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Dal diarietto di Mr.G - Tajikistan
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Messaggio Dal diarietto di Mr.G - Tajikistan 
 
01/08/99

Siamo sull'aereo della Tagik Air , un Tupulev 154 , in partenza dall'aereoporto di Domodiedovo , a una sessantina di chilometri da Mosca . Ci aspettano tre ore e quaranta minuti di volo . Davanti a noi è seduto il capitano della nazionale di calcio irachena , impegnato nelle qualificazioni di Coppa d'Asia .Ci dice che gioca in Libano nel Al Anzar , e che quest'anno ha vinto il campionato . E' un centrocampista , il suo numero è il sedici ed inoltre ci racconta la sua avventura con la nazionale
durante il campionato del mondo Mexico '86 .
Andremo sicuramente allo stadio a vedere gli incontri.
Mancano una decina di minuti alle diciannove  e stiamo per atterrare all'aeroporto di Dushanbè .
E' il primo agosto .
Scesi dall' aereo, ci vengono ritirati i passaporti. Aspettiamo in una sala d'attesa, insieme agli altri stranieri . Rimaniamo ultimi, e la poliziotta dallo sgabbiotto di vetro ci chiede un invito, noi senza paghiamo due dollari a testa e passiamo e veniamo pure affibiati ad un taxista.
Sono in macchina fuori dall'aeroporto e sto controllando i bagagli a mani , mentre Ale e l'autista sono andati a prendere gli zaini e la tenda che hanno viaggiato nella pancia dell'aereo .Infatti i bagagli non si ritirano nel blocco centrale dell'aeroporto, ma arrivano in uno stabile sulla sinistra sul quale si può leggere la scritta" bagash", ovviamente scritto in cirillico, e c'è da aspettare un po' .I telefoni all'aeroporto ci dicono che non funzionano : bene !
Ci fermiamo in un negozietto con il taxista da dove chiamiamo il console, il quale dopo averci dato il benvenuto , ci consiglia di andare ad alloggiare presso l'hotel Tagikistan e ci esorta a sentirlo l'indomani mattina.Una doppia a noi è costata cinquanta dollaroni a notte in due .
Nell'albergo alloggiano anche , al nostro piano ( il settimo) ,la nazionale di calcio irachena , al sesto, la nazionale dell'Oman e, non so in quale piano, anche la nazionale tagika e kirghisa.
A Dushambe vedo strade larghe, viali alberati, poche macchine in giro, e quelle che vedo sono senza targa, vetri scuri, BMW , Mercedes dalle targhe straniere : la più curiosa aveva la targa U.A.E. .Non ci sono lampioni, non vedi ,perchè non ci sono vetrine illuminate, la gente è fantasma per le strade . Discoteche e bar , sono tutti chiusi , a causa di problemi e scandali avvenuti in passato: c'è ben poco da fare.
Sistemati in albergo, andiamo a mangiare nel ristorante dell'albergo e ci propongono bistecca di ovino (!) con patate fritte e verdurine : pomodori , cetrioli e erba cipollina. E qui ci accorgiamo della presenza di gente armata :il west .Un uomo barbuto, portava sulla destra un coltello di cinquanta centimetri e sulla sinistra una pistola Macarov calibro nove :tranquillo.E poi, altri due con la pistola riposta nella fondina ascellare, un "rambo" con gillet mille tasche mimetico contenente caricatori, baionetta e chissa' cosa nascosto nelle tasche ed in mano un kalasnikov , con calcio pieghevole.E' normale, qui tutti vanno in giro con un arma . Un vigilantes dell'albergo ci racconta che se avessimo voluto comprare una Macarov , con due,trecento dollari ce l'avremmo fatta .
A, al ristorante arriva una tipa al nostro tavolo e ci dice che ci sono due ragazze che ci vogliono conoscere.Le due ragazze sono troie.
Mr.G
 




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Scusami ma che libro ha letto

 Lenin  
 



 
lenin Invia Messaggio Privato
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Vedi caro nonnino nessun libro .
Questo è tratto direttamente dal mio diario di viaggio ...
Ricordi meravigliosi di vita .

Mr.G
 




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Dove lo vendono questo diario

 Lenin  
 



 
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Mr.G. io invece sono curioso di sapere il resto, non sarà  mica finita così?
Ciao Fausto
 



 
Fausto Invia Messaggio Privato Invia Email
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[quote:96bc12225d="Fausto"]Mr.G. io invece sono curioso di sapere il resto, non sarà  mica finita così?
Ciao Fausto[/quote:96bc12225d]

No caro Fausto.... arrivano anche altri spezzoni....
 




