Sevastopol’ (Севастополь).
Sevastopol’ – «город герой»! Anzi città per ben due volte eroica! Quando l’ammiraglio Nahimov guidò la resistenza contro la coalizione anglo-franco-turco-italiana (o meglio sabaudia, dato che l’Italia ancora non esisteva) nella sanguinosa guerra di Crimea tra il 1854 e il 1855, quando la città venne quasi rasa al suolo dalle cannonate sparate dalle navi che come api punteggiavano e ronzavano nella piccola baia antistante la città… lui era lì; ed ora lui è ancora lì a sovrastare la grande e bella Piazza Nahimov a lui dedicata, e a ricordare ai sevastopoliani e a me, visitatore di passaggio, le vicissitudini della città e il suo valore.
Statua di Nahimov.
La seconda volta si ripetè meno di 100 anni dopo, quando Sevastopol’ fu oggetto di aggressione nazista e dovette organizzare un’accanita resistenza, durata 250 giorni, prima di cedere al nemico. E così, come Kiev, come Leningrado, come Odessa, come Minsk, come Smolensk, come Kerch’, ecc… e forse ancor più meritatamente delle città sopra indicate, anche Sevastopol’ è ricordata tuttora come gloriosa “gorod geroj”.
Altare della Patria.
Monumenti alla gloria della città ce ne sono ovunque in una quantità mai vista da altre parti: statue, memoriali, cippi, busti, insegne, colonne e chi più ne ha più ne metta.
«Матрос и солдат»; ("Matros i Soldat" - il poderoso monumento al marinaio e al soldato).
Памятник Затопленным короблям» - Colonna dell’aquila (o monumento alle navi affondate durante l’asssedio della guerra di Crimea).
Monumento alla resistenza nella guerra di Crimea.
«Обелиск в честь города-героя Севастополя» - obelisco in onore della città eroica Sevastopol’.
E così eccomi di nuovo in Crimea, una terra che mi sta già attirando da tempo e che ho iniziato a visitare l’anno scorso; dopo Yalta e il suo circondario, dopo Sudak e la tranquillissima baia di Novij Svet eccomi dunque a Sevastopol’.
Di bello a Sevastopl’ c’è l’atmosfera cittadina e la gente. Se Yalta è il “kurort” per eccellenza, dove prima la nobiltà zarista, poi l’elite dell’apparato statale sovietico, sfoggiavano l’eleganza e dove ora troneggia la sbruffoneria, pur in un contesto cittadino sotto molti aspetti retrò, dell’oligarchia contemporanea e degli eredi di quelle oligarchie post-sovietiche; Sevastopol’, disposta in modo esteso lungo un dolce pendio che scende verso la baia, è la grande città portuale – la vera capitale della Crimea (sebbene politicamente la capitale sia Simferopol’) – che conta circa 350.000 abitanti e dove tutto ruota intorno al porto e al commercio marittimo. Essa è del tutto conforme, esteriormente, allo standard delle altre città “soviet”: palazzoni ancor più fatiscenti e dalle facciate degradate dalla salsedine nella periferia sulla collina, strade larghe e polverose, un centro carino con qualche edificio neoclassico sul lungomare, parecchie “stalinki” e poca roba del tempo precedente, poiché le guerre qui hanno raso al suolo per bene la città; nonostante ciò essa appare ordinata e davvero piacevole.
Il lungomare è molto ben curato e i sevastopoliani amano molto passeggiare qui, soprattutto in queste tiepide giornate di primavera e durante la calda estate.
La marshrutka è, come sempre nelle Russie, il modo più comodo per girare la città, ed è anche piacevole: era da tempo che non sentivo la musica in marshrutka; la radio che il conducente tiene sempre ad un volume garbato ti alletta il viaggio mentre guardi fuori dal finestrino.
La baia dinnanzi a Sevastopol'.
«Графская пристань» - (“Grafskaja pristan’”), la facciata in stile neoclassico, inaugurata nel 1846, dove si svolgevano le parate dei marinai alla corte di vari imperatori, da Caterina II, ad Alessandro II, a Nicola I, a Nicola II…
Il lungomare.
