Domande Semplici »  Mostra messaggi da    a     

Forum Russia - Italia


Impara la lingua - Учим язык - Domande Semplici



Luda Mila [ 15 Novembre 2008, 8:39 ]
Oggetto: Domande Semplici
Avrei due domande che sembrano semplicissimi, pero` mi piacerebbe essere sicura al cento per cento.
Dunque: 1. Un mio studente mi ha portato il suo test che aveva eseguito on-line sul sito ladante.it e mi ha chiesto delle spiegazioni: la sua frase"Signore, Le rispondero` domani: e` stata segnata come sbagliata e corretta in modo"Signore, le rispondero` domani." Come mai? Non si usano piu` le maiuscole?
2. Esiste una regola per scrivere i numeri? Per es. 101: in un libro d'italiano (edizioni Guerra) e` scritto "centuno", invece in un altro (edizioni Alma Firenze) e` scritto :centouno". Allora sono corrette tutte e due le forme?
Grazie.


rago [ 15 Novembre 2008, 10:17 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Avrei due domande che sembrano semplicissimi, pero` mi piacerebbe essere sicura al cento per cento.
Dunque: 1. Un mio studente mi ha portato il suo test che aveva eseguito on-line sul sito ladante.it e mi ha chiesto delle spiegazioni: la sua frase"Signore, Le rispondero` domani: e` stata segnata come sbagliata e corretta in modo"Signore, le rispondero` domani." Come mai? Non si usano piu` le maiuscole?
2. Esiste una regola per scrivere i numeri? Per es. 101: in un libro d'italiano (edizioni Guerra) e` scritto "centuno", invece in un altro (edizioni Alma Firenze) e` scritto :centouno". Allora sono corrette tutte e due le forme?
Grazie.


1) Il "Le di cortesia" si scrive anche ormai con la minuscola, ma certamente con la maiuscola e' altrettanto giusto, solo un tantino formale
2) fino a novantotto, la prima vocale si elide, dopo 100 l'elisione e' possibile, ma desueta, ovvero centouno, ma centonovantotto, ovvero centottantotto.

Paka Rago


SaPa [ 15 Novembre 2008, 15:29 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Avrei due domande che sembrano semplicissimi, pero` mi piacerebbe essere sicura al cento per cento.
Dunque: 1. Un mio studente mi ha portato il suo test che aveva eseguito on-line sul sito ladante.it e mi ha chiesto delle spiegazioni: la sua frase"Signore, Le rispondero` domani: e` stata segnata come sbagliata e corretta in modo"Signore, le rispondero` domani." Come mai? Non si usano piu` le maiuscole?
2. Esiste una regola per scrivere i numeri? Per es. 101: in un libro d'italiano (edizioni Guerra) e` scritto "centuno", invece in un altro (edizioni Alma Firenze) e` scritto :centouno". Allora sono corrette tutte e due le forme?
Grazie.


vale la posta di rago, ma da insegnante di italiano mi sarebbe proprio piaciuto che lui avesse messo Le perchè dimostra che lo studente ha capito che si trattasi proprio di un registro formale. "Le" maiuscolo è addirittura più indicato che il minuscolo, basti vedere le pallosissime lettere italiane dove si scrive Vostra, Lei, inviarLe, etc...

I


SaPa [ 15 Novembre 2008, 15:30 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Avrei due domande che sembrano semplicissimi, pero` mi piacerebbe essere sicura al cento per cento.
Dunque: 1. Un mio studente mi ha portato il suo test che aveva eseguito on-line sul sito ladante.it e mi ha chiesto delle spiegazioni: la sua frase"Signore, Le rispondero` domani: e` stata segnata come sbagliata e corretta in modo"Signore, le rispondero` domani." Come mai? Non si usano piu` le maiuscole?
2. Esiste una regola per scrivere i numeri? Per es. 101: in un libro d'italiano (edizioni Guerra) e` scritto "centuno", invece in un altro (edizioni Alma Firenze) e` scritto :centouno". Allora sono corrette tutte e due le forme?
Grazie.


in quale testo di Guerra hai trovato quella roba? a me pare strano, non credo si tratti di un testo recente....


rago [ 15 Novembre 2008, 15:56 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
SaPa ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Avrei due domande che sembrano semplicissimi, pero` mi piacerebbe essere sicura al cento per cento.
Dunque: 1. Un mio studente mi ha portato il suo test che aveva eseguito on-line sul sito ladante.it e mi ha chiesto delle spiegazioni: la sua frase"Signore, Le rispondero` domani: e` stata segnata come sbagliata e corretta in modo"Signore, le rispondero` domani." Come mai? Non si usano piu` le maiuscole?
2. Esiste una regola per scrivere i numeri? Per es. 101: in un libro d'italiano (edizioni Guerra) e` scritto "centuno", invece in un altro (edizioni Alma Firenze) e` scritto :centouno". Allora sono corrette tutte e due le forme?
Grazie.


in quale testo di Guerra hai trovato quella roba? a me pare strano, non credo si tratti di un testo recente....