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03 / 08 /99

Di che battaglione siete ? Così veniamo fermati da militari poco distanti dal nostro albergo.
Ale si era messo i pantaloni mimetici . Il gruppetto di miliziani ha iniziato a tempestarci di domande dopo averci preso i passaparti, ma non essendo abbastanza competenti, volevano portarci al KGB per controlli sulla regolarità  dei passaporti, e per accertamenti. Alla fine , chiaccherando un po' con loro ci dicono che siamo liberi perchè bravi ragazzi . Più tranquilli , gli domandiamo se esiste una birra tagika , e uno di loro decide che ci deve accompagnare alla fabbrica in Dushanbè. Andiamo, compriamo tre bottiglie da un litro e mezzo a  meno di un dollaro al litro, torniamo a beccare gli altri , che ci avevano aspettato all'angolo, e insieme beviamo due delle tre bottiglie comprate; la terza l'abbiamo portata in camera da gustare con calma. Abbiamo assaggiato pure il nos , il tabacco tagiko verde in polvere , da tenere sotto la lingua per circa cinque minuti, e poi va sputato ; la cosa bella è che mentri “fumi”il nos, le persone quando parlano sembra abbiano la patata in bocca : è ridicolo sentirli.

05/08/99

La città  è sotto presidio militare, ci sono torrete di guardia ,in cemento ,con feritoie da dove può spuntare solo la canna di un fucile, sparse per la città ; gruppi di miliziani , armati di kalascnikov disseminati lungo le strade ogni cento metri e jeep Toyota, bianche, con la sigla U.N.ben visibile sui fianchi .
Oggi i nostri,adesso amici pulotti ci hanno raccontato della ferma di due persone afgane, i quali facendo resistenza alla ferma, dopo averli raggiunti e bloccati, uno  dei due è stato colpito con il calcio della pistola in testa, provocandogli una fontana di sangue. I pulotti ci raccontavano questo con orgoglio e soddidfazione.Tornati in albergo, abbiamo anche fatto la conoscenza di un militare russo , impegnato a controllare i confini.E' un pilota e meccanico d'aerei , che ogni tre mesi si alerna in missione.
La sera, di ritorno in albergo, ci fermiamo a bere una birra al bar dell'hotel, quando arriva uno sbruffone,facendo roteare sull'indice, la sua macarov e si incammina verso uno dei due “rambo” seduti ad un tavolino;uno di questi subito pronto arma il kalaschnikov, poi si scambiano battutine e sguardi minacciosi , ed infine lo sbruffone, trascinato da un amico, si allontana dall'albergo.

06/05/99

GISSAR
qui si vedono i resti di una fortezza di seicento anni fa , non si sa appartenente a quale civiltà .C'è un caldo torrido, ed il paesaggio circostante è secco e desolato.
Assistiamo anche all'ultima giornata di qualificazioni alla coppa d'Asia ,Libano 2000, e ,come da nostro pronostico, il turno lo ha passato l'Iraq.

08/08/99

Partiti due giorni fa da Duscambè, ci siamo diretti, a bordo di un taxi, verso Kurgan-Tyube(collina)e poi più a sud, sotto Shartus, ancora più vicino al confine afgano.La strada per giungerci è stata incredibile.Una lingua nera d'asfalto in mezzo a montagne desertiche. Montagne completamente sgombre di alcuna vegetazione. Il suolo ricoperto di erba gialla secca, pietre, terra.All'improvviso piante verdi, campi coltivati:impossibile eppure.
La gente ai bordi delle strade vende cocomeri e meloni enormi, benzina, sigarette e merende confezionate, queste sicuramente scadute.Un lungo acquedotto dissestato, ai bordi della strada, porta a spasso l'acqua.Ogni tanto delle pozze, alimentate da ciò che fuoriesce dall'acquedotto, creano divertimento per i bambini.
Arrivati ad uno dei tanti posti di blocco, ci vengono chiesti i documenti:siamo in zona di confine .
Ci chiedono se abbiamo il permesso per passare in certe zone, e noi senza gli diciamo che siamo due reporter italiani , mandati dalle Nazioni Unite, per fare filmati e foto.Allora il comandante del posto inizia ha sfogliare dei fascicoli alla ricerca dei nostri nomi, ma non riesce a trovarli e noi, pronti, gli suggeriamo che noi siamo arrivati da poco ed i fascicoli non sono stati aggiornati.
Poi ci chiedono se abbiamo con noi macchine fotografiche , ci piazzano in spalla un lanciarazzi anticarro, ad Ale, e a me una pesantissima mitragliatrice con nastri di munizioni, richiamano nelle vicinanze tutti i militari presenti nel posto, e dopo esserci messi in posa scattiamo una bella foto di gruppo. Un momento emozionante.
Finalmente riusciamo a proseguire il nostro viaggio.
 