Intrattenimenti sul lungomare: il «запорожский самовар» ("samovar di Zaporozhe").
La gente dicevo… forse la consapevolezza del valore storico che la città ha assunto sin dai tempi degli antichi greci è all’origine dei modi civili e colti della gente, in generale. È dai piccoli atteggiamenti, dal modo di rispondere, dagli sguardi della gente che si nota la differenza rispetto alla maggior parte del mondo russo che conosco. Un “grazie” in più, una persona che ti accompagna fino a destinazione alla richiesta di indicazioni stradali, una marshrutka che si ferma lungo la strada, e non necessariamente alla fermata, al semplice cenno del braccio e ti raccoglie; lo stesso particolare della consegna dell’ “obolo” al conducente per la corsa in marshrutka (2 grn!) a fine corsa, prima di scendere e non al momento della salita; i volti sorridenti della gente…
In giro pochi marinai russi fanno da cornice alla realtà cittadina. Ciò mi sorprende deludendomi un poco. Nonostante gli accordi politici ucraino-russi che prolungano il “dominio” russo sulla città, essa non è più quella di un tempo; non è più la potente Sevastopol’ che dal dopoguerra al 1991 rappresentava la gloriosa città strategica del mar Nero, dove era ancorata la più grande flotta dell’Armata Rossa nella parte meridionale dell’impero sovietico… l’importanza di Sevastopol’ è soprattutto simbolica ora; sta a confermare il diritto che i russi si attestano di poter stare qui, in un territorio che la storia ora assegna ad un altro Stato. Se si notano pochi marinai russi, in compenso le bandiere a strisce orizzontali bianco, blu e rosso sventolano orgogliose ovunque, in cima ai tetti degli edifici della città a ribadire appunto il legame forte ed inscindibile della città con la madrepatria russa. Che cosa strana, già a Yallta e a Novij Svet mi aveva impressionato questo particolare delle bandiere russe, ma qui ha a dir poco dell’incredibile tante esse ne sventolano sopra la città...
Anche le navi militari sembrano appartenere ad un’altra epoca; sebbene tuttora funzionanti, e abitate – si scorgono i marinai indaffarati nella pulizia a bordo – esse stanno lì placide con la chiglia a tratti arrugginita e non fanno più paura a nessuno, anzi sembrano più che altro un oggetto di attrazione per visitatori. Avvicinarsi ad esse è comunque una grande emozione, e mentre la guida racconta i nomi e i particolari delle navi alle quali passiamo vicine, la mia mente vola indietro nel tempo, ai tempi della Guerra Fredda quando queste navi facevano paura per davvero...
Alcuni esemplari della gloriosa flotta russa del Mar nero...
...e ancora.
Impressionante, ma sul serio! – accolgo con un’esclamazione spontanea ad alta voce la sorpresa per ciò che mi si apre davanti, o meglio tutto intorno, dopo aver salito la scaletta ed essere entrato nella grande e centrale sala del c.d. “Panorama dipinto”! Un dipinto tridimensionale: cioè un telo dipinto integrato da inserti tridimensionali, alto 14 m., lungo 115 m. che, includendo gli oggetti e l’area tridimensionale, ricopre uno spazio totale di circa 1000 m2! Mentre si gira intorno al dipinto, si ha la sensazione incredibile di essere là, tra quei soldati russi baldanzosi dipinti che con foga combattono, si organizzano, discutono, curano i feriti, caricano le munizioni dei cannoni, ecc... la gloriosa resistenza della città durò 349 giorni, ma fu vana: la coalizione anglo-franco-turco-sabauda ebbe la meglio!
Spezzoni del "Panorama dipinto"...
...e ancora.
