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“La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
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e-antea
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
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#41 18 Novembre 2011, 14:57 |
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MrPoncik
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
ma nella vita vedete sempre e solo le cose negative? eddai...
penso che non ci sia nessuno che non sappia quanto sia catastrofico il tutto.......ma da qui a dire che DOMANI MORIAMO TUTTI PER UNA BOMBA NUCLEARE....su...
Prima di pensare ad una catastrofe, capiamo che esiste la vita.
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#42 18 Novembre 2011, 15:12 |
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Losagen
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
Citazione: La Peste nera provocò un mutamento profondo nella società dell'Europa medievale. Come ha dimostrato David Herlihy, dopo il 1348 non fu più possibile mantenere i modelli culturali del XIII secolo. Le gravissime perdite in vite umane causarono una ristrutturazione della società che, a lungo termine, avrebbe avuto effetti positivi.
Herlihy definisce la peste "l'ora degli uomini nuovi": il crollo demografico rese possibile ad una percentuale significativa della popolazione la disponibilità di terreni agricoli e di posti di lavoro remunerativi. I terreni meno redditizi vennero abbandonati, il che, in alcune zone, comportò l'abbandono di interi villaggi. Le corporazioni ammisero nuovi membri, cui prima si negava l'iscrizione.
I fitti agricoli crollarono, mentre le retribuzioni nelle città aumentarono sensibilmente. Per questo un gran numero di persone godette, dopo la peste, di un benessere che in precedenza era irraggiungibile. L'aumento del costo della manodopera favorì un'accentuata meccanizzazione del lavoro. Così il tardo Medioevo divenne un epoca di notevoli innovazioni tecniche.
David Herlihy cita l'esempio della stampa. Fino a quando i compensi degli amanuensi erano rimasti bassi, la copia a mano era una soluzione soddisfacente per la riproduzione delle opere. L'aumento del costo del lavoro diede il via a una serie di esperimenti che sfociò nell'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg. Sempre Herlihy ritiene che l'evoluzione della tecnica delle armi da fuoco sia da ricondurre alla carenza di soldati.
Citazione: Non è mai scomparsa, ha cambiato solo volto, ma ancora oggi fa centinaia di morti ogni anno. L'identikit genetico della "peste nera", la terribile epidemia che fece 50 milioni di vittime in Europa a metà del '300, ha un volto. Lo hanno svelato i ricercatori della McMaster University (Canada) insieme ai colleghi tedeschi dell’Università di Tubinga in uno studio pubblicato su Nature che oltre ad avere il merito di aver mappato l'intero genoma del batterio-killer Yersinia pestis, ha stabilito che quella epidemia è la "madre" di tutte le pestilenze moderne, che nel mondo fanno oltre 2.000 morti all'anno ancora oggi.
Gli scienziati sono partiti dall’analisi della polpa dentale di cinque scheletri seppelliti tra il 1349 e il 1350 nelle fosse comuni di East Smithfield, area di Londra dove sorge adesso la Zecca Reale e nel Medioevo venivano "sigillati" i corpi dei morti di peste bubbonica per evitare la diffusione del contagio.
Dai resti dei cadaveri, gli scienziati hanno dapprima amplificato il Dna del batterio, distinguendolo da quello umano o di altri “ospiti” estranei della bocca, come funghi o batteri orali, per poi identificarne il genoma, una variante di Yersinia pestis. "In questi 660 anni il batterio ha avuto modificazione relativamente modeste", spiegano i ricercatori, che incrociando le date di sepoltura delle salme con le caratteristiche del "batterio assassino" hanno appurato che il responsabile della "morte nera" fece la sua apparizione tra i secoli XII e XIII e che è il progenitore dei ceppi arrivati fino a noi.
Studi precedenti avevano collegato la pestilenza medioevale con un'altra epidemia dell'antichità, la “peste di Giustiniano”, un flagello che colpì l’Impero Romano d’Oriente nel VI secolo dopo Cristo facendo, secondo le stime degli storici, 100 milioni di morti. La ricomparsa dopo oltre 700 anni aveva fatto pensare alla perdita di "memoria immunitaria" delle generazioni seguenti, rese indifese. Lo studio su Nature ha, invece, stabilito che non si trattò di batteri "fotocopia", ma di ceppi diversi.