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Messaggio Re: proseguo... 
 
[quote:e1b00ecefe="Mr.G"]03 / 08 /99

Di che battaglione siete ? Così veniamo fermati da militari poco distanti dal nostro albergo.
Ale si era messo i pantaloni mimetici . Il gruppetto di miliziani ha iniziato a tempestarci di domande dopo averci preso i passaparti, ma non essendo abbastanza competenti, volevano portarci al KGB per controlli sulla regolarità  dei passaporti, e per accertamenti. Alla fine , chiaccherando un po' con loro ci dicono che siamo liberi perchè bravi ragazzi . Più tranquilli , gli domandiamo se esiste una birra tagika , e uno di loro decide che ci deve accompagnare alla fabbrica in Dushanbè. Andiamo, compriamo tre bottiglie da un litro e mezzo a  meno di un dollaro al litro, torniamo a beccare gli altri , che ci avevano aspettato all'angolo, e insieme beviamo due delle tre bottiglie comprate; la terza l'abbiamo portata in camera da gustare con calma. Abbiamo assaggiato pure il nos , il tabacco tagiko verde in polvere , da tenere sotto la lingua per circa cinque minuti, e poi va sputato ; la cosa bella è che mentri “fumi”il nos, le persone quando parlano sembra abbiano la patata in bocca : è ridicolo sentirli.

05/08/99

La città  è sotto presidio militare, ci sono torrete di guardia ,in cemento ,con feritoie da dove può spuntare solo la canna di un fucile, sparse per la città ; gruppi di miliziani , armati di kalascnikov disseminati lungo le strade ogni cento metri e jeep Toyota, bianche, con la sigla U.N.ben visibile sui fianchi .
Oggi i nostri,adesso amici pulotti ci hanno raccontato della ferma di due persone afgane, i quali facendo resistenza alla ferma, dopo averli raggiunti e bloccati, uno  dei due è stato colpito con il calcio della pistola in testa, provocandogli una fontana di sangue. I pulotti ci raccontavano questo con orgoglio e soddidfazione.Tornati in albergo, abbiamo anche fatto la conoscenza di un militare russo , impegnato a controllare i confini.E' un pilota e meccanico d'aerei , che ogni tre mesi si alerna in missione.
La sera, di ritorno in albergo, ci fermiamo a bere una birra al bar dell'hotel, quando arriva uno sbruffone,facendo roteare sull'indice, la sua macarov e si incammina verso uno dei due “rambo” seduti ad un tavolino;uno di questi subito pronto arma il kalaschnikov, poi si scambiano battutine e sguardi minacciosi , ed infine lo sbruffone, trascinato da un amico, si allontana dall'albergo.

06/05/99

GISSAR
qui si vedono i resti di una fortezza di seicento anni fa , non si sa appartenente a quale civiltà .C'è un caldo torrido, ed il paesaggio circostante è secco e desolato.
Assistiamo anche all'ultima giornata di qualificazioni alla coppa d'Asia ,Libano 2000, e ,come da nostro pronostico, il turno lo ha passato l'Iraq.

08/08/99

Partiti due giorni fa da Duscambè, ci siamo diretti, a bordo di un taxi, verso Kurgan-Tyube(collina)e poi più a sud, sotto Shartus, ancora più vicino al confine afgano.La strada per giungerci è stata incredibile.Una lingua nera d'asfalto in mezzo a montagne desertiche. Montagne completamente sgombre di alcuna vegetazione. Il suolo ricoperto di erba gialla secca, pietre, terra.All'improvviso piante verdi, campi coltivati:impossibile eppure.
La gente ai bordi delle strade vende cocomeri e meloni enormi, benzina, sigarette e merende confezionate, queste sicuramente scadute.Un lungo acquedotto dissestato, ai bordi della strada, porta a spasso l'acqua.Ogni tanto delle pozze, alimentate da ciò che fuoriesce dall'acquedotto, creano divertimento per i bambini.
Arrivati ad uno dei tanti posti di blocco, ci vengono chiesti i documenti:siamo in zona di confine .
Ci chiedono se abbiamo il permesso per passare in certe zone, e noi senza gli diciamo che siamo due reporter italiani , mandati dalle Nazioni Unite, per fare filmati e foto.Allora il comandante del posto inizia ha sfogliare dei fascicoli alla ricerca dei nostri nomi, ma non riesce a trovarli e noi, pronti, gli suggeriamo che noi siamo arrivati da poco ed i fascicoli non sono stati aggiornati.
Poi ci chiedono se abbiamo con noi macchine fotografiche , ci piazzano in spalla un lanciarazzi anticarro, ad Ale, e a me una pesantissima mitragliatrice con nastri di munizioni, richiamano nelle vicinanze tutti i militari presenti nel posto, e dopo esserci messi in posa scattiamo una bella foto di gruppo. Un momento emozionante.
Finalmente riusciamo a proseguire il nostro viaggio.[/quote:e1b00ecefe]