Khersones non ti lascia indifferente! Una volta entrati nel parco in cui giacciono le rovine greche ci si immerge davvero in un’altra dimensione. Sembra di stare ad Agrigento nella valle dei Templi o ad Atene sull’Acropoli, ma qui il contesto più selvaggio e la possibilità di gironzolare dove e come vuoi tra queste pietre, ti dà una sensazione di maggior assorbimento col passato. L’ideale è venirci qui al tramonto, come ho fatto io, all’imbrunire, in modo da immergersi totalmente in questo mondo pre-cristiano. I resti più belli sono decisamente quelli del teatro... toccare queste pietre e pensare che esse hanno 2400 anni (data della fondazione della città greca è il 422 a.C.), ti fa riflettere. Non per niente Khersones, che in italiano chiamiamo Chersoneso, è patrimonio dell’Unesco dal 1996. In questo contesto ha preso origine anche la Chiesa Russa Ortodossa, quando il principe Vladimir il Grande nel 989 d.C. fu battezzato e si convertì al cristianesimo; la bellissima Vladimirskij sobor – la cattedrale dedicata al principe Vladimir, è lì ad osannare questo evento storico.
Херсонес - Chersoneso, le rovine della città greca del 422 a.C.
...e ancora...
Ciò che resta del tempio e nello sfondo la bellissima cattedrale di Vladimir.
Vladimirskij sobor.
La "Pesciolina" tra le rovine greche.
Balaklava (Балаклава) è un paesetto placido disposto a semicerchio nella piccola baia e sovrastato da brulle collinette che scendono dolci verso il paese ma che cadono a strapiombo dalla parte opposta sul mare aperto.
Vista su Balaklava.
A picco sul mare aperto - vista da sopra Balaklava.
Alle spalle, Balaklava.
Da Sevastopol’ ci si mette poco ad arrivare in marshrutka, ma vale davvero la pena trascorrere qui una giornata e farsi una bella mangiata di pesce sul lungomare, sempre se le finanze te lo concedono, dato che qui ho la riconferma che la Crimea è equiparabile a Kiev dal punto di vista dei prezzi (il bel pranzo a base di pesce, con boccia di "shampanskoe" mi è costato circa 500 grn. per due persone!).
La squisita "uhà" di pesce.
I deliziosi e da me adorati "rapany", antipasto di mare della Crimea.
L'ottima grigliata a base di triglie e sogliola.
...il tutto annaffiato da del morbido "shampanskoe" («Золотая Балка» - “Zolotaja Balka”), prodotto proprio a Balaklava.
Chi avrebbe mai immaginato che qui, in questo placido paesino di mare, si nascondesse la segretissima base militare sotterranea dove si procedeva alla manutenzione e riparazione nonché all’installazione delle testate nucleari dei sommergibili nucleari sovietici. Il racconto della guida, man mano che ci si addentra nei cuniculi e nei tunnel rivestiti di massiccio cemento armato, ti lascia a bocca aperta: qui fino al 1991 lavoravano circa 650 marinai, in tutta segretezza per cinque anni e nessuno, neppure i parenti più stretti, era al corrente di dove si trovassero i propri famigliari; costoro, una volta terminato il servizio in questa struttura, avevano il divieto per altri cinque anni, di uscire dall’Unione Sovietica. La struttura sotterranea e il lavoro svolto da questi marinai e tecnici erano coperti dal segreto di stato. Di sottomarini ahimè non se ne vedono ora – il che mi lascia un po’ male; ma alcune sale sono adibite a museo con oggetti, fotografie e rappresentazioni della vita che si svolgeva qui nella quotidianità, e ciò abbellisce la visita e fa volare un pò la mente. Resta il fatto che l’impatto con quei canali bui, della dimensione giusta per farci passare il sottomarino, quelle passerelle, quei portelloni di cemento ti mette un brivido sulla pelle, emozione che poi però va a scemare un pò nel proseguo della visita. In tutta onestà questa escursione vale la pena farla una volta nella vita ma non di più, giusto per farsi un’idea di questo mondo sotterraneo, antiatomico, segreto a tutto il mondo, che ora giace per lo più abbandonato e in degrado.
In ricordo alla II Guerra Mondiale.
Apparentemente una baracca per pescatori, in realtà l'ingresso al tunnel antiatomico di Balaklava.
All'interno nei meandri antiatomici...
...i canali bui dove venivano riparati i sommergibili, o venivano caricate le testate atomiche...
...e l'interno della base...
