordavo fossi così appassionato a Tsoj... lo sono parecchio anche io

Grazie del contributo

Un caro saluto da Kiev,

Gringox
 




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Russia Italy Forum
 
gringox Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
gringox ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Bellissimo caro Stalkerino!

Posso capire la tua apprensione in frontiera... anche se si è "in regola" i controlli mettono sempre un pò di preoccupazione. E' la situazione in sè che genera ansia.


Bello il racconto di Mosca

Non mi ricordavo fossi così appassionato a Tsoj... lo sono parecchio anche io

Grazie del contributo

Un caro saluto da Kiev,

Gringox


è da un annetto che lo ascolto con piacere. Prima lo conoscevo, ma solo per un paio di canzoni. Come disse un dj tempo fà "le cose belle sono quelle che impari ad apprezzare dopo un certo periodo di tempo". Tra l'altro devo ringraziare Sorrento e la sua Katja per avermo fatto da tramite con un privato della provincia moscovita per l'acquisto di alvuni suoi vinili
 




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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
Ultima modifica di lo stalker il 04 Ottobre 2018, 15:15, modificato 1 volta in totale 
lo stalker Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Beh..., di tempo certamente ne è passato..., ma ne è valsa la pena!  
 




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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Bentornati e ben ritrovati a tutti coloro che daranno un’occhiata a queste “4 righe” di memorie oramai consegnate allo scorrere del tempo...
n4italia ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Beh..., di tempo certamente ne è passato..., ma ne è valsa la pena!  
... Appunto come volevasi dimostrare, grazie Colonne' per l'assist introduttivo! Ma non perdiamoci in chiacchiere e partiamo con la nuova puntata:

<<ПОЕХАЛИ!>> OVVERO UN MODERNO PINOCCHIO NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Il mio terzo giorno moscovita inizia come quasi tutti gli altri della mia vita: in silenzio, con il solo suono di una macchinetta del caffè e l’odore del caffè in uscita o del latte scaldato con i cereali. Solo che data l’assenza della macchinetta e del caffè, le loro veci sono state fatte dal bollitore e dal tè (tanto la molecola è la stessa, cambia solo l’odore). Comunque il rituale del risveglio quest’oggi è molto veloce, mi aspetta una intera giornata di camminate. Come vi avevo anticipato, la mia euforia non si è affievolita con il passare dei giorni, ma è solo aumentata perché oggi mi aspettano due tappe che, nel progettare il viaggio, erano state incluse ancora prima dell’itinerario di partenza dall’italia: il parco VDNKh e il museo della cosmonautica!

Citazione:
«Земля - колыбель человечества, но нельзя вечно жить в колыбели.»     
«La terra è la culla dell'umanità, ma non si può vivere per sempre in una culla.»

Konstantin Ėduardovič Tsiolkovskij

Citazione:
Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini.
Citazione:
Поехали!

Jurij Gagarin

Citazione:
Se le donne in URSS possono lavorare per le ferrovie perché non possono volare nello spazio?

Valentina Tereshkova

Il museo della cosmonautica è stata la prima tappa. Nel tragitto in metro ero incontenibile, sembravo realmente un bambino diretto ad un parco divertimenti dato che per me le imprese spaziali sono una parte essenziale dei miei sogni bambineschi -vissuti “purtroppo” solo con il mito dell’uomo sulla luna e degli shuttle americani- e quindi sono qui per recuperare e guardare tutto ciò che la cosmonautica sovietica ci ha offerti. Arriviamo a destinazione e prima del museo veniamo accolti dal monumento sovrastante: il monumento ai conquistatori dello spazio. Questi è in pieno stile architettonico sovietico: possente e minimalista con quel V2 in titanio che campeggia in alto, ad indicare il cielo raggiunto ed ancora raggiungibile e da esplorare e il mosaico sottostante dove è rappresentata la forza dell’ideologia comunista in questa impresa, in quello che presumo sia bronzo. Già mi piace. Inoltre è disposto come una sorta di percorso che parte dal monumento ora citatovi per poi svilupparsi a partire dalla statua dedicata al padre di TUTTA l'esplorazione spaziale: Tsiolkovskij il quale osserva il progresso attraverso il “viale dei cosmonauti”. Di fianco sul suo lato dx, campeggia la statua di Sergej Korolev il capo progettista e direttore del programma spaziale, messo di lato come se fosse un braccio destro designare a portare l’uomo al successo in questa impresa. Dal lato sinistro campeggiano i busti dei “primi” -l’ho ribattezzati così -Gagarin, la Tereshkova, Leonov, etc. etc. infine il percorso continua con una stella per ogni conquista ottenuta in questo campo e termina con la rappresentazione del sistema solare in 3D. il viale poi, termina (o inizia, dipende da dove si arriva) con due grandi mappamondi posti a destra e a sinistra del viale; questi rappresentano il mappamondo della terra e il mappamondo della volta celeste con tutte le costellazioni.

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È veramente un qualcosa di emozionante. Il museo della cosmonautica poi… non saprei come descriverlo. Un vero crescendo di emozioni su emozioni (si sono ripetitivo, lo so ). Il museo in sé e perno riferimenti alla osservazione spaziale compiuta in periodo greco e alla mitologia collegata, con in particolare il mito di Icaro -tale tema è molto presente nella cosmonautica sovietica, tanto da esserne fonte di ispirazione- la quale fa da benvenuto agli spettatori, mentre tutt’intorno si estende la mitologia moderna dell’esplorazione spaziale e dell’opera di Gagarin.

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 Alle spalle della statua si estende la prima area piena di satelliti sovietici tra cui il modello a grandezza naturale dello Sputnik, i corpi -imbalsamati se non erro- di Belka e Strelka, e molti progetti che fanno da antipasto a cosa rappresenta il museo. L’area finisce con una grande statua di Gagarin a mo’ di Cristo con un mosaico di vetri colorati alle sue spalle i quali rendono l’ambiente molto accogliente; infatti l’area è piena di scolaresche cosa che mi riempe il cuore di gioia, perché i bambini dovrebbero vedere cose del genere tutti i giorni a scuola. Ne avessi avuto io la possibilità da bambino… vabbè, basta divagare. Per divagare stavo dimenticando un secondo aspetto: l’arte propagandistica. Eh si perché tra un poster di spiegazioni e un satellite vi sono molte stampe dei manifesti di propaganda e opere di vari artisti dedicati ai temi del museo.

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la propaganda  23172557_10214859158256785_6533446842754883663_n
le opere d'arte (icaro onnipresente)  23316717_10214859190497591_8571723041729334168_n
A chiudere la prima ala, vi è una mega opera dedicata a Gagarin. Un'opera davvero molto bella!
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 Proseguiamo, ed entriamo nella seconda stanza. questi è piccolina a mo di ricreare una abitazione, perché è l'ala dedicata alla vita di Tsiolkovskij. Del fatto che una persona di umili origini come lui (tra l’altro mezzo sordo) sia riuscito a imparare la matematica (anche avanzata) da autodidatta, delle sue fantasie e sogni. Sembra di vedere un moderno Da Vinci della cosmonautica e questa cosa un po’ mi lascia il dente amaro. Si perché un piccolo appunto devo farlo ed è rivolto alla nostra cultura: io prima di venire qui, non lo conoscevo proprio, eppure egli, come ho già accennato, è stato davvero come il padre dell’esplorazione spaziale non solo sovietica, ma mondiale dato dal suo genio visionario! Perché per colpa -suppongo- di una stupida propaganda noi gli abbiamo dato il devoto ruolo che gli spetta? Dubbi che non saprò rispondere.