Immagino Katerin Katerinov, I edizione 1973, I ristampa 1985 e da allora nessun aggiornamento.
Paka Rago


SaPa [ 15 Novembre 2008, 16:26 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
è vero quel testo è ancora in vendita, in russia poi è quasi un bestseller!!!

devo ammettere rago che l'ho acquistato anche io ma utilizzato sì e no due volte


rago [ 15 Novembre 2008, 17:44 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
SaPa ha scritto: [Visualizza Messaggio]
è vero quel testo è ancora in vendita, in russia poi è quasi un bestseller!!!

devo ammettere rago che l'ho acquistato anche io ma utilizzato sì e no due volte


A me non dispiace, va bene per i veri principianti che non sanno niente e la Guerra lo vende ancora, immagino bene, almeno io lo compro spesso.
Un altro interessate e' Progetto italiano, poi mi parlano bene di Espresso.
Paka Rago


Luda Mila [ 15 Novembre 2008, 19:23 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Ragazzi, grazie per le vostre risposte. :-?
Quanto a fonti da me citate - Rago, sei proprio un onniveggente :-? E` chiaro che mi riferivo a Katerin Katerinov, e un altro libro (con "centouno") e` quell`"Espresso".
Sono d`accordo che il libro di Katerinov dovrebbe essere aggiornato su alcuni punti, ma e` possibile che in dieci anni sia cambiata l'ortografia? :shock: Tra l`altro credo che i numeri vengono scritti piu` spesso con le cifre e non con le lettere.


SaPa [ 15 Novembre 2008, 19:26 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, grazie per le vostre risposte. :-?
Quanto a fonti da me citate - Rago, sei proprio un onniveggente :-? E` chiaro che mi riferivo a Katerin Katerinov, e un altro libro (con "centouno") e` quell`"Espresso".
Sono d`accordo che il libro di Katerinov dovrebbe essere aggiornato su alcuni punti, ma e` possibile che in dieci anni sia cambiata l'ortografia? :shock: Tra l`altro credo che i numeri vengono scritti piu` spesso con le cifre e non con le lettere.


Espresso è dell'Alma...quale Espresso? 1 - 2 - 3? e a quale pagina scrivono 101

insomma guardamici se puoi

Progetto Italiano è un libro iper-strutturato (molto più strutturato rispetto a un Espresso), facilita però gli studenti abituati ad un approccio più accademico e facilita TANTISSIMO il lavoro degli insegnanti. poi edilingua fa grande marketing...


Luda Mila [ 15 Novembre 2008, 19:30 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Ma dai, SaPa, e` chiaro che con i numeri si comincia nell`Espresso I, mica quello II! Eccolo, davanti a me, pagina 54.
IL Progetto non lo conosco affatto. Pero` l'Espresso non mi ha impressionato tanto.


Luda Mila [ 16 Novembre 2008, 9:50 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Siccome continuo a confrontare i due libri da me usati mi e` sorta un'altra domanda:
"Il 2 di novembre e` la festa dei morti" (Katerinov)
"Il 1 novembre e` la festa di tutti i santi" (Espresso)
Sono le feste differenti? Potreste parlarne un po'? Come vengono celebrate? La data e` sempre la stessa o cambia ogni anno, come la Pasqua?


invernorosso [ 16 Novembre 2008, 11:18 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Siccome continuo a confrontare i due libri da me usati mi e` sorta un'altra domanda:
"Il 2 di novembre e` la festa dei morti" (Katerinov)
"Il 1 novembre e` la festa di tutti i santi" (Espresso)
Sono le feste differenti? Potreste parlarne un po'? Come vengono celebrate? La data e` sempre la stessa o cambia ogni anno, come la Pasqua?


