Io abito su una collina. Ed intorno al mio paese ci sono un mare di colline dove i cipressi solitari e i poderi dai tetti rossi punteggiano il paesaggio. L'occhio non è mai stanco di trovare nuovi piccoli particolari da osservare: una vigna, un piccolo boschetto, un rovo che costeggia un campo arato, uno spicchio di terra giallo seminato a colza, un trattore lontanissimo, due cavalli che brucano l'erba vicino ad un fosso, una torre su un colle, un moro solitario, file di gelsi, i solchi paralleli lasciati da un erpice. E' un paesaggio complesso, dove la presenza dell'uomo è dovunque. Io non so chi di questo forum si è mai trovato in una landa solitaria della Russia, dove le distese della natura sono ripetitive e uguali. Io avvertivo, in quella sconfinata natura, una presenza di Dio, come se mi spiasse, come se la sua grandiosità mi facesse sentire ancor più piccolo.
Alla galleria Tret'jakov ho visto un quadro che mi è rimasto nel cuore: "Segale" di Shishkin. C'è semplicemente un campo, alcuni alberi isolati e maestosi, e un cielo infinito. Il contrario della mia Toscana. Poche cose, pochi particolari. L'uomo sembra assente: eppure una strada solcata da carri denuncia la sua presenza. C'è Dio in quel quadro. C'è la Russia. C'è forza e semplicità .Quando l'ho visto sono rimasto subito attratto dal suo magnetismo. Venivo da una terra dove il paesaggio è su mille piani, con milioni di particolari, come se guardando un paesaggio si guardasse in un caleidoscopio. Qui, invece, Shishkin divide il quadro in pochi elementi paralleli fra loro. Il cielo azzurro, una linea di alberi , con una linea di cumuli di nuvole bianche anch'esse parallele. Il giallo della segale matura. Il verde di alcuni cespugli in primo piano. Niente di più. La strada nel mezzo aumenta la sensazione del vuoto. Sembra che all'improvviso possa venire qualcuno come nel "Deserto dei tartari" di Dino Buzzati. E' un silenzio instabile, che sembra infrangersi d'improvviso.