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Le aree successive sono un susseguirsi di cimeli, tute, pezzi di luna, fino al giungere dell’area più grande e vasta: quella dei modellini. Voi non avete idea di cosa sia quell’area. Penso che se io fossi stato un riccone, mi sarei fatto una stanza IDENTICA a quella. Quest’area è quella paradossalmente più moderna. Si perché spazia dai primi modelli dei razzi R1 agli ultimi modelli dei razzi sojuz, proton, angarà, etc. oltre a un modello della ISS e i razzi occidentali (è un’area più internazionale). Qui però non mancano il primo rover lunare Lunochod 1 che immaginavo molto più piccolo ma si è dimostrato enorme (alto 135 cm e aveva una massa di 840 kg, lungo 170 cm e largo 160 cm fonte, WIKIPEDIA) e un pezzo di una sojuz vero che mostra l’abitacolo. Poi il mio razzo preferito e il mio veicolo di trasporto preferito: il vettore Energhija e il Buran.
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eccomi con il buran 23319094_10214859180537342_2710255772485487462_n
 A tal proposito, ne approfitto del Buran per lasciare il bellissimo museo, uscire da questi e avviarmi verso Выставка Достижений Народного Хозяйства, ВДНХ cioè l’esposizione delle conquiste economiche della nazione, il VDNKh. Il tempo in quei giorni era piovoso. <<Fischiava il vento e urlava la bufera>> avrebbe detto Nino Manfredi in un suo film [Cafè Express per chi non lo conoscesse], ma per fortuna non eravamo in quel caso ma comunque un po' per stanchezza, un po' perché era l'ora di pranzo e infine anche per riscaldarci, ci siam dovuti rifugiare (io e la mia musa) nell’unico cafè trovato nelle vicinanze… un Mc Donald’s (b**t!)
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Il tempo di riposare per rifocillarci un po’ e di bere un ““caffè””, scambiando una chiacchiera sulle prime impressioni di questa giornata, ma anche per un mini bilancio su sta vacanza e su varie argomenti più o meno blandi, a volte sciocchi, che magari a qualcuno possono dare l’impressione che io sia un bamboccione o uno sciocco. La mia amica ogni tanto me lo fa notare, non tanto per bacchettarmi o perché mi ritenga realmente tale, quanto perché non riesce a comprendere questo mio lato infantile. Come spiegarglielo? Non è facile ci provo, ma non ottengo alcun risultato. A quel punto dico “vabbè, vuol dire che devo migliorare. Devo maturare. Ho anche una certa età, è tempo di essere seri” ma è un ragionamento che non ha molta importanza in questo momento. anche perché ci sono punti di vista differenti che andrebbero spiegati, fatti capire, discussi ma il tempo a nostra disposizione è finito, si perché il locale era affollato e dei ragazzetti con i loro vassoi pieni di patatine, coca cola a bicchieroni e hamburger, vedendoci con il tavolo semivuoto coperto solo con cartacce e due tazzine vuote, ci chiedono se a momenti saremmo andati via, così da occupare il tavolo. Noi glielo cediamo volentieri, ci alziamo e prima di riprendere facciamo una sosta al bagno. In attesa che torni Katja parte spontanea una delle mie solite riflessioni sulla curiosa scenetta appena svoltasi: io sono venuto in questo posto, per sfuggire da quella che oramai è la “mia” mondanità; il ritrovarsi al mc di sabato (o comunque nei festivi) e vestire alla occidentale è uno scenario tipico alla quale sono -anzi siamo- abituato e che nonostante cerchi di sfuggirgli perché lo trovo sbagliato, è curioso vedere come questi mi insegui e mi trovi sempre. Sempre a ricordarti del mondo globalizzato in cui vivi dove tutti vogliono quel modello e pensare che questi era un paese che fino ad un 30anni fa era in prima linea contro quegli standard di vita, mentre oggi questo stesso paese ne è stato permeato fino in fondo al punto tale di farmi ritrovare al Mc Donald’s della stazione di Pisa Centrale o al Mc Donald’s di Napoli o quello di Salerno. Sia chiaro, questo non è un discorso contro il capitalismo in sé, quanto contro lo stile di vita che abbiamo noi da questa parte del globo e che comunque sia cerchiamo di imporre agli altri: vogliamo essere tutti diversi e liberi, ma allo stesso tempo siamo tutti uguali e incatenati. Vorremmo imitare stili di vita che oramai non ci appartengono più e che pensiamo di trovare solo in determinati posti, ma allo stesso tempo in questi luoghi esiste ciò da cui fuggiamo. Il mondo è veramente un posto strano! Fatta la pausa pipì, approfittiamo della piccola tregua della pioggia per fare un giro nel parco (piccola un corno, saranno state un paio d’ore). Devo dire che nonostante questi sia in fase di ristrutturazione resta comunque molto bello, anche se allo stesso tempo è un po’ abbandonato a se’ stesso. Oramai i tempi in cui i padiglioni erano pieni sono passati (giusto per ricollegarmi al discorso del Mc), ma a quanto pare un nuovo spiraglio è all’orizzonte, si perché anche i padiglioni a quanto ho capito sono in fase di recupero totale per poter un giorno ricominciare ad esporre. La grande statua dell’amicizia tra i popoli purtroppo è spenta per via del clima ma nonostante ciò, è di una bellezza unica. Anche i colori e i giochi armoniosi architettonici del padiglione bielorusso, quello uzbeko quello georgiano in legno, sanno appagare lo sguardo. Ma ahimè come capitò a Lucca qualche anno fa durante il periodo del comix, anche questa volta le bellezze architettoniche ai miei occhi sono state sovrastate da altro: un razzo R-1, uno Shukoj su-27 e un mig-8 mi attendono in tutta la loro bellezza e io regredisco nuovamente a bambino. Aaah quanto sono belli, ma ecco che lo intravedo: dietro un cespuglio c’è lui che mi attende… Nascosto: il Buran. Quello vero autentico! Beh non proprio, quello “vero e autentico” parrebbe non esistere più. Giaceva abbandonato in un hangar del cosmodromo di Bajkonur e a quanto pare una ultima neve ha fatto crollare il tetto, danneggiandolo. Questo esposto è solo uno dei modelli che avevano costruito per uno dei vari test (non ricordo quale fosse). Adesso è un museo che spiega la storia di questa titanica impresa del programma spaziale sovietico. Titanica, si è la parola giusta. Il programma è costato un bel po’ di miliardi di rubli dei tempi per l’ottenimento. Sia chiaro il suo sviluppo ha fatto sì che le tecnologie sovietiche progredissero e io ne sono contento perché sono sempre a favore della scienza come traino per lo sviluppo umanistico. Mi spiace solo che in quel periodo l’urss non navigasse in buone acque e che i dirigenti del pcus fossero sordi alle esigenze della propria popolazione. Quanti errori sono stati fatti in passato in queste zone. Si spera sempre che la storia sia maestra e che abbiano appreso la lezione.
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lavoratore molto impegnato a ponderare sul lavoro da fare, il nuovo Stakanov
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 Finito il giro sullo spazioplano (non mi dilungo molto sulla sua descrizione, sarebbe più o meno come quella del museo della cosmonautica con la mia eccitazione a mille e un silenzio pregnante, disturbato solo dalle parole della guida e della voce della mia amica che traduce le parti che non capisco. Sembra di essere in chiesa e di ascoltare in religioso silenzio un sermione) il tempo ricomincia a farsi vedere: di nuovo la pioggia! Oramai il parco lo abbiam visitato, quindi decidiamo di ritirarci prendendo però al posto della metro la monorotaia. Prima però vengo invitato dalla mia amica in un piccolo negozietto per bambini il quale produce un dolcetto tipico della sua infanzia: delle ciambelline fritte cosparse di zucchero a velo. Vi dirò la verità: non sono tutta stra gran specialità e non sono nulla di nuovo al mio palato -per fare l'italiano megalomane basta dire che mia zia è una maestra nel farle e da noi so tipiche (a Napoli le chiamano graffe, noi dell’entroterra siamo più contadini e sempliciotti e le chiamiamo solo zeppole   ) ma resto affascinato dal ricordo della mia amica sulla sua gioventù, quasi a riviverlo io in prima persona, dai suoi occhi pieni di spensieratezza e gioia di quelle volte che andava a comprarsi le zeppoline.
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 Finito l’amarcord delle zeppoline, è tempo di rientrare; un'occhiata veloce al monumento dell'operaio e la kolkonitsa e a un paio di giocattolini di Mr. Putin messi in bella mostra      
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 Dal vagone della monorotaia guardo la torre di Ostankino e la sua grande bandiera russa che sventola in balia del vento forte presente in cima a quelle quote. Sembra proprio una rappresentazione dello stoicismo russo alle intemperie della storia: rivoluzioni, guerre, stermini, occupazioni, dittature, zarismo, carestie ma il russo è sempre li. Stoico in attesa che tutto passi, che tutto scorra, proprio come la torre. [tra l’altro questa torre è anche un punto importante nella storia del libro citatovi]. Nella metro con la mia amica ci salutiamo. Lei ha un altro treno da prendere per tornare a casa e dovrà fare un’altra ora di viaggio. Io invece ne approfitto per tornare -nonostante il brutto tempo- nella piazza rossa.