Sì, sono ricorrenze differenti, entrambe legate al calendario della Chiesa Cattolica e si celebrano sempre negli stessi giorni.
Il 1° novembre, Festa di Ognissanti o Tutti i Santi, che io sappia al di la' delle celebrazioni religiose non viene festeggiata in modo particolare, ma magari mi sbaglio.
Mentre, il 2 novembre, commemorazione dei defunti o giorno dei morti (festa dei morti non suona molto bene! :wink: ), si va' al cimitero sulla tomba dei propri cari. In alcune parti d'Italia, si fanno regali ai bambini e si portano dolci sulle tombe, oltre che i classici fiori, ma non so' quanto sia desueta come usanza.
Particolarita': come per il Natale chiederemmo "Che fai a/per Natale" , spesso si usa "che fai a/per i Morti/Ognissanti", oppure "che fai ai Morti??" per sapere quali sono i programmi degli amici per quelle festività.


Altro discorso interessante i numeri:
per quanto ne so' i cardinali si scrivono con le lettere tranne che per le date e gli elenchi di numeri (il 7 gennaio avro' cinque ospiti, dal civico 1 al 5 ), mentre gli ordinali sempre con le lettere (il terzo e il quarto).
Altra particolarità è che il primo giorno del mese viene chiamato con l'ordinale. Ad esempio: il primo gennaio, e a volte il primo di gennaio, ma non so' quanto questa seconda espressione sia dialettale.


rago [ 16 Novembre 2008, 11:28 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Prova a leggere qua (mi scuso per aver modificato il tuo messaggio per sbaglio, invece di citarti)
"Il 2 di novembre e` la festa dei morti" (Katerinov)
http://it.wikipedia.org/wiki/Commemorazione_dei_defunti
"Il 1 novembre e` la festa di tutti i santi" (Espresso)
http://it.wikipedia.org/wiki/Ognissanti

Paka Rago


Ochopepa [ 16 Novembre 2008, 15:21 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Ormai la lingua scritta si e' abbastanza impoverita, soprattutto nell'uso della messaggistca e con il passaggio al web.
Per cui si accetta qualunque cosa. Nel caso si volessero seguire le regole di buona scrittura della grammatica italiana, esse esistono e sono abbastanza precise. Per la scrittura dei numeri cardinali e ordinali all’interno di un testo, esse sono semplificabili in un criterio generale su cui innestare le dovute eccezioni: i numeri interi inferiori a dieci devono sempre essere scritti in lettere, per tutti gli altri interi esiste sempre la possibilità di doppia trascrizione, benche' sia preferibile, ogni volta che si puo', la trascrizione in lettere. Ad esempio: "ho timbrato 270 schede" e' ottimo in cifre, "ho risolto duecento equazioni" e' piu' efficace in lettere.
Comunque, per essere precisi bisogna trascrivere in lettere:

- i numeri cardinali che “identificano in modo assoluto le corrispondenti entità aritmetiche, a prescindere dal sistema di rappresentazione” (sei, quarantadue);
- i numeri che indicano concetti, incluso lo zero (le probabilità erano meno di zero, uno tra mille);
- i numeri cardinali sia interi sia decimali che appartengono ad espressioni linguistiche standardizzate o ricorrenti (le cinque giornate, un metro e dieci);
- quelli che rappresentano entita' astratte, indipendenti dalla forma in cui vengono espressi (il piu' grande divisore di quarantadue che sia minore di sei);
- gli orari approssimativi (le sei e un quarto, le undici di sera);
- i numeri ad inizio frase, di qualsiasi grandezza, e quelli a loro legati (due sciamani e seicento gatti celebrarono un rito);
- i numeri che nella pronuncia richiedono un apostrofo (l'otto gennaio).

Per esigenze di stile (in un libro o in un saggio) e' possibile scrivere in lettere anche numeri che non appartengano alle categorie di questo elenco, ma quasi mai e' vero il contrario: "quella birra aveva il sette virgola cinque di volume d’alcol" e' accettabile, "mamma, rientrero' alle 21:17" no.


Luda Mila [ 16 Novembre 2008, 16:11 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Ma quanta profondita` e` venuta fuori! Mi era sembrata invece una domanda semplicissima... grazie infinite per le spiegazioni cosi` esaurienti! :razz:
Rago, a vedere segnalate le tue modifiche prima ho pensato che avessi corretto qualche mio sbaglio, ma non ho scoperto nulla... :-? Grazie per i consigli!


direttore [ 16 Novembre 2008, 18:29 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
A Palermo la " festa dei morti " è molto diffusa o almeno lo era. Quando ero bambino svegliandomi la mattina del 2 novembre trovavo sempre dei regali sotto il mio letto e altri ancora sparsi per la casa. Con l'aiuto dei miei genitori dovevo cercarli e trovarli :smile: Da piccolo ero convinto che i miei cari defunti portassero i regali durante la notte dell'1 novembre... :wink: Negli ultimissimi anni questa tradizione ha perso vistosamente colpi perchè il " Virus Halloween " sta sostituendo nell'immaginario dei bambini l'idea della " festa dei morti ". E' davvero un peccato :-( Comunque anche quest'anno ho acquistato il 2 novembre la frutta di martorana e la pupa di zucchero, a questa tradizione non rinuncio :wink:


Luda Mila [ 17 Novembre 2008, 9:50 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Sebbene la mia domanda sia uscita fuori topic ha portato tanta informazione interessante! :-?
Infatti anche in Russia abbiamo i giorni da commemorare i defunti, c'e` qualche sabato indicato dalla chiesa (chiamati "sabato dei genitori" - родительская суббота) quando si va al cimitero e si lascia il cibo sulla tomba, ma non si usa farsi dei regali.
Pero` adesso capisco le origini della tradizione di regalare qualcosa ai bambini, grazie alle spiegazioni di Direttore - si fa credere ai bambini che siano i regali dai parenti defunti. Interessante davvero!


ema [ 17 Novembre 2008, 15:11 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Anche in Toscana ed in Umbria esiste la festa dei morti, è ancora ricordata, specialmente nei piccoli paesi. Facciamo un dolce tipico per questa ricorrenza, con pasta lievitata, uvetta sultanina e noci.


invernorosso [ 17 Novembre 2008, 20:58 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Sebbene la mia domanda sia uscita fuori topic ha portato tanta informazione interessante! :-?
Infatti anche in Russia abbiamo i giorni da commemorare i defunti, c'e` qualche sabato indicato dalla chiesa (chiamati "sabato dei genitori" - родительская суббота) quando si va al cimitero e si lascia il cibo sulla tomba, ma non si usa farsi dei regali.
Pero` adesso capisco le origini della tradizione di regalare qualcosa ai bambini, grazie alle spiegazioni di Direttore - si fa credere ai bambini che siano i regali dai parenti defunti. Interessante davvero!


Da non confondere con l'origine dei regali di Natale pero'. ;)


Luda Mila [ 16 Aprile 2009, 11:00 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Avrei un'altra cosa da chiarire. :-?
Mi sono accorta del comportamento un po' particolare della particella NE: di solito non si elide davanti a una vocale, scriviamo e diciamo Ne abbiamo due, ne e` contento ecc. Invece usandola con i verbi al passato prossimo facciamo quell'elisione: Se n'e` ricordato.
Allora, la mia domanda e`: c'e` una regola che dirige l'elisione della particella NE?
Grazie!


assodipicche [ 16 Aprile 2009, 11:32 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Avrei un'altra cosa da chiarire. :-?
Mi sono accorta del comportamento un po' particolare della particella NE: di solito non si elide davanti a una vocale, scriviamo e diciamo Ne abbiamo due, ne e` contento ecc. Invece usandola con i verbi al passato prossimo facciamo quell'elisione: Se n'e` ricordato.
Allora, la mia domanda e`: c'e` una regola che dirige l'elisione della particella NE?
Grazie!


prova a guardare qui http://www.galassiaarte.it/grammati...roncamento.html c è scritto cosi:


rago [ 16 Aprile 2009, 14:56 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Regola per ne?
Direi che s'elide quando la segue un'altra e direi sempre, con le altre vocali dipende.

Me ne intendo vs me n'intendo.
Ma sicuramente me n'ero scordato.

paka Rago


Luda Mila [ 17 Aprile 2009, 9:34 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Grazie! :-?


Luda Mila [ 06 Maggio 2009, 10:09 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
In un libro d'italiano ho letto quel proverbio:
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Non potrei dire di capirne bene il significato :oops: Cosa vuol dire e in quali situazioni si userebbe? E` un proverbio usato spesso o no?
Lo spieghereste, per favore?
Grazie! :-?


Losagen [ 06 Maggio 2009, 10:22 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
In un libro d'italiano ho letto quel proverbio:
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Non potrei dire di capirne bene il significato :oops: Cosa vuol dire e in quali situazioni si userebbe? E` un proverbio usato spesso o no?
Lo spieghereste, per favore?
Grazie! :-?