____________ La mattina si svegliano, ogni giorno, un fesso e un furbo. Se i due si incontrano, l'affare è fatto
La vita è troppo corta per essere trascorsa nella pianura padana, se ti è possibile, vattene. Il tuo corpo e la tua anima ti ringrazieranno.
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#43 18 Novembre 2011, 15:56 |
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Losagen
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
Come tutte le grandi epidemie del passato, anche la Peste Antonina arrivò da Oriente. Fu portata entro i confini dell’impero romano intorno al 160 d.C. dai reduci di una campagna contro i Parti (che vivevano nell’attuale Iran). Nell’impero imperversò fino al 180 e dall’impero si diffuse anche a nord del Reno, fra le popolazioni germaniche e galliche. Determinò una mortalità che è valutata dagli studiosi fra un 10 e un 30% della popolazione. Dal momento che gli abitanti dell’impero vengono stimati fra i 50 e i 100 milioni, i morti furono, dunque, fra i 5 e i 30 milioni. Due imperatori, Lucio Vero e Marco Aurelio Antonino, dal cui nome derivò quello dell’epidemia, furono tra le vittime.
Non fu vera peste. Galeno di Pergamo, il famoso medico, ne descrisse i sintomi nel suo Methodus Medendi, in base alle osservazioni dirette della malattia. Annotò che essa provocava febbre, diarrea, infiammazione della faringe, eruzioni cutanee secche o in forma di pustole che apparivano nel nono giorno dalla comparsa. Pur con qualche esitazione, gli esperti considerano la Peste Antonina come una grande epidemia di vaiolo. Un crac è un evento improvviso. Nessuno descriverebbe oggi la fine del mondo antico o la decadenza della civiltà romana come un crac. Molti storici tendono anzi a dilatare nel tempo la ‘trasformazione’, più che crisi, del mondo antico. Termini come ‘declino’ o ‘decadenza’
– ha scritto di recente Andrea Giardina – oggigiorno sono giudicati da molti come inappropriati. Non è sempre stato così. A metà Ottocento, Barthold Georg Niebuhr ebbe a scrivere che il regno di Marco Aurelio «segna un punto di svolta» e che «non c’è dubbio che la crisi fu causata dall’epidemia». «Il mondo antico – scrisse ancora – non si riprese mai dal colpo inflittogli dalla peste che vi si diffuse durante il regno di Marco Aurelio».
Certamente un’epidemia di queste dimensioni, che rimangono rilevanti sia accettando la stima minima delle vittime che quella massima, fu un fatto importante nella vita economica, sociale, politica: un crac vero e proprio! Opinioni diverse esistono sia sulla relazione dell’epidemia con le condizioni economiche e sociali che la precedettero, sia sulle sue conseguenze. Ci si è chiesti se essa abbia determinato una scossa nell’equilibrio dell’impero dando l’avvio a un processo di decadenza, oppure se si sia trattato soltanto di un fenomeno passeggero, rapidamente riassorbito nel processo di trasformazione che si svolse nella tarda antichità e prima età medievale. E ancora ci si è domandati se l’epidemia sia stata un evento preparato dall’evoluzione interna del mondo romano nei primi due secoli dell’età imperiale o se abbia costituito un fenomeno ‘esogeno’, senza nessuna relazione, cioè, con le vicende
della civiltà antica e con il suo andamento.
Una spiegazione esogena potrebbe, a prima vista, sembrare la più convincente. Il vaiolo non pare avere alcuna relazione con le condizioni di salute, o di benessere economico più in generale, delle popolazioni che colpisce. È, quindi, un flagello che viene da fuori. Fu il vaiolo a sterminare molte popolazioni delle Americhe nel Cinque e Seicento. Se Colombo non fosse arrivato nel nuovo continente, ma in Cina, come sperava, lo sterminio delle popolazioni indigene dell’America meridionale non ci sarebbe stato o sarebbe avvenuto più tardi.
È possibile anche una spiegazione endogena. È vero, si potrebbe dire, che l’epidemia del 160-180 venne dall’esterno, ma la sua virulenza dipese dal fatto che le difficoltà economiche prepararono il terreno alla sua diffusione. Era questa anche l’opinione di Thomas Robert Malthus, a proposito delle epidemie e della loro diffusione. Quando la popolazione è
numerosa rispetto alle risorse, scriveva fra Sette e Ottocento, le condizioni di vita si deteriorano. Giunti a questo punto, «i modi diversi di cui la natura si serve per prevenire o reprimere un’eccedenza di popolazione non ci risultano tanto chiari e regolari, ma anche se non possiamo prevedere il modo, possiamo con certezza prevedere il fatto». La natura,
pensava in sostanza Malthus, avrebbe trovato un modo o l’altro per disfarsi dell’eccedenza di popolazione.