Ehh gia' cari amici. Dovete sapere che questi spezzoni tratti dal diarietto del Giusy, si intrecciano armoniosamente con le pagine del diarietto del gringox.
In tutte le imprese che abbiamo fatto insieme, il diarietto e' una raccolta di manoscritti di viat quotidiana e di racconti e resoconti di viaggio.
Mongolia, Tajikistan, Kurili, Turkmenistan, Kazakhstan (Altaj), Georgia....
Potete anche vedere il sito www.ilfarorosso.com, dove ci sono anche altri articoli.
Non si comprano in giro da nessuna parte, si possono solo leggeere e, se piacciono, stampare e conservare.

gringox
 




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gringox Invia Messaggio Privato
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gringox, ancora non mi hai detto (o non ricordo) da Urumqi come hai fatto a tornare in italia
 




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РУССКИЕ НЕ СДАЮТСЯ!!!!!
 
zhenja Invia Messaggio Privato
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[quote:2c544087f0="zhenja"]gringox, ancora non mi hai detto (o non ricordo) da Urumqi come hai fatto a tornare in italia[/quote:2c544087f0]

stavretto, a Urumqui non ci sono mai stato. Sono stato piu' a nord, a Burquin, nell'Altaj cinese. Sono entrato ed uscito dal confine Kazako-cinese di Jeminay-Majkapchigaj.
Confine attraversato a piedi!

gringox
 




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Messaggio L'avventura continua 
 
10/08/99

Khorog,
qui , abbiamo pernottato nella guest-house del fondo Agah Khan. Per trenta dollari a persona, si dorme in un ambiente molto confortevole e familiare, si ha anche a disposizione i tre pasti e la merenda e cosa altro vuoi durante la giornata.Riposati un giorno, siamo partiti alla volta delle fonti d'acqua calda, sulfurea, di Garm Chashma. Lo spettacolo è incredibile: grossi blocchi di residui calcarei, resi tondeggianti e viscidi dall'azione dell'acqua,colorati di giallo, bianco, verde e dai riflessi azzurri, sorretti da colonne tipo stalagmiti, formavano uno scenario meraviglioso.In cima, grossi spruzzi d'acqua, che sgorga ad una temperatura di settantacinque gradi, si riversano sulla roccia, fino a creare un fiumiciattolo che si butta, dopo dare vita ad una spettacolare cascatella, in una vasca enorme sottostante d'acqua azzurra, dove nuotano le persone per guarire dalle malattie della pelle.Il tutto però non mi sembra normale: mi trovo ad una altezza di tremila metri s.l.m., montagne molto più alte, dalle vette innevate ci circondano, in giro non vedi case, solo qualche montone che pascola in lontananza, e io sono immerso in questa enorme vasca d'acqua calda.
A non molta distanza da queste fonti sulfuree, ci sono pure diverse sorgenti d'acqua minerale, tipo Ferrarelle, ricca di ferro e minerali, le rocce che creano il letto del torrentello  sono rosse ed arancioni, ed è pazzesco vedere queste piccole pozze nascoste fra le rocce, da qui , dal fondo, sgorgano con una certa frequenza bolle, come quelle che si formano quando si soffia sott'acqua.
Garm-chashma si trova a cinquanta chilometri sud di Khorog, e la cosa particolare è che la strada per arrivare, passa sulla sinistra del fiume che segna il confine con l'Afganistan: il Piange.
Infatti, a dieci metri da noi, che siamo in una Moscovic del millenovecentottantasei, c'è l'Afganistan.
Oltre il pesino di Garm, arrampicandosi un po' su per una valle, si arriva ad un'altra, piccola, sorgente d'acqua calda sulfurea; l'acqua viene raccolta in una piccola vasca artificiale ed al paese raccontano che questa fonte sia curativa per la vista.