Detto popolarissimo, ripreso per esempio dallo scrittore Alberto Moravia («ma, come si dice, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi»), e conosciuto anche in altre varianti: il diavolo fa la pentola ma non il coperchio; e, come testimonia il Tommaseo nel suo ottocentesco dizionario, il diavolo aiuta a far le pentole e non i coperchi. Il significato: è più facile fare del male che evitarne le ricadute negative. Il diavolo è presentissimo nella tradizione proverbiale come personificazione del male e degli istinti maligni che albergano negli esseri umani. I proverbi sono depositari di prudenza popolare e di buon senso o senso comune non di rado venati di moralismo. Per questo il diavolo vi figura spesso come cattivo o imperfetto consigliere. Il suggerimento che viene lanciato è semplice e netto e, come nel caso del proverbio in questione, intriso di pragmatismo: meglio non architettare azioni malvagie (o anche solo disoneste) perché è facile che si ripercuotano contro chi le ha pianificate e commesse. Avendo fatto del male, insomma, i conti finiscono col non tornare e il malfattore ne paga in qualche modo le conseguenze.

Citazione:
IL DIAVOLO FA LE PENTOLE Ovvero: I proverbi nella saggezza popolare e contadina





Nelle culture folkloriche, l’esperienza generale di vita si è depositata e strutturata, nel corso dei millenni, nei proverbi e nelle espressioni sentenziose. Possiamo dire che non c’è vicenda quotidiana che non trovi la sua giustificazione e la sua verifica in una massima. Il fatto, poi, che l’umanità sia vissuta per circa diecimila anni in una società agraria, ha determinato che la stragrande maggioranza dei proverbi e delle frasi sentenziose sia caratterizzata da riferimenti al mondo e alla mentalità contadina. Ma dai proverbi è difficile trarre informazioni riguardanti condizioni e processi di lavoro, perché spesso i riferimenti ai tempi, ai modi e agli utensili servono a trarre considerazioni di ordine morale e a suggerire comportamenti etici e generiche norme di vita; solo in tempi più recenti i proverbi hanno costituito quasi un calendario, un’agenda delle attività agricole, tanto da consentirci di individuare alcuni degli aspetti essenziali del-l’organizzazione del lavoro e dei rapporti di produzione dell’età in cui sono stati coniati[1].

Nella società agraria arcaica, il contadino, nel tempo che gli rimaneva libero, svolgeva anche qualche lavoro di artigianato: confezionava zoccoli, ceste, accomodava gli arnesi rotti, mentre le donne si dedicavano alla filatura e alla tessitura. Pochi dunque erano quelli che svolgevano lavori artigianali: tra questi assumevano una grande importanza il fabbro, il calderaio (colui che accomodava le pentole, spesso di rame), il carraio (il costruttore dei carri agricoli) e il fornaciaio.

Secondo alcuni proverbi, gli artigiani godevano di una condizione di vita meno difficile di quella del contadino; infatti, Tutti i mestieri / dan da mangiare, e Chi ha un mestiere / di fame non muore. Qui il termine mestiere non è da intendersi in senso generale, ma in quello di un lavoro specialistico. Il concetto, che l’artigiano se la passi meglio del contadino, è poi ribadito da un proverbio molto più esplicito: La pignatta dell’artigiano / se non bolle oggi, bollirà domani. Un altro, riferito all’attività del fabbro, indispensabile nella società agraria, perché costruiva e riparava gli strumenti del lavoro contadino (zappe, vanghe, aratri, picconi, ecc.), è addirittura ottimistico: Chi batte ferro / batte oro.

Tuttavia, una volta scelta un’attività, bisognava svolgerla con coscienza, precisione, serietà, e, diremmo oggi, con professionalità, perché, ricordano altre due massime: Cento mestieri / non uno di buono; Cento mestieri / e mille miserie. Il lavoro dell’artigiano, infatti, non può essere improvvisato, ma si deve basare sull’oculatezza, sulla pazienza, e su un’esperienza lunga che sopperisce alla mancanza della teoria; così:

Prima si guarda il buco / e poi si fa il cavicchio;

basta l’occhio esercitato, non è necessario il metro. Ma la perizia maggiore è certamente quella del bottaio, che il proverbio indica come uno capace di

dare un colpo al cerchio / e uno alla botte.

Oggi questa massima si usa per indicare qualcuno che si barcamena, che si destreggia tra due cose contrastanti fra loro; ed invece l’immagine rimanda al bottaio intento a unire, con cerchi di ferro, le doghe alla botte: l’operazione è difficile perché bisogna battere, simultaneamente, con il mazzuolo sulle doghe per assestarle, e sul cerchio di ferro per farlo scendere al punto di calzare perfettamente le doghe.

Non tutti gli artigiani, però, sono forniti di grandi capacità tecniche e manuali. Nei proverbi quelli più presi di mira risultano i sarti e i falegnami. Di questi ultimi si dice:



Stucco e pittura / il falegname fa bella figura

Se non ci fosse la colla e lo stucco / il falegname sarebbe distrutto,



mentre dei primi si recita: Il ferro da stiro / è il ruffiano dei sarti.