Podmoskovnje vecherà
per chi non conoscesse questa bellissima serenata a Mosca, ecco un approfondimento:
YouTube Link
ed ecco una versione un po' più tradizionale e corale
YouTube Link

Come quando passeggio per Napoli adoro ascoltare la canzone "Toledo" di Pino Daniele, per le sere di Mosca questa colonna sonora era la più adatta e voglio condividerla con voi. Torniamo a noi: direzione piazza rossa... Di nuovo! eh si perché nonostante ci sia stato già due volte, è come se avessi l'impressione di non averla visitata per nulla e tutt'oggi ad un anno di distanza questa sensazione permane. Questo perché mi mancano ancora molte cose da vedere come il cremlino, il gum, il mausoleo di Lenin, la cattedrale di San Basilio, il Bol'shoj!!! Prendo la palla al balzo e decido quindi di uscire alla fermata della biblioteca Lenin, per recarmi al teatro e vi racconto una curiosità: solo l’altro giorno mentre riguardavo le foto mi sono reso conto che l’uscita della metro da me presa in questa occasione è stata la stessa del film girato da Vittorio De Sica nel film “i girasoli” quando la Loren esce dalla metro e arriva nell’immensa Mosca (come la musica tende a sottolineare. c'era il video di quella determinata scena su youtube, ma è sparito!!!   ). Una cosa bellissima, notata ahimè solo a distanza di un anno       pian piano mi avvicino al teatro e vedo anche la Duma russa (in uno dei vecchi imponenti edifici sovietici) e una moltitudine di poliziotti dei corpi speciali i famosi OMOH (si legge amòn) che si vedono spesso nei video delle proteste in Russia (sono i corrispettivi russi dei Berkut ukraini e dei celerini italiani). Riesco a vedere anche il campio della guardia alla fiamma eterna e riesco a fare un video sotto la pioggia (non so se riesco a caricarlo, ma ci provo). arrivato al Bol'shoj sento un suono familiare... Qualcosa che capisco a primo impatto: delle ragazze italiane che davanti al teatro sono intende a fare foto ricordo. Quando sento dire "accidenti ma come facciamo per la foto insieme?" a quel punto da buon marpione ho esclamato "aaah ma pure qua mi ritrovo gente che parla come me?"       devo dire che fare il finto antipatico ha funzionato; una foto, una chiacchiera breve dove scopro che sono delle studentesse in una sorta di Erasmus e poi di nuovo ognuno per la propria strada... Nono sono venuto qua mica per incontrare le italiane?   in verità nemmeno le russe, l'intenzione del viaggio non era proprio quella (ma se fosse capitata l'occasione non mi sarei tirato indietro... Oddio una mezza c'è stata ma non è stata possibile approfondirla per via del fatto che sia io che lei stavamo nello stesso ostello e che entrambi avevamo poco tempo a disposizione ) vabbè continuo il mio divagare e le righe aumentano. Scusate! Comunque il mio giro prosegue con la visita della moscova e con una pazzia(!!) provo ad andare all'università statale e all'accademia delle scienze russe. Prendo la metro e scendo ad una stazione che a qualcuno del forum è abbastanza conosciuta: la stazione Frunzenskaja... Sorre'... Sai niente?   Peccato che nel cercare le due mete (di cui una avvistata in lontananza, cioè l'accademia) mi sono perso e siccome oramai era tardi decido di tornare in tutta fretta alla piazza rossa perché devo scattarmi una foto di me di spalle mentre guardo la piazza rossa. Completata la missione e fatto un giro nel GUM  e in una delle librerie, e in un negozio della piazza finalmente torno al mio ostello... Distrutto ma felice. Affamato... MOLTO, decido di comprare un pirozhok in uno dei chioschetti della zona. Ricordandomi le parole di Katja "non comprare cibo nei chioschetti perché poco igienici, sopratutto quelli con le uova", decido di comprarne uno... Con le uova e di sfidare il destino!!!     La sfida con la sorte in questo caso la vinco io, ma un secondo round sta per giocarsi all'ostello prima che io vada a letto: davanti la porta trovo due tizi vestiti con cappotto elegante e vestiario elegante discutere tra loro, altamente ubriachi. "Merda!" esclamo, perché i due erano proprio davanti la porta. Non solo fino al giorno prima erano clienti dell'ostello. il tizio più sobrio mi vede e decide di cambiare aria chiamando anche il suo amico. Quest'altro invece mi vede e inizia a interloquire con me. In tutta la mia vita non avrò mai sentito un misto di parolacce, imprecazioni, alito di vodka e confessioni da parte di un ubriaco come in questa occasione: per non portarvela a lungo i due erano il classico esempio di poliziotto altolocato venuto a mosca in veste di non so cosa... Corrotto. Mi parla di un suo amico che viene in italia con il ferrari e ha villa a Riccione, del fatto che lui abbia i gradi e nessuno può dirgli cosa fare... Mi sorge un sospetto che questi oltre a essere un poliziotto sia un вор в законе (un mafioso de noartri). Inizio un po' a scagarmi sotto dato che mi sta dicendo la sua vita morte e miracoli vari. Fortuna che interviene il suo amico a tirarselo via e io tiro un sospiro di sollievo. Entro e vedo la ragazza proprietaria dell'ostello piangere. Questa mi chiede se i signori mi hanno arrecato danno. Le dico che è tutto ok e mi dice che l'hanno mezza truffata pagando la metà e sfasciando mezza stanza. Che tipi di merda   saluto lei, vado in cucina per mangiucchire qualche altra cosa e il mio amico tataro (mi pare si chiami Sergej) mi presenta una ragazza ospite anche lei li-la tipa con cui avrei potuto approfondire- una chiacchiera veloce dove scopro che lei mi credeva indiano     deluso da questa ultimo colpo, incasso il tutto e rientro in camera. Doccia, una sistemata alla valigia e un'occhiata all'ultime tappe del giorno dopo prima del rientro a casa.... Che peccato il tempo in terre Russe sta per volgere al termine, come volgerà al termine questo racconto fra due giorni. Bentornati e ben ritrovati a tutti coloro che daranno un’occhiata a queste “4 righe” di memorie oramai consegnate allo scorrere del tempo...
n4italia ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Beh..., di tempo certamente ne è passato..., ma ne è valsa la pena!  
... Appunto come volevasi dimostrare, grazie Colonne' per l'assist introduttivo! Ma non perdiamoci in chiacchiere e partiamo con la nuova puntata:

<<ПОЕХАЛИ!>> OVVERO UN MODERNO PINOCCHIO NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Il mio terzo giorno moscovita inizia come quasi tutti gli altri della mia vita: in silenzio, con il solo suono di una macchinetta del caffè e l’odore del caffè in uscita o del latte scaldato con i cereali. Solo che data l’assenza della macchinetta e del caffè, le loro veci sono state fatte dal bollitore e dal tè (tanto la molecola è la stessa, cambia solo l’odore). Comunque il rituale del risveglio quest’oggi è molto veloce, mi aspetta una intera giornata di camminate. Come vi avevo anticipato, la mia euforia non si è affievolita con il passare dei giorni, ma è solo aumentata perché oggi mi aspettano due tappe che, nel progettare il viaggio, erano state incluse ancora prima dell’itinerario di partenza dall’italia: il parco VDNKh e il museo della cosmonautica!