Due giorni dopo la visita, si ritorna a Murgab, il capoluogo della regione autonoma del Gorno Badashkan dove torniamo alla guest house. Andiamo a visitare in giornata il giardino botanico, che all'altezza di duemilacinquecento metri, è il più alto del Mondo, con oltre duemilatrecento specie di piante. Nel tardo pomeriggio, visitiamo il museo, non molto interessante. Un sacco di foto di cittadini della città , tra i quali: professori, dottori, politici, e antenati; animali autoctoni imbalsamati, vecchi, sporchi, e rovinati; oggetti antichi della vita quotidiana; quadri, minerali, e persino una stanza che mostra i regali donati dalla vecchia capitale del SSSR: il tutto disposto con poca cura su scaffali sbilenchi e male illuminati.

14/08/99

Partenza la mattina, alle otto, verso la parte orientale dello stato, nel Pamir, la regione del Gorno Badashkhan, lungo la strada M41, che arriva fino ad Osh, in Kirghigistan. Sulla solita ed intramotabile Uaz, percorriamo a sorpresa una strada, segnata in giallo sulla nostra cartina, a sud della M41.Una strada che si svincola fra le montagne, qualche casa matta, pesini abitati da povera gente e basta. Lungo il nostro percorso ci fermiamo nei pressi di Jelandi dove, tanto per cambiare, c'è un'altra fonte d'acqua sulfurea.La temperatura esterna però ci sconsiglia di fare il bagno.
Ripartiti, dopo qualche chilometro ci ributtiamo sulla più agevole M41, e qui ci dirigiamo verso un amico dell'autista che, a tremilaseicentometri s.l.m. aveva una serra ben fornita: pomodori, zucchine, fagiolini, fiori, piante, etc. .Questo è possibile perchè il furbo contadino è riuscito a sfruttare l'acqua calda di un'altra fonte sulfurea, vicino alla sua casa, e l'ha convogliata all'interno della serra, utilizzando tubi metallici.La temperatura interna era molto piacevole, rispetto a quella esterna, decisamente più rigida.
La notte la passiamo in una pensioncina nel paese di Jelandi, dopo esserci cucinati per cena gli spaghetti con i pomodori raccolti nella serra.Svegli presto la mattina, si prosegue il viaggio verso il lago Karakul ad una altezza di quattromilametri s.l.m..La strada è asfaltata, ma praticamente non sembra esserlo.Ci fermiamo a delle iurte kirghise a mangiare qualche cosa e via, di nuovi in marcia: prossima sosta Murgab.
Arrivati, non c'era niente; casette diroccate, arrangiate alla meglio e abitate. La gente, ma soprattutto i bambini, ci guardavano  con aria incuriosita, però, al nostro passaggio, si nascondevano o rincasavano e ci sbirciavano da dietro porte e finestre. Le donne avevano tutte il volto semi coperto, e non sembravano più di tanto interessate alla nostra visita. Gli uomini invece ci venivano incontro, ci davano la mano in segno di saluto e si fermavano a chiaccherare.
A khorog, un tizio per attaccare bottone con noi, ci ha chiesto una sigaretta, ci ha domandato da dove venivamo e ci ha restituito la sigaretta, non fumava ed il gesto è stato un pretesto per fermarci.
A Murgab, durante la sosta abbiamo recuperato altre due persone, un anziano ed un giovane, che avrebbero fatto un pezzo di strada con noi a piedi, visto che per completare il giro da noi studiato ci sarebbero voluti troppi dollari.
Dopo aver bevuto del tè salato, a casa del cugino dell'autista, ci siamo rimessi in marcia.Ed è proprio lungo la strada che siamo saliti fino 4655 s.l.m. in cima al passo Ak-Baital.

Scaricati il vecchio ed il giovane presso una "manciata " di case, le stesse che poi ci avrebbero dovuto ospitare la notte, abbiamo proseguito verso il lago Karakul.Eccoci arrivati, è già  buio, ma il lago è eccezionale: scuro con le onde che si infrangono sulla riva di sabbia, dove si sono depositate le alghe, l'acqua è salata, non ci sono pesci ed una leggenda narra, che sul fondo del lago vivono dei cavalli che vigilano sulle sorti de lago, e essi sono le uniche forme viventi del lago.
Lasciato il Karakul, torniamo alla manciata di case, in località  Musgol dove, non vedendo luci, un attimo di smarrimento mi ha colpito. In realtà , appena sentito il rumore della nostra Uaz, un gruppetto di persone e uscito, probabilmente ci stavano aspettando, e ci ha fatto accomodare in casa, la quale era illuminata da una lampada ad olio. Ci siamo trovati di fronte un numeroso nucleo familiare, kirghiso, ch come d'abitudine ci ha offerto il tè e la lipiosca, il loro pane tradizionale rotondo e schiacciato, delle dimensioni di un fresbe. Con mio grande stupore vedo che la donna ci stava preparando il giaciglio per la notte. Qualche chiacchera e poi ci si rintana nelle "tane" a dormire.
Non ho dormito molto bene, avevo spifferi d'aria un po' ovunque, e poi ho dovuto dormire vestito.