I proverbi sembra che esprimano giudizi di merito sugli artigiani: tra questi ci sono quelli utili ed indispensabili e ci sono quelli di cui, potendo, si può fare a meno. Uno di questi è il calzolaio, cui si ricorreva solo in casi rari, i contadini essendo capaci di farsi da soli gli zoccoli, utilizzando una vecchia tomaia da inchiodare su una suola di legno. Per questo, probabilmente, è nato il seguente detto, in cui è chiaro il favore di cui gode il fabbro presso la comunità contadina, tanto da essere oberato di lavoro, mentre il calzolaio appare come uno che ha poca voglia di lavorare:

Il calzolaio se vuole / il fabbro se può.



Sarti e calzolai, poi, sono associati in una massima che può contenere qualche elemento dispregiativo, ma che può anche dire che il lavoro da svolgere è tanto che i due artigiani non hanno tempo per pensare a se stessi (almeno oggi si usa in questo senso):



Gli scarpai han sempre le scarpe rotte / ed i sarti le pezze nel culo.



C’è poi una massima che riguarda tutti indistintamente gli artigiani, i quali spesso e volentieri non rispettano i termini della consegna del lavoro:



Artigiano che non mente / non ha mestiere tra la gente.



Così come accade con i proverbi agrari, anche quelli che si riferiscono al mondo artigianale spesso assumono il tono delle massime normative ed etiche, alcune delle quali godono di una grande circolazione anche oggi e sono ampiamente usate nel parlare quotidiano. Come i seguenti, che si riferiscono al lavoro del fornaciaio:



Il diavolo fa le pentole / ma non i coperchi

Tanto va l’orcio alla fonte / o che si smanica o che si rompe.



Oppure questo, ispirato al lavoro del fabbro:



Quando sei martello batti / quando sei incudine para,



che suggerisce una certa accettazione delle vicende della vita; ma poi si aggiunge, assennatamente, pur se con qualche carenza di amore per il prossimo:



Meglio martello / che incudine.



Al quale si contrappone, con chiara allusione sessuale:



Dura di più l’incudine / che il martello.



Il seguente, oltre ad appartenere al gruppo che dà indicazioni di ordine generale, si eleva fino alla speculazione metafisica:

Chi ha fatto il mondo lo può mutare / e chi fa il carro lo sa disfare;

quest’ultimo si ispira al lavoro del carraio, un altro artigiano che svolgeva un’importantissima funzione nel mondo agrario.

Naturalmente anche il muratore è indispensabile; a lui i proverbi riservano qualche consiglio:

Chi mura d’inverno / mura in eterno,



ma nello stesso tempo lo raffigurano come uno che, oltre ad essere presente dappertutto, può prendersi delle libertà che ad altri sono vietate:



Non c’è chiesa né casa di signore / dove non ci pisci il muratore.



Anche il fornaciaio appare in possesso di ampie facoltà di decisioni:



Il pignattaro / attacca il manico dove gli pare,



ma si ha l’impressione che il proverbio sia metaforico e che il pignattaio non è altro che colui che detiene il potere.

In qualcuna di queste massime ricorre anche il senso dell’economia contadina, secondo la quale niente si butta e tutto si può riutilizzare e trovare una nuova funzione:



Quel che non è buono per le suole / è buono per i tacchi.



Per concludere questa breve carrellata di proverbi dedicati all’artigianato, prendiamo gli ultimi tre che ci sono rimasti[2].



Fucina non toccare / farmacia non leccare: forse vuole indicare la pericolosità di certe attività, oppure vuole insegnare che chi non è del mestiere è bene che stia lontano dal prendere certe iniziative, che potrebbero fargli male o procurargli un danno.



Io son calderaio / e tu mi vuoi tingere: il calderaio, o lattoniere, girava per le campagne e riparava pentole e caldaie, sporche di nero fumo. Finiva per diventare nero anche lui. Qui la massima è metaforica: tu pensi di ingannarmi, ma io sono più furbo di te. C’è anche un atteggiamento di superiorità particolare in quella congiunzione e che apre la seconda parte del proverbio, come a dire: guarda che oltre che più furbo sono anche più esperto!



Le pignatte si fanno / con tutt’una creta: il fornaciaio, dovendo fabbricare una pentola, deve saper calcolare la quantità di argilla che occorre per fare l’utensile che ha in mente, senza ricorrere, durante il lavoro, ad aggiunte o a sottrazioni di materia. Qui ci sembra sia condensata tutta la perizia tecnica dell’artigiano, insieme con il concetto che il senso della misura e la logica devono essere il perno intorno al quale gira ogni attività umana, manuale o intellettuale che sia.


