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Il Fanciullo, Ed Il Verme
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Il Fanciullo, ed il Verme (Antonio Mezzanotte)



Stolto sei tu che giugnere
Speri con lieto evento
Sorte a fruir durevole
Oprando un tradimento.

Sempre agli sguardi orribile
E vile è il traditore,
Anche di lor che cercano
All’uopo il suo favore:

Tardi fra il duol che l’agita
Il traditor si pente,
E incontro a mali asprissimi
Ei suole andar sovente.

Richiese a cultor provido
Un Vermicciuol meschino
Gli estivi giorni libero
Condur nel suo giardino;

E promettea di vivere
A onesti modi inteso,
Lasciando intatto pendere
Ivi ogni frutto illeso:

Di poche foglie il misero
Chiedea nutrirsi, e solo
Allor che vizze ed aride
Sarien cadute al suolo.

Il giardinier benefico
Fra se diceva: «Ed io
«Negar potrei ricovero
«A Vermicciuol sì pio?

«Non fia che in gran disagio
«Me ponga; ei sol richiede
«In bel giardin pomifero
«Goder tranquilla sede.

«Né di gran danno, artefici
«Mi fien sue scarse voglie;
«A qualche pianta ei togliere
«Potrà sol poche foglie.»

Ciò detto al novell’ospite
L’assenso non contende;
E lieto in cima a un arbore
Il Vermicciuolo ascende.

Già sotto un ramo ei comodo
Asil trova, e s’arresta;
Ivi non teme ingiuria
Di vento e di tempesta;

Non ricco e insiem non povero
Eccol nell’orto ameno
A tutti ignoto, e in placida
Sede felice appieno.

Frattanto in oro a tingere
Ricominciava omai
Le frutta il Sol, che vividi
Dal ciel vibrava i rai.

In quel giardin vaghissimo
Un pomo si vedea,
Che al par dell’ambra lucido
Da un ramuscel pendea;

Delizia e desiderio
Di scaltro fanciulletto
Che invan tentò di giugnere
Fino a quel pomo eletto.

Sull’alta pianta ei timido
Ascender non ardìa,
Nè d’essa i rami a scotere
In se vigor sentìa.

Chi porse aita al cupido
Astuto, ladroncello?
Fù di quel furto complice
L’ingrato Vermicello.

Ei disse: impose il vigile
Padron che coglier tutti
In questo dì si debbano
Del suo giardino i frutti;

O Fanciul caro, ascoltami;
Poiché il decreto uscìo,
Questo bel pomo amabile
Non fia nè tuo nè mio;

Ma d’appagar m’incarico
Ben le tue brame ardenti,
Con me divider l’aureo
Pomo se tu consenti.

Tu di quel frutto decupla
Parte, o Fanciul, torrai;
Pago io sarò se tenue
Porzione a me darai.

Quegli promise, e stabile
Così fu il reo contratto;
E il Vermicciul malefico
L’arbore ascese a un tratto.

Lieto si pose all’opera,
E prestamente ei tutto
Il tradimento a compiere
Staccò dal ramo il frutto.

Ma che ne ottenne in premio?
Caduto il pomo al suolo,
il Fanciullo raccolselo,
E intero il volle ei solo:

Poi l’addentò famelico,
E tutto in un’istante
Al Vermicciulo attonito
Sel divorò dinnante;

E lui tapino e misero
Che sua porzion richiede
Giacer fè pesto e lacero
Sotto l’irato piede.

Perir col pomo videsi
il Verme in un momento;
Così compenso, ottennero
La frode e il tradimento.

A. Mezzanotte


http://www.larici.it/culturadellest/letteratura/krylov/05.htm
 




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