...di forte impatto la frase impressa sul muro "не все говори, что знаешь, но всегда знай, что говоришь!" ("non dire tutto ciò che sai; ma sappi sempre ciò che dici!)...
...un modellino di sommergibile nucleare sovietico...
...e infine una foto dell'epoca della Guerra Fredda, mentre un sommergibile sta per entrare nella base.
L’altra attrazione di Balaklava è la fortezza di Cembalo (крепость Чембало), o meglio ciò che rimane della presenza genovese del XII e XIV sec.; da essa si apre una vista mozzafiato sul mare aperto da una parte, e sulla baia di Balaklava dall’altra. A differenza della fortezza di Sudak, qui è rimasto ben poco, tre torri di cui una che stanno ristrutturando (anche se mi hanno detto che è anni che è in ristrutturazione e pare lasciata ugualmente a sè stessa...) e un pezzo di mura. Ma ripeto, il bello di questi luoghi e di queste escursioni è la totale libertà di movimento e di azione: si può toccare, si può esplorare, ci si può arrampicare ovunque… brutto invece è vedere il “solito” degrado e la “solita” mancanza di civiltà che si traduce in sporcizia con immondizia, bottiglie e barattoli buttati qua e là per il territorio.
Resti della fortezza genovese di Cembalo.
Arrampicandomi tra le rovine.
Dedico l’ultima mezza giornata alla visita del paesino di Inkerman (Инкерман), a una mezz’oretta di marshrutka dal centro di Sevastopol ma in direzione opposta rispetto a Balaklava, giusto per completare la visita di Sevastopol’ e dintorni e dunque il programma da me stabilito. Meritano la visita qui sostanzialmente due cose: il monastero nella roccia di San Clemente e Martino: un capolavoro architettonico dell’VIII-IX sec., tuttora abitato, che, sebbene molto più piccolo e raccolto, mi ricorda il monastero di Ostrog, in Montenegro, dove anni fa ci passai pure una notte tra monaci e pellegrini; carinissimo il giardinetto dalle aiuole varipinte all’interno.
E un altro resto di fortezza, non genovese però, la fortezza “Kalamita” (крепость Каламита), posizionato sul dirupo proprio sopra il monastero. La sua posizione in mezzo ad un prato verde verde, il suo essere così diroccato e quelle forme, mi danno l’idea che si tratti più di un qualche resto celtico in Irlanda o in Scozia, piuttosto che un pezzo della presenza russa del XV sec…
Пещерный монастирь Св. Климента и Мартина - Il monastero nella roccia di San Clemente e Martino.
Resti della fortezza Kalamita di Inkerman.
A tutti in Ucraina e nelle Russie è noto il marchio “Inkerman”, che è sinonimo di vino di qualità e valore (lontanamente paragonabile comunque alla qualità italiana!): ecco dunque che dopo aver sperimentato e degustato in fabbrica i vini di Massandra (a Yalta) e lo “shampanskoe” di Novij Svet, la curiosità di provare il vino Inkerman è tanta… ed è questo il secondo motivo buono per venire qui. Purtroppo questa volta mi va male! Lunedì è giorno di chiusura! Forse perchè è il lunedì di Pasqua. Tento di “convincere” la guardiana della fabbrica a farmi entrare o per lo meno ad aprire il negozietto per comprare due bocce di vino, ma è tutto inutile: il lunedì nessuno lavora ed è tutto chiuso. Sconsolato mi avvio alla fermata della marshrutka, manca poco alla partenza del treno…
L'ingresso della fabbrica di vini Inkerman.
Un peccato tranciare la giornata a metà e partire da Sevastopol’ poco prima delle 14.00; ma il rientro a Kiev è lungo, ben 17 ore di treno, sebbene si prevede comodo e tranquillo; e così, svaccato sulla “cara” cuccetta del “mio” caro treno russo, studio già la prossima avventura in Crimea, tra un paio di mesi.
Il mio vagone del treno "firmato" - Sevastopol' che mi riporta a Kiev.
Gringox
Sevastopol', finesettimana di Pasqua, 14-16 aprile 2012