Luda Mila [ 07 Maggio 2009, 9:52 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Losagen, sei grande! :-? Quanta informazione che ce l'ho adesso! E poi, e` una lettura molto ma molto interessante, ti ringrazio tanto! :-? :smt054


Luda Mila [ 25 Giugno 2009, 9:17 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Vedo/leggo diversissime volte le espressioni: dopo lavoro - dopo il lavoro; dopo cena - dopo la cena, ma mi accorgo di non riuscire a comcepirne la differenza. :-(
La presenza o l'omissione dell'articolo in queste farsi cambia il significato o no? E poi usare o meno quell'articolo sarebbe uno sbaglio grosso?
Come dovrei dire: dopo lavoro / dopo il lavoro torno subito a casa.
Vi sarei gratissima se aiutaste a togliermi quel peso di dubbi e evitare la confusione. :-?


Batir [ 25 Giugno 2009, 9:22 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
IL "Dopo Lavoro" assume significato come sostantivo praticamente, diventa un luogo, una espressione, dopo il lavoro e una constatazione di fatto.


Batir [ 25 Giugno 2009, 9:23 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Se hai capito bene, se no mi chiami su Skype e te lo spiego in russo! ... il mio italiano non e un granche!


Alred [ 25 Giugno 2009, 9:27 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
se queste sono le difficoltà :lol: viva l'italiano!! :wink:


SaPa [ 25 Giugno 2009, 11:38 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
secondo me fai meglio ad indicare DOPOLAVORO come avverbio di tempo ovvero come fosse in russo VECHEROM

ma ha certo anche significato di sostantivo come ci dice Batir

se non vuoi sbagliare usa SEMPRE E SOLO "dopo il lavoro"


Luda Mila [ 26 Giugno 2009, 9:49 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Mi sembra di aver capito. grazie! :-?


Luda Mila [ 05 Ottobre 2009, 8:55 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Eccomi di nuovo con un'altra domanda semplice:
ho visto l'indirizzo scritto "Largo Fratelli Alinari". Che differenza c'e` tra "largo' e "piazza"?
Grazie. :-?


mariano [ 05 Ottobre 2009, 9:10 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Eccomi di nuovo con un'altra domanda semplice:
ho visto l'indirizzo scritto "Largo Fratelli Alinari". Che differenza c'e` tra "largo' e "piazza"?
Grazie. :-?


Largo: piccola piazza, slargo all’incrocio di più vie o piazzetta di forma irregolare all'incrocio di più vie

Piazza: area di dimensioni variabili, di solito circondata da edifici, posta all’incrocio di più strade o lungo il tracciato di un’arteria importante, talvolta sede di mercato: le piazze di Roma; la piazza del duomo | spec. con iniz. maiusc., nella toponomastica urbana: Piazza della Signoria, Piazza San Marco ecc.


Batir [ 05 Ottobre 2009, 9:13 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
LARGO: piccola piazza, slargo all’incrocio di più vie.


Luda Mila [ 05 Ottobre 2009, 9:18 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Grazie, Mariano brg, per aver risposto subito . :-? Ho capito. Allora in russo sara` lo stesso площадь, ma direi che in italiano quelle denominazioni sono piu` precise.


SaPa [ 05 Ottobre 2009, 9:48 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
largo alinari è qui a firenze


Losagen [ 05 Ottobre 2009, 10:03 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Vediamoci in largo Cairoli
давайте встретимся на площади кайроли


Airmax [ 05 Ottobre 2009, 12:56 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
SaPa ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Avrei due domande che sembrano semplicissimi, pero` mi piacerebbe essere sicura al cento per cento.
Dunque: 1. Un mio studente mi ha portato il suo test che aveva eseguito on-line sul sito ladante.it e mi ha chiesto delle spiegazioni: la sua frase"Signore, Le rispondero` domani: e` stata segnata come sbagliata e corretta in modo"Signore, le rispondero` domani." Come mai? Non si usano piu` le maiuscole?
2. Esiste una regola per scrivere i numeri? Per es. 101: in un libro d'italiano (edizioni Guerra) e` scritto "centuno", invece in un altro (edizioni Alma Firenze) e` scritto :centouno". Allora sono corrette tutte e due le forme?
Grazie.


vale la posta di rago, ma da insegnante di italiano mi sarebbe proprio piaciuto che lui avesse messo Le perchè dimostra che lo studente ha capito che si trattasi proprio di un registro formale. "Le" maiuscolo è addirittura più indicato che il minuscolo, basti vedere le pallosissime lettere italiane dove si scrive Vostra, Lei, inviarLe, etc...