Citazione:
«Земля - колыбель человечества, но нельзя вечно жить в колыбели.»     
«La terra è la culla dell'umanità, ma non si può vivere per sempre in una culla.»

Konstantin Ėduardovič Tsiolkovskij

Citazione:
Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini.
Citazione:
Поехали!

Jurij Gagarin

Citazione:
Se le donne in URSS possono lavorare per le ferrovie perché non possono volare nello spazio?

Valentina Tereshkova

Il museo della cosmonautica è stata la prima tappa. Nel tragitto in metro ero incontenibile, sembravo realmente un bambino diretto ad un parco divertimenti dato che per me le imprese spaziali sono una parte essenziale dei miei sogni bambineschi -vissuti “purtroppo” solo con il mito dell’uomo sulla luna e degli shuttle americani- e quindi sono qui per recuperare e guardare tutto ciò che la cosmonautica sovietica ci ha offerti. Arriviamo a destinazione e prima del museo veniamo accolti dal monumento sovrastante: il monumento ai conquistatori dello spazio. Questi è in pieno stile architettonico sovietico: possente e minimalista con quel V2 in titanio che campeggia in alto, ad indicare il cielo raggiunto ed ancora raggiungibile e da esplorare e il mosaico sottostante dove è rappresentata la forza dell’ideologia comunista in questa impresa, in quello che presumo sia bronzo. Già mi piace. Inoltre è disposto come una sorta di percorso che parte dal monumento ora citatovi per poi svilupparsi a partire dalla statua dedicata al padre di TUTTA l'esplorazione spaziale: Tsiolkovskij il quale osserva il progresso attraverso il “viale dei cosmonauti”. Di fianco sul suo lato dx, campeggia la statua di Sergej Korolev il capo progettista e direttore del programma spaziale, messo di lato come se fosse un braccio destro designare a portare l’uomo al successo in questa impresa. Dal lato sinistro campeggiano i busti dei “primi” -l’ho ribattezzati così -Gagarin, la Tereshkova, Leonov, etc. etc. infine il percorso continua con una stella per ogni conquista ottenuta in questo campo e termina con la rappresentazione del sistema solare in 3D. il viale poi, termina (o inizia, dipende da dove si arriva) con due grandi mappamondi posti a destra e a sinistra del viale; questi rappresentano il mappamondo della terra e il mappamondo della volta celeste con tutte le costellazioni.

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È veramente un qualcosa di emozionante. Il museo della cosmonautica poi… non saprei come descriverlo. Un vero crescendo di emozioni su emozioni (si sono ripetitivo, lo so ). Il museo in sé e perno riferimenti alla osservazione spaziale compiuta in periodo greco e alla mitologia collegata, con in particolare il mito di Icaro -tale tema è molto presente nella cosmonautica sovietica, tanto da esserne fonte di ispirazione- la quale fa da benvenuto agli spettatori, mentre tutt’intorno si estende la mitologia moderna dell’esplorazione spaziale e dell’opera di Gagarin.

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 Alle spalle della statua si estende la prima area piena di satelliti sovietici tra cui il modello a grandezza naturale dello Sputnik, i corpi -imbalsamati se non erro- di Belka e Strelka, e molti progetti che fanno da antipasto a cosa rappresenta il museo. L’area finisce con una grande statua di Gagarin a mo’ di Cristo con un mosaico di vetri colorati alle sue spalle i quali rendono l’ambiente molto accogliente; infatti l’area è piena di scolaresche cosa che mi riempe il cuore di gioia, perché i bambini dovrebbero vedere cose del genere tutti i giorni a scuola. Ne avessi avuto io la possibilità da bambino… vabbè, basta divagare. Per divagare stavo dimenticando un secondo aspetto: l’arte propagandistica. Eh si perché tra un poster di spiegazioni e un satellite vi sono molte stampe dei manifesti di propaganda e opere di vari artisti dedicati ai temi del museo.

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A chiudere la prima ala, vi è una mega opera dedicata a Gagarin. Un'opera davvero molto bella!
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 Proseguiamo, ed entriamo nella seconda stanza. questi è piccolina a mo di ricreare una abitazione, perché è l'ala dedicata alla vita di Tsiolkovskij. Del fatto che una persona di umili origini come lui (tra l’altro mezzo sordo) sia riuscito a imparare la matematica (anche avanzata) da autodidatta, delle sue fantasie e sogni. Sembra di vedere un moderno Da Vinci della cosmonautica e questa cosa un po’ mi lascia il dente amaro. Si perché un piccolo appunto devo farlo ed è rivolto alla nostra cultura: io prima di venire qui, non lo conoscevo proprio, eppure egli, come ho già accennato, è stato davvero come il padre dell’esplorazione spaziale non solo sovietica, ma mondiale dato dal suo genio visionario! Perché per colpa -suppongo- di una stupida propaganda noi gli abbiamo dato il devoto ruolo che gli spetta? Dubbi che non saprò rispondere.

