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L’Elefante e il Cagnolino (Francesco Saverio - Franco - Salfi)


Un’Elefante un giorno
A passi gravi e lenti
Era condotto intorno
Spettacolo alle genti.
E come è rara cosa
Quest’animal fra noi
Gran ciurma curiosa
Seguiva i passi suoi.
E benchè umile andasse
Movea la sua presenza
A chi solo il guardasse,
Ossequio e riverenza.

Solo fra circostanti
Audace un Cagnoletto
Fassi importuno avanti,
E fermo al suo cospetto,
Come chi altrui non teme;
Abbaja, e ringhia, e freme,
E a quel che pare, ei vuole
Far guerra a tanta mole.

Ma un vecchio Alan, che stava
A una gran porta assiso,
Disse a lui, che abbajava:
Perchè muovere il riso
Così abbajando vuoi?
Guerra far mai tu puoi
A un tal colosso, tu?
Già lena non hai più,
Ed egli non pon mente
All’ira tua furente,
E và per la tua strada,
Qual uom che a te non bada.

Al vecchio suo vicino
Rispose il Cagnolino:
Ciò prova il mio consiglio,
Se io sò senza periglio
Mostrar coraggio all’uopo.
Ed i miei pari, dopo
Prova così brillante,
Diran che io valgo assai,
Se contro un’Elefante
Anche abbajare osai.

Sovente contro il Saggio
Declamano i più inetti:
Ei segue il suo viaggio;
Lascia ronzar gl’insetti.

F. Salfi


http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/02.htm