Massacra la famiglia nel sonno, poi si lancia dal terzo piano
Uccisi la moglie e il figlio 19enne, gravissimi l'altro bambino di 4 anni e la padrona di casa
SABBIONE (REGGIO EMILIA) - Ha ucciso nel sonno moglie e due figli, uno di 19 anni, l'altro che non ne aveva compiuti cinque - sopravvissuto alle ferite ma morto in serata - e ferito gravemente la padrona di casa che da 20 anni ospitava la famiglia. Poi ha ingerito farmaci e alcol, prima di avvisare il 113 e buttarsi dalla finestra. Ora è in coma.
Sabbione, frazione nella campagna di Reggio Emilia: una bella casa di tre piani in mezzo ad un giardino curato è diventata la scorsa notte il teatro di un dramma nato nell'abisso che covava nella mente di Davide Duò, 47 anni, il padre di famiglia, seguito da tempo dai servizi di igiene mentale. Lui, ex operaio ceramista dal carattere ombroso, non lavorava da oltre due anni: prima la cassa integrazione, poi a maggio la fine di ogni rapporto lavorativo. In un distretto ceramico provato dalla crisi, subito è balenato il sospetto che il gesto tremendo fosse nato dalla disperazione per la disoccupazione. Ma gli inquirenti, alla luce degli accertamenti, propendono per un raptus originato da una seria depressione. La famiglia non aveva reali problemi economici, in casa entravano regolarmente gli stipendi di due delle due vittime: la moglie Sandra Pattio, 45 anni, e il figlio Thomas. I Duò non dovevano pagare l'affitto perché la padrona di casa, Elisabetta Guidetti, di 79 anni, per tutti 'Adriana', era una sorta di nonna adottiva che li ospitava gratuitamente perché non aveva familiari. Marito e moglie erano arrivati molti anni fa dal Torinese.
"Non ci sono segni apparenti di dissesto finanziario - ha spiegato il colonnello Giovanni Fichera, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio - Stiamo lavorando per ricostruire il quadro ma non è facile, anche perché l'unica testimone non può essere sentita", ha detto riferendosi alla padrona di casa tuttora in prognosi riservata. La donna dovrebbe essere l'unica ad aver subito l'aggressione quando non era a letto, gli altri sono stati aggrediti mentre dormivano, colpiti con mazzetta e coltello. Duò non ha lasciato lettere. All'operatore del 113 ha detto qualcosa che suona come: "venitemi a prendere, ho appena sterminato la mia famiglia". Erano le 4.15. I carabinieri pensano che la mattanza sia iniziata poco prima. Forse Adriana ha sentito qualcosa, si è alzata. E' stata sorpresa giusto fuori dalla camera da letto. Ora lei sembra reagire alle cure; ma per il piccolo Marco, ci sono stati segnali di morte cerebrale nel pomeriggio e in serata è arrivata la morte. Il padre è in coma e comunque rischia la paralisi. Sarà sicuramente accusato di omicidio plurimo e tentato omicidio, anche se il pm Valentina Salvi, non ha ancora formulato l'accusa.
Resta lo sconcerto di chi conosceva una famiglia tranquilla. La madre lavorava per Rete, società che a Reggio Emilia, gestisce una serie di case protette. I colleghi, che hanno scritto una lettera per ricordarla, la descrivono "preziosa, attenta, disponibile". La loro coordinatrice, Simona Gaddi, racconta di una persona sempre con il sorriso sulle labbra.
Thomas per gli amici Fabio e Mattia "era tranquillo, buono come il pane, stava bene con tutti". Adorava il fratellino: ieri pomeriggio erano andati assieme al cinema a vedere 'L'Era Glaciale 3'. Un bravo ragazzo, uno con la testa sulle spalle, che aveva voglia di lavorare, ricorda Massimo Pollastri, titolare della carpenteria meccanica di Correggio dove era assunto. Ripete anche lui che i soldi non c'entrano. "Al padre gli si è spostato qualcosa nella testa" ha detto sconsolato. Il sindaco Graziano Delrio ha spiegato che il Comune non aveva mai avuto segnalazioni dai servizi sociali su problemi della famiglia. Ma Davide Duò era seguito dal Centro di Salute mentale da circa due anni con regolarità e, ha spiegato la Ausl non si è mai reso necessario un ricovero in ambito psichiatrico: "Aveva un buon rapporto con gli operatori del Servizio, era collaborativo rispetto alle indicazioni terapeutiche e non ha mai mostrato segni di aggressività". Davide, ha spiegato incredulo anche il suo parroco don Amedeo, "era un uomo buono".
Io avevo visto diverse volte quel ragazzo a Correggio insieme ai suoi compagni di lavoro, spesso si fermava in bar a bere qualcosa anche i colleghi del lavoro sono persone a posto. L'unica indiscezione che è circolata e che Thomas volesse andare ad abitare da solo e questo fatto potrebbe aver sconvolto ancora di più il padre che dopo aver perso il lavoro immagginava che il figlio da solo non c'è la potesse fare e lui non poteva aiutarlo, perchè aveva perso il lavoro.