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Le aree successive sono un susseguirsi di cimeli, tute, pezzi di luna, fino al giungere dell’area più grande e vasta: quella dei modellini. Voi non avete idea di cosa sia quell’area. Penso che se io fossi stato un riccone, mi sarei fatto una stanza IDENTICA a quella. Quest’area è quella paradossalmente più moderna. Si perché spazia dai primi modelli dei razzi R1 agli ultimi modelli dei razzi sojuz, proton, angarà, etc. oltre a un modello della ISS e i razzi occidentali (è un’area più internazionale). Qui però non mancano il primo rover lunare Lunochod 1 che immaginavo molto più piccolo ma si è dimostrato enorme (alto 135 cm e aveva una massa di 840 kg, lungo 170 cm e largo 160 cm fonte, WIKIPEDIA) e un pezzo di una sojuz vero che mostra l’abitacolo. Poi il mio razzo preferito e il mio veicolo di trasporto preferito: il vettore Energhija e il Buran.
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eccomi con il buran 23319094_10214859180537342_2710255772485487462_n
 A tal proposito, ne approfitto del Buran per lasciare il bellissimo museo, uscire da questi e avviarmi verso Выставка Достижений Народного Хозяйства, ВДНХ cioè l’esposizione delle conquiste economiche della nazione, il VDNKh. Il tempo in quei giorni era piovoso. <<Fischiava il vento e urlava la bufera>> avrebbe detto Nino Manfredi in un suo film [Cafè Express per chi non lo conoscesse], ma per fortuna non eravamo in quel caso ma comunque un po' per stanchezza, un po' perché era l'ora di pranzo e infine anche per riscaldarci, ci siam dovuti rifugiare (io e la mia musa) nell’unico cafè trovato nelle vicinanze… un Mc Donald’s (b**t!)
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Il tempo di riposare per rifocillarci un po’ e di bere un ““caffè””, scambiando una chiacchiera sulle prime impressioni di questa giornata, ma anche per un mini bilancio su sta vacanza e su varie argomenti più o meno blandi, a volte sciocchi, che magari a qualcuno possono dare l’impressione che io sia un bamboccione o uno sciocco. La mia amica ogni tanto me lo fa notare, non tanto per bacchettarmi o perché mi ritenga realmente tale, quanto perché non riesce a comprendere questo mio lato infantile. Come spiegarglielo? Non è facile ci provo, ma non ottengo alcun risultato. A quel punto dico “vabbè, vuol dire che devo migliorare. Devo maturare. Ho anche una certa età, è tempo di essere seri” ma è un ragionamento che non ha molta importanza in questo momento. anche perché ci sono punti di vista differenti che andrebbero spiegati, fatti capire, discussi ma il tempo a nostra disposizione è finito, si perché il locale era affollato e dei ragazzetti con i loro vassoi pieni di patatine, coca cola a bicchieroni e hamburger, vedendoci con il tavolo semivuoto coperto solo con cartacce e due tazzine vuote, ci chiedono se a momenti saremmo andati via, così da occupare il tavolo. Noi glielo cediamo volentieri, ci alziamo e prima di riprendere facciamo una sosta al bagno. In attesa che torni Katja parte spontanea una delle mie solite riflessioni sulla curiosa scenetta appena svoltasi: io sono venuto in questo posto, per sfuggire da quella che oramai è la “mia” mondanità; il ritrovarsi al mc di sabato (o comunque nei festivi) e vestire alla occidentale è uno scenario tipico alla quale sono -anzi siamo- abituato e che nonostante cerchi di sfuggirgli perché lo trovo sbagliato, è curioso vedere come questi mi insegui e mi trovi sempre. Sempre a ricordarti del mondo globalizzato in cui vivi dove tutti vogliono quel modello e pensare che questi era un paese che fino ad un 30anni fa era in prima linea contro quegli standard di vita, mentre oggi questo stesso paese ne è stato permeato fino in fondo al punto tale di farmi ritrovare al Mc Donald’s della stazione di Pisa Centrale o al Mc Donald’s di Napoli o quello di Salerno. Sia chiaro, questo non è un discorso contro il capitalismo in sé, quanto contro lo stile di vita che abbiamo noi da questa parte del globo e che comunque sia cerchiamo di imporre agli altri: vogliamo essere tutti diversi e liberi, ma allo stesso tempo siamo tutti uguali e incatenati. Vorremmo imitare stili di vita che oramai non ci appartengono più e che pensiamo di trovare solo in determinati posti, ma allo stesso tempo in questi luoghi esiste ciò da cui fuggiamo. Il mondo è veramente un posto strano! Fatta la pausa pipì, approfittiamo della piccola tregua della pioggia per fare un giro nel parco (piccola un corno, saranno state un paio d’ore). Devo dire che nonostante questi sia in fase di ristrutturazione resta comunque molto bello, anche se allo stesso tempo è un po’ abbandonato a se’ stesso. Oramai i tempi in cui i padiglioni erano pieni sono passati (giusto per ricollegarmi al discorso del Mc), ma a quanto pare un nuovo spiraglio è all’orizzonte, si perché anche i padiglioni a quanto ho capito sono in fase di recupero totale per poter un giorno ricominciare ad esporre. La grande statua dell’amicizia tra i popoli purtroppo è spenta per via del clima ma nonostante ciò, è di una bellezza unica. Anche i colori e i giochi armoniosi architettonici del padiglione bielorusso, quello uzbeko quello georgiano in legno, sanno appagare lo sguardo. Ma ahimè come capitò a Lucca qualche anno fa durante il periodo del comix, anche questa volta le bellezze architettoniche ai miei occhi sono state sovrastate da altro: un razzo R-1, uno Shukoj su-27 e un mig-8 mi attendono in tutta la loro bellezza e io regredisco nuovamente a bambino. Aaah quanto sono belli, ma ecco che lo intravedo: dietro un cespuglio c’è lui che mi attende… Nascosto: il Buran. Quello vero autentico! Beh non proprio, quello “vero e autentico” parrebbe non esistere più. Giaceva abbandonato in un hangar del cosmodromo di Bajkonur e a quanto pare una ultima neve ha fatto crollare il tetto, danneggiandolo. Questo esposto è solo uno dei modelli che avevano costruito per uno dei vari test (non ricordo quale fosse). Adesso è un museo che spiega la storia di questa titanica impresa del programma spaziale sovietico. Titanica, si è la parola giusta. Il programma è costato un bel po’ di miliardi di rubli dei tempi per l’ottenimento. Sia chiaro il suo sviluppo ha fatto sì che le tecnologie sovietiche progredissero e io ne sono contento perché sono sempre a favore della scienza come traino per lo sviluppo umanistico. Mi spiace solo che in quel periodo l’urss non navigasse in buone acque e che i dirigenti del pcus fossero sordi alle esigenze della propria popolazione. Quanti errori sono stati fatti in passato in queste zone. Si spera sempre che la storia sia maestra e che abbiano appreso la lezione.
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lavoratore molto impegnato a ponderare sul lavoro da fare, il nuovo Stakanov
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 Finito il giro sullo spazioplano (non mi dilungo molto sulla sua descrizione, sarebbe più o meno come quella del museo della cosmonautica con la mia eccitazione a mille e un silenzio pregnante, disturbato solo dalle parole della guida e della voce della mia amica che traduce le parti che non capisco. Sembra di essere in chiesa e di ascoltare in religioso silenzio un sermione) il tempo ricomincia a farsi vedere: di nuovo la pioggia! Oramai il parco lo abbiam visitato, quindi decidiamo di ritirarci prendendo però al posto della metro la monorotaia. Prima però vengo invitato dalla mia amica in un piccolo negozietto per bambini il quale produce un dolcetto tipico della sua infanzia: delle ciambelline fritte cosparse di zucchero a velo. Vi dirò la verità: non sono tutta stra gran specialità e non sono nulla di nuovo al mio palato -per fare l'italiano megalomane basta dire che mia zia è una maestra nel farle e da noi so tipiche (a Napoli le chiamano graffe, noi dell’entroterra siamo più contadini e sempliciotti e le chiamiamo solo zeppole   ) ma resto affascinato dal ricordo della mia amica sulla sua gioventù, quasi a riviverlo io in prima persona, dai suoi occhi pieni di spensieratezza e gioia di quelle volte che andava a comprarsi le zeppoline.
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 Finito l’amarcord delle zeppoline, è tempo di rientrare; un'occhiata veloce al monumento dell'operaio e la kolkonitsa e a un paio di giocattolini di Mr. Putin messi in bella mostra      
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 Dal vagone della monorotaia guardo la torre di Ostankino e la sua grande bandiera russa che sventola in balia del vento forte presente in cima a quelle quote. Sembra proprio una rappresentazione dello stoicismo russo alle intemperie della storia: rivoluzioni, guerre, stermini, occupazioni, dittature, zarismo, carestie ma il russo è sempre li. Stoico in attesa che tutto passi, che tutto scorra, proprio come la torre. [tra l’altro questa torre è anche un punto importante nella storia del libro citatovi]. Nella metro con la mia amica ci salutiamo. Lei ha un altro treno da prendere per tornare a casa e dovrà fare un’altra ora di viaggio. Io invece ne approfitto per tornare -nonostante il brutto tempo- nella piazza rossa.