15/08/99

Svegliati alle 5,30, la giornata inizia in modo faticoso e pesante.Dopo aver bevuto un paio di tazze di tè nero con del pane, preparati gli zaini, dopo aver salutato i kirghisi e ringraziati per la loro gentilezza, carichiamo il bagaglio in Uaz e con il vecchio ed il giovane ci dirigiamo verso il punto di partenza della grande avventura. Alle 6,50 eravamo gia zaini in spalla diretti chissà  dove e con l'obbiettivo di percorrere 35 Km.
I passi hanno iniziato a farsi pesanti, le labbra si screpolavano, i piedi hanno iniziato a dolere e il peso dello zaino diventava insopportabile.Non c'era acqua. Camminavamo nel Pamir, la strada per fortuna era in piano ed il paesaggio del tutto sconsolante. Montagne brulle di terra e sassi, non molto alte ed un grande vento che soffiava dal lato.Stavo cedendo, ma ecco che dopo 20 Km percorsi, una Uaz ci supera e si ferma poco più avanti.E' una famiglia di kirghisi che sta tornando alle loro iurte. Ci caricano tutti e quattro, che sollievo. Dopo mezz'ora eccoci arrivati all'accampamento estivo di iurte kirghise, più povere di quelle kazake e mongole, ma sempre molto ospitali.Ci viene offerto del tè, burro fresco, lipiosca ed un latticino tipo yogurt acido.
Dopo un breve riposo dovevamo decidere il dafarsi.I chilometri da percorrere erano ancora parecchi, quando il proprietario della Uaz, lo stesso che ci ha recuperati in mattinata, si è offerto
Di accompagnarci su al passo a 4000 metri s.l.m., evitandoci così altri 50 Km dolorosi e faticosi;
ovviamente il viaggio ci è costato una fortuna: 50 bigliettoni.Abbiamo fatto molto bene, visto che sotto i nostri piedi già  si erano formate delle vesciche, sotto quelli di Ale erano spaventose, occupavano la metà  del piede.
Arrivati al passo, non c'era niente.Un gregge di montoni, pecore e capre con un pastore, niente altro.
Superato però il dosso di una montagna una scena che ha dell'incredibile: una tenda bucherellata con intorno bambini, donne e uomini praticamente primitivi.Le facce degli uomini allucinanti: barba incolta, capelli sporchi e stopposi, per non parlare dei vestiti; bucati sporchi e militari, che li facevano assomigliare a dei guerriglieri afgani. Vivono qui con il gregge durante i tre mesi estivi,non hanno praticamente niente se non un fucile automatico 7,62 kalascnikov, che utilizzano per andare a caccia di stambecchi e montoni selvatici di cui si cibano, oltre ai prodotti derivati dalla lavorazione del latte, e al tè.
Si sono rilevate persone molto gentili ed ospitali, ci aiutavano e servivano in tutto, ci hanno persino cucinato la carne della selvaggina cacciata il giorno prima.
Troviamo il posto dove mettere la tenda, e via, a letto nel sacco a pelo. Non c'era molto vento pur essendo di poco sopra 4200 mt. s.l.m., ma sentivamo un grande freddo, ma una volta chiuso ed imbacuccato nel sacco, la temperatura si è stabilizzata, anche se all'interno della tenda il freddo si faceva sentire.