Una spiegazione endogena è quella di chi ritiene che il mondo antico abbia attraversato un lungo ciclo di crescita e declino; che la popolazione sia andata dapprima aumentando insieme alla produzione di beni; che poi, dal I o II secolo d.C., all’aumento ulteriore non abbia fatto riscontro un’espansione della base produttiva, e cioè dello sfruttamento delle risorse; che si siano avuti, quindi, rendimenti decrescenti del lavoro e peggioramento delle condizioni di vita; che forse una diminuzione delle temperature abbia ridotto ulteriormente la produttività del lavoro; che, infine, lo scoppio della pestilenza e la mortalità molto elevata abbiano riportato un qualche equilibrio fra popolazione e risorse. Equilibrio temporaneo, tuttavia, perché a questa prima, grande epidemia altre ne seguirono, più o meno rovinose, durante quella che viene, o veniva chiamata, la crisi del III secolo. La pensava forse così Tertulliano, che, nel suo trattato De anima, del 211, scriveva che «onerosi sumus mundo»:‘siamo di peso al mondo’, a stento ci bastano le materie prime, e quanto più stringenti sono le necessità, tanto più si alzano i nostri lamenti, dal momento che la natura è incapace di sostenerci. Le pestilenze, le carestie, le guerre e la scomparsa di intere città, rappresentano un rimedio, uno sfoltimento del genere umano divenuto eccessivo («tonsura insolescentis generis humani»).
Osservata in questa prospettiva, l’epidemia costituisce ancora qualcosa di occasionale sì, ma capace di provocare ugualmente una scossa decisiva in quanto nella ‘struttura’ in cui si diffonde esistono già condizioni latenti tali da preparare, o meglio rendere più probabile, la sua diffusione e la sua azione distruttiva. In questo senso, la Peste Antonina chiuse un lungo ciclo di crescita iniziato due-tre secoli avanti Cristo. Come la Peste Nera del 1348-50, riportò
equilibrio in una struttura economica nella quale il numero era aumentato ben più delle risorse e delle conoscenze tecniche che consentivano di sfruttare a proprio vantaggio quelle risorse. Entrambe ebbero come conseguenza un miglioramento delle condizioni di vita. Dopo la Peste Antonina sembra che anche le stature siano aumentate, in conseguenza al miglioramento dell’alimentazione.
Una differenza, però, è importante rilevare, come ha fatto più volte Elio Lo Cascio, fra le conseguenze della Peste Antonina e della Peste Nera. La Peste Antonina determinò un indebolimento della struttura imperiale. Dal momento che nell’Europa del Trecento una struttura di queste dimensioni non esisteva, ma esistevano, invece, stati di dimensioni piccole e piccolissime, questo effetto non si ebbe. Se è vero, infatti, che i redditi medi aumentarono dopo la Peste Antonina perché ognuno disponeva di risorse più abbondanti, non così fu per le entrate complessive dello Stato romano come struttura di coordinamento politico, amministrativo, militare. «Lo spopolamento – ha scritto Lo Cascio – ebbe com’è ovvio effetti decisivi sulla produzione globale e dunque sulla possibilità di mantenere una struttura statuale che, per quanto rudimentale, richiedeva dei costi comunque notevoli di gestione». L’appropriazione del surplus da parte dello Stato venne ridotta decisamente. Le sue esigenze finanziarie rimanevano immutate o si venivano accrescendo proprio quando la base produttiva di tutto l’impero si riduceva. La cosiddetta Peste di Cipriano, probabilmente un’epidemia di morbillo o ancora di vaiolo, che imperversò in tutto l’impero fra il 251 e il 270, fu un altro colpo alla struttura organizzativa e al coordinamento che lo stato romano cercava di dare a un mondo euro-mediterraneo sempre più vasto sotto il suo controllo.
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#44 18 Novembre 2011, 16:06 |
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e-antea
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
ecco ... questo lo preferisco ... un sano realismo storico-saggistico a cui attaccarsi ... tutto quello che si può spiegare non fa più paura ...
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#45 18 Novembre 2011, 16:21 |
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simonngali
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
Non è dei più felici...
Però era un dibattito che si è un pò sviato..
