Miracolo! Miracolo! avrebbe gridato Troisi con quelli de La Smorfia davanti a questa Guerra e pace televisiva targata Lux e Raifiction che è riuscita a riunire cinque paesi europei, oltre all’Italia, la Polonia, la Germania, la Francia, la Spagna e, naturalmente, la Russia; che sta per essere venduta anche in Gran Bretagna e forse perfino negli Stati Uniti; che, cosa più eccezionale di tutte, è stata girata in inglese nonostante i russi, giustamente, tengano molto alla loro lingua e accettino a malincuore che un loro capolavoro venga trasmesso, a casa loro, doppiato o con sottotitoli.
Costata 30 milioni di dollari, girata tra la Lituania e San Pietroburgo, forte di 15 mila comparse, 1800 stunt, 1500 cavalli, 105 location, 2400 costumi e via così coi grandi numeri, Guerra e pace è divisa in quattro capitoli di un’ora e mezzo ciascuno nei quali vengono raccontate con precisione e accuratezza le vicende sentimentali dei protagonisti: Pierre Bezuchov, l’attore tedesco Alexander Beyer; Natasha, la francese Clemence Poésy; il principe Andrei, Alessio Boni; il conte Rostov, Andrea Giordana; la principessa Marja, Valentina Cervi; la principessa Helene, Violante Placido; il principe Bolkonsky, Malcolm McDowell; la contessa Rostova, Hannelore Elsner; Sonja, Ana Caterina Morariu; il principe Kuragin, Toni Bertorelli; Maria Dimitrievna, Brenda Blethyn. Amore, tanto. E con l’amore, balli, feste, pranzi, cacce, tè, ricevimenti. Guerra poca, un paio di battaglie, Austerlitz e Borodino, più Mosca in fiamme. Pochi anche i discorsi politici su quello che sarebbe stato il miglior futuro della Russia durante le guerre napoleoniche, con lo zar al potere e i contadini alle dipendenze dei grandi proprietari terrieri. Però le scene sono bellissime, gli interni lussuosi, gli ori si sprecano e i dialoghi reggono. Del resto tradurre Guerra e pace in una sceneggiatura è impresa ardita e Enrico Medioli, che l’ha fatto con Lorenzo Favella e Gavin Scott, ha dovuto per forza di cose semplificare.
Le musiche sono del premio Oscar Jan Kaczmarek. La neve è finta perché quello scorso è stato un inverno troppo mite. La vodka è vera e per la fine delle riprese ne sono state stappate 250 bottiglie. L’idea è nata tre anni fa a Cannes, su suggerimento di Agostino Saccà, il capo di Raifiction, che voleva con questa operazione far conoscere al resto del mondo di cosa era capace l’Italia in tv. La regia è stata affidata a Robert Dornhelm che, come ha detto Alessio Boni, ha il pregio di essere un romeno appassionato di letteratura russa, ma di vivere negli Usa da molti anni e quindi di conoscere la tecnica con cui riprendere scene di massa. Tutti hanno confessato di esser stati contagiati dalla maestosità di Tolstoj. Alexander Beyer-Pierre, il vero protagonista del romanzo, ha raccontato di averlo studiato quando viveva nella Germania dell’Est, a scuola: «Con la caduta del Muro, però, avevo altro a cui pensare e me l’ero dimenticato. L’ho riletto quando mi hanno dato il ruolo. Mi sono reso conto che da ragazzo ne avevo compreso ben poco». Boni, il principe Andrei, ha raccontato di aver riflettuto un mese prima di dire sì perché non ci si sente mai pronti per personaggi di questo spessore: «Alla fine l’affiatamento tra noi ero talmente entrato nella parte che non mi mi sentivo me stesso con le scarpe da ginnastica».
E il grande vecchio Ettore Bernabei, ha pregato di non chiamarla fiction perché in italiano vuol dire finzione e questa invece è vita: «Fiori e frutta vere». La messa in onda è ancora da decidere. Il produttore russo ha proposto di scegliere una data identica per tutti i paesi europei che l’hanno realizzata: «Sarebbe un modo per far sapere che esiste un’unica cultura europea».
Fonte: La Stampa