Podmoskovnje vecherà
per chi non conoscesse questa bellissima serenata a Mosca, ecco un approfondimento:
YouTube Link
ed ecco una versione un po' più tradizionale e corale
YouTube Link

Come quando passeggio per Napoli adoro ascoltare la canzone "Toledo" di Pino Daniele, per le sere di Mosca questa colonna sonora era la più adatta e voglio condividerla con voi. Torniamo a noi: direzione piazza rossa... Di nuovo! eh si perché nonostante ci sia stato già due volte, è come se avessi l'impressione di non averla visitata per nulla e tutt'oggi ad un anno di distanza questa sensazione permane. Questo perché mi mancano ancora molte cose da vedere come il cremlino, il gum, il mausoleo di Lenin, la cattedrale di San Basilio, il Bol'shoj!!! Prendo la palla al balzo e decido quindi di uscire alla fermata della biblioteca Lenin, per recarmi al teatro e vi racconto una curiosità: solo l’altro giorno mentre riguardavo le foto mi sono reso conto che l’uscita della metro da me presa in questa occasione è stata la stessa del film girato da Vittorio De Sica nel film “i girasoli” quando la Loren esce dalla metro e arriva nell’immensa Mosca (come la musica tende a sottolineare. c'era il video di quella determinata scena su youtube, ma è sparito!!!   ). Una cosa bellissima, notata ahimè solo a distanza di un anno       pian piano mi avvicino al teatro e vedo anche la Duma russa (in uno dei vecchi imponenti edifici sovietici) e una moltitudine di poliziotti dei corpi speciali i famosi OMOH (si legge amòn) che si vedono spesso nei video delle proteste in Russia (sono i corrispettivi russi dei Berkut ukraini e dei celerini italiani). Riesco a vedere anche il campio della guardia alla fiamma eterna e riesco a fare un video sotto la pioggia (non so se riesco a caricarlo, ma ci provo). arrivato al Bol'shoj sento un suono familiare... Qualcosa che capisco a primo impatto: delle ragazze italiane che davanti al teatro sono intende a fare foto ricordo. Quando sento dire "accidenti ma come facciamo per la foto insieme?" a quel punto da buon marpione ho esclamato "aaah ma pure qua mi ritrovo gente che parla come me?"       devo dire che fare il finto antipatico ha funzionato; una foto, una chiacchiera breve dove scopro che sono delle studentesse in una sorta di Erasmus e poi di nuovo ognuno per la propria strada... Nono sono venuto qua mica per incontrare le italiane?   in verità nemmeno le russe, l'intenzione del viaggio non era proprio quella (ma se fosse capitata l'occasione non mi sarei tirato indietro... Oddio una mezza c'è stata ma non è stata possibile approfondirla per via del fatto che sia io che lei stavamo nello stesso ostello e che entrambi avevamo poco tempo a disposizione ) vabbè continuo il mio divagare e le righe aumentano. Scusate! Comunque il mio giro prosegue con la visita della moscova e con una pazzia(!!) provo ad andare all'università statale e all'accademia delle scienze russe. Prendo la metro e scendo ad una stazione che a qualcuno del forum è abbastanza conosciuta: la stazione Frunzenskaja... Sorre'... Sai niente?   Peccato che nel cercare le due mete (di cui una avvistata in lontananza, cioè l'accademia) mi sono perso e siccome oramai era tardi decido di tornare in tutta fretta alla piazza rossa perché devo scattarmi una foto di me di spalle mentre guardo la piazza rossa. Completata la missione e fatto un giro nel GUM  e in una delle librerie, e in un negozio della piazza finalmente torno al mio ostello... Distrutto ma felice. Affamato... MOLTO, decido di comprare un pirozhok in uno dei chioschetti della zona. Ricordandomi le parole di Katja "non comprare cibo nei chioschetti perché poco igienici, sopratutto quelli con le uova", decido di comprarne uno... Con le uova e di sfidare il destino!!!     La sfida con la sorte in questo caso la vinco io, ma un secondo round sta per giocarsi all'ostello prima che io vada a letto: davanti la porta trovo due tizi vestiti con cappotto elegante e vestiario elegante discutere tra loro, altamente ubriachi. "Merda!" esclamo, perché i due erano proprio davanti la porta. Non solo fino al giorno prima erano clienti dell'ostello. il tizio più sobrio mi vede e decide di cambiare aria chiamando anche il suo amico. Quest'altro invece mi vede e inizia a interloquire con me. In tutta la mia vita non avrò mai sentito un misto di parolacce, imprecazioni, alito di vodka e confessioni da parte di un ubriaco come in questa occasione: per non portarvela a lungo i due erano il classico esempio di poliziotto altolocato venuto a mosca in veste di non so cosa... Corrotto. Mi parla di un suo amico che viene in italia con il ferrari e ha villa a Riccione, del fatto che lui abbia i gradi e nessuno può dirgli cosa fare... Mi sorge un sospetto che questi oltre a essere un poliziotto sia un вор в законе (un mafioso de noartri). Inizio un po' a scagarmi sotto dato che mi sta dicendo la sua vita morte e miracoli vari. Fortuna che interviene il suo amico a tirarselo via e io tiro un sospiro di sollievo. Entro e vedo la ragazza proprietaria dell'ostello piangere. Questa mi chiede se i signori mi hanno arrecato danno. Le dico che è tutto ok e mi dice che l'hanno mezza truffata pagando la metà e sfasciando mezza stanza. Che tipi di merda   saluto lei, vado in cucina per mangiucchire qualche altra cosa e il mio amico tataro (mi pare si chiami Sergej) mi presenta una ragazza ospite anche lei li-la tipa con cui avrei potuto approfondire- una chiacchiera veloce dove scopro che lei mi credeva indiano     deluso da questa ultimo colpo, incasso il tutto e rientro in camera. Doccia, una sistemata alla valigia e un'occhiata all'ultime tappe del giorno dopo prima del rientro a casa.... Che peccato il tempo in terre Russe sta per volgere al termine, come volgerà al termine questo racconto fra due giorni. до скорого!
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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
Ultima modifica di lo stalker il 04 Ottobre 2018, 1:18, modificato 1 volta in totale 
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Eh si,in effetti quando sei sbarcato a Frunzenskaya sei arrivato a 300 metri dal mio portone(ma mi pare io non fossi in città in quei giorni,booooo?E chi si ricord cchiù....ormai la mia testa ha i suoi anni   
Bellissime foto!!!
 




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SBALORDITO IL DIAVOLO RIMASE QUANDO COMPRESE QUANTO OSCENO FOSSE IL BENE!
 
sorrento76 Invia Messaggio Privato HomePage
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Era ora che continuassi il racconto...  
Eravamo tutti con il fiato in sospeso...  
 




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"stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità"
http://www.viaggiatorindipendenti.it/forum/
 
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geom_calboni Invia Messaggio Privato HomePage
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
sorrento76 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Eh si,in effetti quando sei sbarcato a Frunzenskaya sei arrivato a 300 metri dal mio portone(ma mi pare io non fossi in città in quei giorni,booooo?E chi si ricord cchiù....ormai la mia testa ha i suoi anni   
Bellissime foto!!!

La mia vacanza ha avuto il doppio "pacco" nel senso che scelsi il periodo dove gringox non era a Kiev e tu non eri a Mosca  
 




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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
lo stalker ha scritto: [Visualizza Messaggio]
sorrento76 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Eh si,in effetti quando sei sbarcato a Frunzenskaya sei arrivato a 300 metri dal mio portone(ma mi pare io non fossi in città in quei giorni,booooo?E chi si ricord cchiù....ormai la mia testa ha i suoi anni   
Bellissime foto!!!

La mia vacanza ha avuto il doppio "pacco" nel senso che scelsi il periodo dove gringox non era a Kiev e tu non eri a Mosca  



Ah ecco.....un servizio coi fiocchi   
 




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SBALORDITO IL DIAVOLO RIMASE QUANDO COMPRESE QUANTO OSCENO FOSSE IL BENE!
 