Io non stavo minimamente pensando alle conseguenze di una bomba nucleare, io stavo discutendo sul senso di una guerra per far ripartire l'economia che a me sembra un'emerita str....ata..
C'erano dei pareri su cui dibattere, ipotesi varie..
Non mi dilungo ulteriormente!
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#46 18 Novembre 2011, 16:22 |
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Batir
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Età: 46 Residenza:  Tatarstan, Naberezhnye Chelny
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
Trovo molto interessante quello che ha postato Losagen
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#47 18 Novembre 2011, 16:25 |
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tonino86
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
non e' mica un topic deprimente !!!
si sta parlando di un articolo apparso su un giornale
o forse e' meglio tornare a parlare degli utenti bannati come qualche giorno fa ? 
condivido meglio commentare questi articoli che ragionare su gli utenti bannati e i loro eventuali ritorni
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#48 18 Novembre 2011, 18:26 |
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icipo76
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Età: 48 Residenza:  savoia
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
Non è dei più felici...
guerra per far ripartire l'economia che a me sembra un'emerita str....ata..
C'erano dei pareri su cui dibattere, ipotesi varie..
Non mi dilungo ulteriormente!
ovvio che e' una stronzata
il discorso non era incentrato sul giusto o sbagliato
riguardava fatti storici oggettivi
dopo le guerre ,carestie, pestilenze (come ha fatto notare losagen)
ci sono sempre state riprese economiche non di poco conto
il perche non lo so forse qualcuno puo' spiegarlo
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#49 18 Novembre 2011, 19:29 |
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milian_t
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
semplice, dopo la guerra (non termonucleare perche' davvero chi rimane in vita dovra' emigrare su qualche pianeta) la gente si rimbocca le maniche, é un fatto dovuto alle troppe disgrazie patite e viste.
La gente tende ad aiutarsi ma solo dopo perché fai passare gli anni e siamo arrivati quì
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#50 19 Novembre 2011, 14:24 |
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tonino86
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Registrato: Marzo 2011
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Età: 38 Residenza:  salerno
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
semplice, dopo la guerra (non termonucleare perche' davvero chi rimane in vita dovra' emigrare su qualche pianeta) la gente si rimbocca le maniche, é un fatto dovuto alle troppe disgrazie patite e viste.
La gente tende ad aiutarsi ma solo dopo perché fai passare gli anni e siamo arrivati quì
ripeto con tutta la tecnologia che c'è ora anche sulle armi, nel caso di una guerra creperemo tutti!!!
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#51 19 Novembre 2011, 17:36 |
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n4italia
Moderatore

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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
e speriamo di crepare tutti cosi ogni problema del mondo sara risolto e NESSUNO soffrira' piu'
...forse, però, NESSUNO potrà neanche gioirne........
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#52 20 Novembre 2011, 19:59 |
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invernorosso
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
Non è dei più felici...
guerra per far ripartire l'economia che a me sembra un'emerita str....ata..
C'erano dei pareri su cui dibattere, ipotesi varie..
Non mi dilungo ulteriormente!
ovvio che e' una stronzata
il discorso non era incentrato sul giusto o sbagliato
riguardava fatti storici oggettivi
dopo le guerre ,carestie, pestilenze (come ha fatto notare losagen)
ci sono sempre state riprese economiche non di poco conto
il perche non lo so forse qualcuno puo' spiegarlo
A parte il fatto che dopo una guerra si puo' solo migliorare...
Basta guardare cosa sta' avvenendo in Libia, c'è una corsa alla ricostruzione e ai contratti sul petrolio e guarda caso la Francia è in prima linea.
____________ invernorosso
L'essenziale è invisibile agli occhi.
Ultima modifica di invernorosso il 20 Novembre 2011, 21:10, modificato 1 volta in totale |
#53 20 Novembre 2011, 21:09 |
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fliks
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 Re: “La Russia è Sull’orlo Di Una Guerra Nucleare”
mi dispiace dirlo, ma la guerra è l'unica soluzione per uscire da questa crisi economica  ..
Purtroppo ed amaramente convengo con questa soluzione. Tuttavia il fatto che da oltre 60 anni non ci sia stato più un conflitto mondiale qualcosa vorrà dire. Magari fanno bene a riarmarsi mentre negoziano. Il famoso scudo americano funziona? chi ne sa qualcosa?
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#54 20 Novembre 2011, 23:04 |
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