16/08/99

Sveglia alle sette, smontata la tenda, chiusi gli zaini e bevuto ovviamente il tè accompagnato a pezzi di carne, e dopo aver regalato delle bustine di zucchero alla bambina, e ben sistemati i bagagli in groppa all'asino, ci incamminiamo verso i 55 Km di strada dove sappiamo di non incontrare macchine e persone.Il paesaggio qui è piu' da montagna, alte montagne dai picchi innevati ci circondano; pareti formate da frammenti e pezzi di roccia creando ghiaioni ci sono paralleli.La vera consolazione è che gli zaini sono stati caricati su di un asino, rendendoci più "piacevole" il cammino.L'acqua continua a mancare e quello che mi spinge in avanti è la certezza di trovare un ruscello da cui abbeverarmi.E' qui che lungo la strada, si unisce a noi un vecchio pamiro venuto fino a qui a portare delle medicine agli animali degli alpeggi. Adesso siamo in quattro.Le vesciche fanno male,tanto che Ale è costretto a trascinarsi i piedi. Percorsi 35 chilometri, alle diciasette ci accampiamo per la notte, in una radura, vicino ad una piantagione di piselli e grano, ma soprattutto vicino ad un corso d'acqua inventatosi sul suolo: era marrone.
La sera cogliamo l'occasione per farci da mangiare gli spaghi con i piselli, ma qualche cosa è andato storto e così non sono venuti affatto buoni , anche a causa di una mancanza di condimento. Alle 20,30 eravamo a letto, e dopo poco due colpi di fucile rituonano nelle nostre orecchie facendoci pensare chissà  cosa.Rimaniamo a riflettere, immobili nel buio le varie alternative, con coraggio apro la tenda e con sorpresa riconosciamo nella sagoma di un uomo, il nostro amico cacciatore, il quale ha pensato di mandare un segno di avvertimento agli amici: sto arrivando, dove siete? Prerparatemi il te.

17\08\99

Svegliati verso le otto e preparati i nostri zaini, la nostra "guida" ci serve per colazione della carne di montone selvatica, cacciata il giorno prima sulle vette innevate delle montagne circostanti. Condito con sale, pepe, e peperoncino una vera bomba, il tutto accompagnato da diversi caffè.
Alle 9.30, ci rimettiamo in marcia verso Gudara, un paesino a 35 chilometri da dove ci troviamo ora. La strada era relativamente in piano, e non molto faticosa per le nostre vesciche; il fatto è che era mostruosamente lunga e per fortuna abbiamo incontrato parecchi corsi d'acqua: torrenti che scendevano dai ghiacciai, ci davano da bere.
Nel tardo pomeriggio giungiamo a Gudara, un pesino con poche case e tutte distanti parecchi metri l'una dall'altra.Da qui procediamo per altri 8 chilometri verso Bopassor, il paesello in cui abita il nostro amico "asinaro", primitivo e anche maestro di matematica. Bopassor non è molto diversa da Gudara, la fisionomia e l'immagine del paese è identica. Lui ci ospita a casa sua, ci fa conoscere la moglie ed i figli e ci invita ad accomodarci in casa dove ci viene offerto del tè con la lipiosca, appena cotta nel forno dalla moglie. Siamo gli ospiti stranieri, e tutti sono pronti a servirci per farci passare al meglio il tempo, e a farci trovare il più comodi possibile. Ma ecco una sorpresa, degli animaletti tipo pulci, piatti, tondi, grandi scuri e piccoli bianchi, attiravano la nostra attenzione.
Ne uccidiamo qualche d'uno e poi fuori di corsa, a montare la tenda: non si poteva certo dormire in quella casa. Sembravano pulci. Una volta dentro, in tenda, passiamo tre ore a controllare ogni vestito indossato e tutto ciò che poteva essere stato contagiato. Mi viene ancora adesso da grattarmi.
A fine controllo ne abbiamo trovare e uccise parecchie.