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Ultimo giro di boa per questo racconto di soli 11 giorni, diventato come un capitolo intero dell'Odissea di Omero. Mi sembra di essere Ulisse in balia dei mari e delle varie peripezie che si trova ad affrontare per quanto tempo ho procrastinato questa mera favella (oggi mi sono svegliato colto). Ma ciance allo bando, butto il dizionario di italiano nel fuoco e riprendo il racconto!! Dunque benvenuti e benvenuti a questo mio ultimo post sul tema viaggi (purtroppo non sono come il geometra che parte un giorno sì e l’altro pure).    Mi risveglio riposato dalla giornata precedente, il momento della colazione nevrotica è stato sostituito dalla modalità “tristesse”: oggi come potevo immaginare, mi sono svegliato triste… Eh si perché tra non meno di 20 ore dovrò andare via e lasciare questi luoghi. Ma non è tempo per frignare come una femminuccia. Devo godermi a pieno la giornata!!! Chiusa la valigia con i vari souvenir e cazzatine varie, esco per raggiungere la mia amica. Abbiamo una prima direzione… l’ovest, ovvero il Monastero di Andronikov!
Prima però il dovere: eh si perché avendo un nipote di (ai tempi) un anno, dovevo comprargli un souvenir. Non essendo ancora lui un mega fan di Masha e l’orso come ora, optai per un piccolo Cheburashka. Un personaggio che mi rispecchia su alcune cose. Peloso (lol) a volte triste perché non riesce a fare delle cose e a volte coccoloso, anche se lui bene o male lo era sempre. Io sembro più il Grinch. Comunque, andiamo  vicino la belorusskaja dove c’è uno degli uffici dell’amazon russo. Si perché il primo giorno nel giro moscovita sono capitato nel grandissimo negozio di giocattoli della città (negozio storico a quanto pare dato che fa parte della collezione di ricordi di Katja) e volendo prendere appunto un Cheburashka, ho desistito per il costo. Alla fine l’ho ordinato su questo sito e l’ho pagato –comprese ss- abbastanza di meno. Fatto l’acquisto siamo andati subito via perché il tempo di oggi è veramente tiranno. Le cose da vedere anche se son due, sono molto “piene” di cose da vedere. Prendiamo l’oramai immancabile metro. All’arrivo alla tappa, inizia a piovere. “Dannata pioggia moscovita!” esclamerebbe qualcuno, io invece no. Adoro la pioggia, specie se è quella leggera e malinconica. Poi con l’arrivo nei pressi del monastero è ancora più romantica.

Citazione:
(…) Ascoltami, ascolta: va alla Trinità e… Dipingi! Dipingi! DIPINGI! Non macchiare l’anima tua di questo peccato perché grave è il peccato di rifiutare la scintilla divina! Se Teofane fosse vivo ti direbbe anche lui la stessa cosa!
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un dialogo dal film "Andrej Rubljov"
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TRA PACE E NATURA… ОТЦА, СЫНА И СВЯТОГО ДУХА.

Il monastero si presenta molto semplice e ricco di verde. Un vero e proprio tempio di pace e redenzione per animi tormentati. Qui ha vissuto parte della sua vita il pittore di icone –e sento della chiesa ortodossa- Andrej Rubljov. La storia tra me e questo monaco è particolare. Io come ho già detto più volte sono ateo, ma grazie anche al cinema di Tarkovskij, ho riscoperto una serenità spirituale che prima non ricordavo di avere. Sono sempre ateo eh, però in tutte le scelte che si fanno nella vita vi sono sempre alcuni aspetti entrano in contraddizione. Aggiungeteci poi che io con l’arte (specie contemporanea) sono proprio come Alberto Sordi nel film “vacanze intelligenti”: un fruttarolo ignorante fatto immergere nel mare della cultura che, nel tentativo di capire qualcosa, finisce sempre per mostrare il suo lato ignorante e rozzo, ma allo stesso tempo pacioccone. Ma questa è un’altra storia, torniamo a noi. Parlavamo del monastero. Dovete sapere che anche questi –fortunatamente- è in fase di restauro e per via di ciò alcune aree sono chiuse e non abbiamo potuto visitarle. Personalmente vi consiglio la visita. Il biglietto non costa molto, vale la pena di visitarlo. Pagato il biglietto d’ingresso, abbiamo visitato le piccole aree di vita dei monaci ortodossi che lo abitavano, la visita è molto spartana perché poca è l’oggettistica di vita che i monaci avevano, ma il monastero in sé è ricco di altre grandi opere: le icone sacre. Ve ne è un’area piena. Piena di oggetti per funzioni religiose, libri e icone-già nominate- di varie dimensioni: da quelle piccole a mo di gioconda a quelle grandi, molto grandi che coprono una parete per circa i suoi 2/3 di altezza. Alla fine non si ha la sensazione di essere in un luogo storico o in un museo, ma la sensazione che dà è quella proprio del monastero. Il silenzio rigoroso la fa da padrone. L’assenza di spiegazioni rende un po’ difficile la comprensione di ciò che si guarda, ma fortuna vuole che riusciamo ad imbonirci la signora addetta alla sala –una storica tra l’altro- che ci spiega un po’ di cose. Alla mia domanda su ciò che siamo venuti a visitare, mi sento dire un <<K сожалению, икона здесь нет.>>. Delusione, come mai l’opera più importante del pittore più importante di icone della religione ortodossa non è li? Il dubbio è svelato presto: in primis l’opera non fu fatta per questo monastero –e questo lo ricordavo- ma per il monastero della Trinità di San Sergio. Poi tra una vicissitudine e l’altra l’icona è stata trasferita alla Galleria Tret’jakov. Proprio la nostra seconda tappa!!! Ringraziamo la signora per tutto, la salutiamo e usciamo dal monastero. Prima di andarcene decidiamo di dare una occhiatina al parco del monastero stesso e alla chiesa. Molto, mooolto spartana rispetto alle altre che ho visto ma soprattutto, buia! Eh si perché a quanto ho capito i primi monasteri e le prime chiese nascevano spogli e senza molte decorazioni, poi con una sorta di “concilio di trento” degli ortodossi, vi è stato un nuovo corso dove le chiese venivano abbellite ed erano più luminose. Peccato non aver potuto far una foto. La chiesa rispetta i canoni ortodossi antichi: poca luce e candele in quantità. Ne accendiamo una anche noi. È tutto un rituale, tutto un susseguirsi di spiritualità del singolo. Spiritualità secondo me non nel senso di espiare i propri peccati, quanto quella di cercare un senso di pace. Come nel buddismo e questa cosa nel nostro modo di concepire la religione e la spiritualità non c’è. (forse lo avevo già detto per Kiev lol)
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Usciamo dal monastero che si è fatta l’ora di pranzo. Cosa mangiare? Dove mangiare? Non avendo io molta fame esclamo il classico “per me uno vale l’altro. Decidi tu”. Alla fine per non portarla alla lunga siamo finiti da Teremok… Ma a sto giro decido di non mangiare i pel’meni come la volta scora, ma il borsh e i bliny. Borsh molto buono, più tendente verso il violaceo rispetto alla versione ukraina del puzata khata. Avranno aggiunto più barbabietole, sarà forse questa una delle varianti maggiori tra le due nazioni. Per secondo come ho detto ho optato per i bliny… con il caviale… madonna quanto caviale mi hanno messo. Sembrava più un panzerotto, che un blin haha. A stemperare poi la forte sapidità e l’marezza del caviale ci ha pensato l’immancabile kvas e il blyn con il latte condensato. Il giusto dessert per il giusto pranzo. Piccola curiosità sulla cucina russa/ukraina: devo dire che è una cucina molto povera, specie negli ingredienti il che è comprensibile dato il clima rigido del periodo invernale. Il che ha portato la popolazione a cercare i sapori forti di alcuni ingredienti per stemperarli di brutto con un ingrediente neutro: la patata, specie bollita. Pensateci: vobla e patate bollite. Khrem e pane nero. Cetriolini sott’aceto, Etc. etc. gli unici sapori più tendenti al nostro abituale sono quelli che tendono verso il caucaso e l’asia.