I

Io non sono un genio in italiano, ma mi ricordo che a me se lo segnavo in minuscolo me lo segnavano sempre errore, quando riferito ad una persona ben specifica.
Per l'altra domanda io ho sempre letto centouno oppure cent'uno, magari un errore di stampa si è mangiato l'apostrofo.


Luda Mila [ 06 Ottobre 2009, 10:39 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Grazie per le precisazioni. :-?
Con "centouno" mi era venuto un dubbio perche` ricordavo che nel Novecento di Bertolucci c'era un vecchietto che pronunciava ben chiaro; "Ho centun'anni...". :roll: Ma ormai credo ai libri di grammatica e dico agli studenti di dire proprio "'centouno'. :lol:


Airmax [ 06 Ottobre 2009, 14:33 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Luda Mila ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Grazie per le precisazioni. :-?
Con "centouno" mi era venuto un dubbio perche` ricordavo che nel Novecento di Bertolucci c'era un vecchietto che pronunciava ben chiaro; "Ho centun'anni...". :roll: Ma ormai credo ai libri di grammatica e dico agli studenti di dire proprio "'centouno'. :lol:

Sai cos'è secondo me, è che nel parlato anche io dico centuno, anche se credo sia da scrivere cent'uno.

Comunque come riferimento di correttezza devi tenere l'Accademia della Crusca, loro definiscono quando un modo di dire, un gergo di uso comune, diventa lingua italiana.
Guarda il sito : Accademia della Crusca

Se non ricordo male è anche ben riferito e aggiornato con buona frequenza.
Se tra due libri di testo trovi cose differenti, fai sempre riferimento qui.
Tieni conto che molte cose magari sono corrette in più modi.
Sul sito puoi trovare molte informazioni, risposte a molti quesiti già posti o i più frequenti, inoltre puoi porre tu stessa quesiti.

Io uso il dizionario Online della Garzanti (tra l'altro linkabile anche dal sito dell'Accademia della Crusca) : Dizionario

Spero ti sia di aiuto.


Airmax [ 06 Ottobre 2009, 14:35 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Airmax ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Io uso il dizionario Online della Garzanti (tra l'altro linkabile anche dal sito dell'Accademia della Crusca) : Dizionario


Devi registrarti, è vero, ma se non selezioni l'iscrizione alla newsletter non ti arriva spam ;)
Il beneficio ne vale davvero, è il migliore Dizionario che ho trovato in rete.
Mia opinione ovviamente.


Luda Mila [ 07 Ottobre 2009, 9:42 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Oh, Airmax, ti ringrazio tanto! :-? Ovviamente mi sara` utilissimo! Cerchero` di seguire i tuoi consigli.


Furba [ 09 Ottobre 2009, 8:19 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
grazie anche da parte mia! lo usero' pure io!


Airmax [ 09 Ottobre 2009, 10:22 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Prego, non è nulla, siamo qui per questo.
Vedrete quando inizierò a studiare russo quanto scasserò io :lol: :lol: :lol: :lol:


Luda Mila [ 18 Gennaio 2010, 10:08 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Eccomi di nuovo con un'altra domanda:
ho visto diverse spiegazioni della parola LOCANDA:
in russo скромная гостиница cioe` un albergo modesto, (e anche gia` in disuso)
in italiano: un albergo signorile, cioe` un albergo non tanto modesto :roll:
Dov'e` la verita`? E in quali occasioni si usa quel vocabolo?
Grazie.


Batir [ 18 Gennaio 2010, 10:13 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
http://it.wikipedia.org/wiki/Locanda


Luda Mila [ 18 Gennaio 2010, 10:17 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Batir, grazie per una risposta tempestiva :-?
La Wiki lo spiega proprio come lo dice il dizionario russo: un albergo modesto ( постоялый двор in russo)
Ma la mia domanda era: perche` allora il dizionario italiano dice che e` un albergo signorile cioe` non di livello inferiore?


Batir [ 18 Gennaio 2010, 10:19 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Grazie a te :D

Ma che dizionario di italiano hai?


Luda Mila [ 18 Gennaio 2010, 10:22 ]
Oggetto: Re: Domande Semplici
Adesso sto guardando il Dizionario etimologico di Paolo Borgonovo, 2003, Firenze.




Powered by Icy Phoenix