Il bivio: Phobos o la Luna?
24 gennaio 2012
Ilya Kramnik
L’Agenzia Spaziale Russa Roskosmos s'interroga guardando al futuro del progresso spaziale dopo il fallimento dell'invio della sonda su Marte
Il bivio: Phobos o la Luna?
Tecnici al lavoro (Foto: Itar-Tass)
Il 2011 è stato l'Anno dello Spazio, in onore del cinquantesimo anniversario del volo di Gagarin. Eppure, per l’industria spaziale russa non è stato molto fortunato: sono stati effettuati in tutto 32 lanci, 4 dei quali sono falliti. La percentuale di insuccesso è del 12,5 per cento; più alta di così era stata solo agli albori della cosmonautica, negli anni Sessanta.
I guasti dei razzi vettori e di vari tipi di apparecchiature fanno pensare a una crisi generale del sistema. Questa crisi verrà analizzata e superata? A cosa andrà incontro la cosmonautica russa nel 2012?
Anche nel 2012 sono previsti 32 lanci come l’anno scorso. Quasi metà di essi saranno misti; vedranno cioè la partecipazione di partner stranieri, oppure saranno realizzati nell’esclusivo interesse dei committenti stranieri. Nel programma mancano progetti ambiziosi come quelli di nuovi voli interplanetari.
In futuro saranno però effettuati due lanci verso la Luna: sono previsti entro il 2020, e in una prospettiva di lungo termine la direzione dell’Agenzia spaziale Roskosmos ha intenzione di costruire sul nostro satellite una base abitabile permanente. Per il momento le missioni hanno obiettivi meramente pratici: il collaudo della nuova generazione di satelliti Glonass, i lanci per conto di committenti stranieri, l’invio di cargo e moduli pilotati alla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), eccetera.
La sindrome Phobos Grunt
L’incidente di cui è stata protagonista la sonda Phobos Grunt è stato forse il fallimento più clamoroso della Russia in ambito spaziale nel 2011, e le sue conseguenze sono molto più serie di quanto non sembri. L’insuccesso di un lancio può capitare in qualsiasi Paese. Ma quando un progetto va in fumo nelle primissime fasi di volo, dopo una preparazione di molti anni, e per giunta, stando alle informazioni più recenti e al parere di numerosi specialisti, il fallimento è dovuto agli errori commessi, allora è il caso di fermarsi a riflettere.
La situazione appare ancora più preoccupante se si pensa che il problema non è la mancanza di fondi. Negli ultimi anni i finanziamenti statali all’industria spaziale sono aumentati, ma ciò non è servito a evitare guasti e incidenti. Il problema, evidenziato anche dal fallimento di Phobos Grunt, è la mancanza di un approccio unitario e chiaramente formulato, di una strategia statale per lo sviluppo del settore spaziale: ne deriva un impiego inefficiente delle risorse economiche. Il settore si basa su una catena produttiva di diverse centinaia di produttori di componenti, e, dopo una decadenza protrattasi per molti anni (per svariati motivi), non può essere riportato al livello di un tempo semplicemente aumentando i finanziamenti. Per ottenere dei risultati bisognerà risolvere un insieme molto complesso di problemi gestionali, tecnologici, e di reperimento degli specialisti qualificati: non sarà meno difficile di quando la cosmonautica fu creata, tra la fine degli anni ’40 e la metà degli anni ’60.
Vale la pena soffermarsi sul problema delle risorse umane: attualmente il vero flagello dell’industria manifatturiera nazionale, e soprattutto di quella militare, è la scarsità di specialisti e di figure dirigenziali nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni. Ciò è dovuto al fatto che i giovani specialisti tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 o abbandonarono l’industria spaziale per “cambiare lavoro”, a causa della mancanza di fondi, oppure alla conclusione degli studi scelsero direttamente un altro lavoro, senza nemmeno tentare di trovare impiego nel proprio campo.
Il risultato è che gran parte delle imprese hanno incontrato grandi difficoltà nella trasmissione dell’esperienza dai veterani ancora in servizio ai giovani appena usciti dall’università. In secondo luogo, le imprese hanno dovuto affrontare un problema di qualità del prodotto finale: la vecchia generazione di specialisti fungeva anche da valido filtro nell’individuare gli errori dei collaboratori meno esperti.
http://russiaoggi.it/articles/2012/...luna_14257.html