IL TEMPO È TIRANNO

Già tiranno, perché tra il monastero e il pranzo il tempo è volato. Decidiamo allora senza induci di dirigerci alla galleria perché la visita sarà almeno di due ore. Arriviamo la verso le 15. Esternamente la galleria è molto particolare. La facciata è molto bella. Sembra però piccolissima. Non lo avessi mai detto. Appena entrati e essermi guardato intorno, vedo che la galleria è immensa. Un effetto bellissimo! Divisa in tre livelli, la galleria partita come una struttura di un mercante privato il quale, una volta divenuto ricco, ha iniziato a comprare opere artistiche –maggiormente quadri-. Poi nel 1892 il mercante Tret’jakov, appunto, la donò alla nazione. Da allora anche durante il periodo sovietico le opere d’arte hanno continuato ad essere inserite nella galleria. Di per sé da raccontare c’è poco, una visita tra meraviglie artistiche. Anche la parte contemporanea e moderna mi è piaciuta! Quindi, ho deciso che questa seconda parte non la descriverò ma ve la farò vivere con le immagini.
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il quadro imbrattato ultimamente di Ivan il terribile
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Citazione:
Taras Ševčenko - Ucraina

Il nostro vecchio Dnipro
steso fra le colline,
sembra un bambino nella cuna.
Esso attraversa tutta
la nostra terra, e tutta
l'accarezza, specchiando
i suoi villaggi bianchi,
i suoi verdi giardini.

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ed eccola... La trinità di Rublev...
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IL LUNGO ADDIO… Ma spero proprio di no

Dopo il viaggio ancestrale tra opere artistiche di rara bellezza, arriva il momento dei saluti… Nel tratto tra la galleria e la metro io e la mia amica lo sappiamo e siamo entrambi silenziosi e distanti. Come si fosse eretto un muro. Penso che entrambi vorremmo dire qualcosa ma entrambi allo stesso tempo tacciamo. Decidiamo di dire il tutto alla fine, al momento di separarci. Non abbiamo usato paroloni o chissà che, soltanto una promessa di rivederci <<non hai ancora visto molte cose, quindi devi tornare. Ti aspetto!>> e un bacio mancato. Un po’ un quadro romantico se qualcuno avesse assistito alla scena. Avrebbe detto “sembra un film”, ma in realtà “la vita non è un film” e infatti lei va per la sua strada e io per la mia. “Corro” al mio ostello per chiudere la valigia, mangiare un boccone e fare una doccia veloce.
UNA PAROLA GENTILE È COME UN GIORNO DI PRIMAVERA
Prima però mi tocca consolare la ragazza dell’ostello. Appena dopo la doccia vado alla reception per chiedere se ci fossero eventuali cose da fare a livello di documentazione. Però prima di svoltare l’angolo, vedo quello che penso sia il suo ragazzo avere una faccia nervosa. “Bah” esclamo; girato l’angolo la vedo li, che tenta di non piangere ma purtroppo le lacrime escono e non riescono ad inibirsi. Chiedo lei se sia tutto ok, mi risponde di si. Non faccio altre domande se non quella della documentazione. Mi risponde dicendo che è tutto ok e mi chiede se mi sia piaciuta la città e l’ostello. La risposta è positiva in tutto. Le dico che spero di ritornare. Mi allontano. Faccio due passi ma mi fermo. Mi giro e in un russo rudimentale le dico <<una donna non dovrebbe mai piangere per un uomo, ma dovrebbe essere l’uomo a piangere per lei. Specie se è bella come te!>> sorride e mi saluta. Torno in camera e finisco di sistemare i bagagli. Saluto il ragazzo indiano, chissà come farà ora per comunicare con il mio amico senza di me che gli faccio da traduttore. Saluto ovviamente anche il mio nuovo amico di Kazan’. Facciamo una foto di rito con la fotocamera, ce la scambiamo a vicenda e ci salutiamo augurandoci il meglio per tutto. <<Удачи!>> mi esclama, ricambio l’augurio e finito di indossare il giubbotto, indosso lo zaino, preparo i documenti che mi serviranno, prendo la valigia e me ne vado.
Закрой за мной дверь Я ухожу.
Già perché racconta il titolo ora usato “chiudimi la porta, sto uscendo” ed è questo il finale giusto per questo racconto, per questa avventura, per questo capitolo della mia vita. Spero sempre di tornare diverso per un nuovo capitolo della mia vita. Chissà come andrà. Un’occhiata finale alla città e al suo clima è doveroso. Devo dire che mi ci sono trovato benissimo. Adoro questo posto più di quanto io abbia immaginato. Chissà, in una vecchia vita i miei atomi saranno appartenuti a un russo, o magari un giorno apparterranno… Chi lo sa! Troppa filosofia! Arrivo alla metro per l’ennesima ed ultima volta, ma mi si presenta un problema che fino ad ora non si era mai presentato e infatti non ve ne ho mai parlato: prima di imboccare le scale mobili, bisogna passare i metal detector e se si hanno delle borse, vanno per forza di cose consegnate ai poliziotti che sono li e te li controllano mettendoli in un rivelatore come quello degli aeroporti. Al che io consegno tutto e mentre il tizio controlla io gli porgo i miei documenti. Egli mi fa: <<guardi non sono un poliziotto, non mi servono i documenti. Controlliamo solo le borse>> e io gli faccio capire che non sapevo perché turista. Non provavo a fare la tattica usata alla frontiera, quanto esprimevo realmente la mia ignoranza. Il tizio lo ha capito, ha capito fossi straniero e mi ha rassicurato dicendomi quella cosa. Mi avvio per le scale, prendo la metro e mi dirigo all’aeroporto. Qui vengo ricatapultato nella realtà internazionale e globale: prima di volare, un panino al burger king e una cola sono il mio “bentornato a casa” mentre aspetto che si facciano le 4 di mattina. Il sonno non riesce a farsi vedere, ma sicuramente si presenterà in aereo. Meglio così. Ripercorro con la mente le mille emozioni vissute. Le persone incontrate e i posti visitati. I capitoli amorosi chiusi –finalmente- definitivamente… forse è stato davvero il viaggio della mia purificazione alla ricerca della pace. Nel mentre succede un qualcosa di inaspettato… sento qualcosa scorrere sul viso… eh sì, perché ricordate “Москва слезам не верит”, ma quelle che mi calano dagli occhi non sono lacrime di tristezza, quanto quelle di nostalgia e di speranza. Già… Speranza… надежда… la parola più bella di questa lingua ed è anche un nome! Chissà, un giorno, magari una mia figlia lo porterà con sé. Vedremo cosa riuscirò a fare in futuro. Intato da quando sono tornato, spesso mi fermo a guardare i campi delle mie zone, specie in autunno, quando vengono arati. Perché questo? Beh….
Citazione:
Tonino Guerra: <<Ma Andrej, ma perché guardi la terra arata?>>
Andrej Tarkovskij: <<Perché sono in Russia. La terra arata è uguale dappertutto e io in quei dieci minuti mi sento come in Russia>>

Grazie per avermi dedicato parte del vostro tempo. Spero in tutto questo tempo di avervi trasmesso qualche mia sensazione.

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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
lo stalker Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Proprio un bel viaggio! E' bello vivere i viaggi così, ti prendono dentro e ti lasciano tanto!
Bravo Stalkerino, bel reportage e belle foto.

Già, dispiace che nel tuo passaggio a Kiev non ci siamo incontrati; purtroppo sei capitato quando non c'ero. Ma credo che presto o tardi tornerai da queste parti

Un abbraccio da Kiev,

Gringox
 




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Russia Italy Forum
 
gringox Invia Messaggio Privato
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
Ottimo racconto ed ancor più ottimo viaggio.
Magari una volta ti aggreghi ad uno dei miei  
 




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"stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità"
http://www.viaggiatorindipendenti.it/forum/
 
geom_calboni Invia Messaggio Privato HomePage
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Messaggio Re: Road To Ukraine And Russia 2016 
 
geom_calboni ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ottimo racconto ed ancor più ottimo viaggio.
Magari una volta ti aggreghi ad uno dei miei  

volentieri. Fammi prima accumulare un po' di soldi
 




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« La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza. » (lo stalker)
 
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