Il permesso di soggiorno per motivi di salute, rilasciato alle donne incinte e fino ai sei mesi successivi alla nascita del bambino, è previsto come provvedimento eccezionale, in deroga a tutte le norme in materia di soggiorno, nel caso vi sia la condizione di gravidanza o, qualora il parto si già avvenuto, il bimbo non abbia compiuto i sei mesi di età. In ragione di tale eccezionalità, tale permesso non sarà poi convertibile con altro e, quindi, madre e figlio saranno tenuti a lasciare il nostro Paese, se nel frattempo non abbiamo provveduto, in via indipendente, dal permesso per motivi di salute, ad ottenerne altro di tipo diverso.
In ordine alla possibilità di entrare ed uscire dall’Italia non ci sono norme specifiche che lo vietino, per cui in linea teorica sarebbe possibile. I problemi potrebbero sorgere, però, a livello pratico in quanto, essendo il permesso di carattere eccezionale, l’uscita dal nostro Paese potrebbe essere interpretata dalle autorità frontaliere italiane come manifestazione della volontà della donna di non volersi più avvalere della possibilità di soggiornare in Italia per godere delle tutele previste in ragione del suo particolare stato, il tutto con la possibile revoca del permesso e successiva impossibilità di rientro in Italia.
Quindi, terrei conto di questa eventualità prima di uscire dal territorio del nostro Stato e rischierei solo in caso di effettiva ed insormontabile necessità.
Infine, può essere opportuno segnalare che in linea generale le compagnie aeree accolgono le gestanti senza problemi fino alla 36 settimana, ma con regole che possono variare da compagnia a compagnia. Alcune, dopo le 28 settimane richiedono un certificato medico, in cui si dichiari che mamma e bambino sono in buona salute e non ci sono rischi particolari di complicazioni e di parto prematuro. Altre, invece, richiedono che si compilino particolari documenti al momento della prenotazione del volo.

Innanzitutto auguri per il prossimo lieto evento.
Nella pratica il problema dell'evitare la revoca del permesso in uscita dall'Italia o il respingimento al momento del ritorno è legata alla discrezionalità/sensibilità del funzionario dell'autorità frontaliera, che sul momento sarebbe tenuto a decidere come comportarsi.
Certo una certificazione sanitaria recente, tradotta e legalizzata, potrebbe essere di aiuto, ma siamo sempre nel campo delle ipotesi.