18\08\99

Ecco,ci ci svegliamo alle 6,30, perchè i nostri amixci ci hanno trovato una macchina per proseguire la lunga strada che ci divideva dal rientro a Khorog. Ci mettiamo d'accordo sul prezzo e verso le 8,30, dopo aver bevuto te e mangiato lipiosca, saliamo in macchina , che con grosso stupore si è rilevato un camion FAZ e via. Attraversati diversi paesini, fino a quando arriviamo a quello pattuito. Il camion ci scarica, e noi rimaniamo un po' interdetti perchè ci aspettavamo di vedere e trovare una macchina. In realtà  non c'era niente.
Veniamo ospitati presso una casa di un conoscente dell'autista e qui, te, lipiosca ci vengono subito serviti. Poco dopo un piatto con patate e montone ci viene portato come pranzo.
Ovviamente si mangia tutti dallo stesso piatto, con vecchi cucchiai d'alluminio.
Qui chiediamo se almeno degli asini possono aiutarci a portare gli zaini e noi, perchè la macchina ci hanno detto dovrebbe arrivare l'indomani, in un altro paesino: Roshory.
Trovati due asini, uno lo carichiamo con i bagagli e l'altro a turno, sarebbe stato mio e di Ale. E alle 15.00 ci mettiamo in marcia, consapevoli del fatto che altri 23 Km ci avrebbero distrutto definitivamente.
Il percorso si è rilevato molto duro e faticoso a causa dei grossi dislivelli da affrontare. Un sali e scendi da montagne lungo e doloroso. Il panorama che mi si presentava intorno era in grado di alleviarmi il dolore; alte vette innevate sembravano controllare il nostro cammino.
E' diventato buio, anche se non era tardissimo, e la luna illuminava il nostro cammino su quei sentieri di sabbia che passavano sopra a strapiombi spaventosi.
Alle 21.00 finalmente arriviamo al paesino dove veniamo ospitati da alcuni parenti del tizio che ci ha accompagnato con gli asini. Tanto per cambiare ci vengono prontamente offerti te e lipiosca.
La donna ci prepara i letti e subito a dormire, stanchi come eravamo.
Alzati la mattina ale nove, una volta servita e consumata la colazione, iniziamo questa lunga giornata aspettando la macchina del fondo Agha Khan, che viene da queste parti a portare farina, riso, ed altro per poi tornare a Khorog.
Seduti sul muretto, e poi svaccati sul prato il tempo non passava mai, e la macchina non si vedeva arrivare. Per pranzo mangiamo te, pane e bacche di gelso secche. E la macchina non si vede.Ero in balia del tempo, allora io ed Ale, iniziammo una partita a carte, ma dopo venti minuti eravamo stanchi di quel gioco e decidemmo di vagare per il paese, quando veniamo attratti da strane piante presenti negli orti della gente; ci informiamo ed era tabacco. Così andiamo da uno di loro, che ne aveva parecchie, e iniziamo a parlarci. Subito scopriamo che è un professore di inglese nella scuola del paese. Da lì, ci mostra con interesse e precisione tutti i prodotti che coltiva: carote, patate, alberi da frutta, barbabietole ed aromi vari.
Poi ci invita a casa, che è molto bella rispetto alle altre visitate. Pulita, non molto colorata ma grande e con due finestre. Ci offre te e lipiosca e poco dopo con grande sorpresa ci prepara un piattone enorme di verdure. Sono da poco passate le diciannove, quando ci congediamo dal professore e torniamo nella  "nostra casa". Dopo aver bevuto altro te e mangiato pane andiamo a letto.
19\08\99

Dopo una splendida dormita, alle otto veniamo in qualche modo svegliati dai rumori delle faccende domestiche della famiglia ospitale. Ci sistemiamo, facciamo colazione e poi si aspetta ancora la fatidica macchina.
Novità , veniamo a sapere che c'è un furgoncino UAZ che, raccimolate un po' di persone, sarebbe sceso a valle. Così verso mezzogiorno partiamo verso un lungo viaggio che ci avrebbe rivelato chissà  quali novità .
All'inizio eravamo in sei, e non molto tempo dopo, a mano in mano che si scendeva a valle, qualche d'uno si aggregava e così alla fine ci siamo ritrovati in sedici. Si viaggiava comunque comodi, anche se i finestrini aperti agevolavano un afflusso di polvere pazzesco: si respirava polvere.
La U.A.Z. si muoveva con sicurezza sulle strade dissestate e decisamente impegnative del Pamir, guadiamo parecchi torrenti, lungo la strada resa in parte fangosa dalla pioggia che improvvisamente si è messa a cadere dal cielo.L'attraversamento del guado risultava comunque complicato. L'autista attraversava a piedi il torrente, per verificare il punto nel quale passare, chiudeva i bocchettoni dell'aria, inseriva la ridotta e via guadava. I chilometri sembrano comunque non passare più, ci si accorge dopo ore di aver percorso magari una manciata di chilometri. Dopo una settantina di chilometri, ohimè, buchiamo la gomma anteriore sinistra. Tutti giù a vedere come fare a sostituirla.
Il problema consiste nel fatto che il crick, che avrebbe dovuto sollevare la macchina, era troppo basso, e così ci siamo ritrovati tutti ad alzare la macchina mentre l'autista infilava sotto la ruota sgonfia dei sassi enormi, nonso a fare cosa. Eravamo in un momento scarso di iniziativa, quando in fronte a noi arriva una jeep U.A.Z. di militari che, con un crick più funzionale ci aiutano nell'impresa. Una volta allontanata la jeep dei miliziani, ne spunta un'altra da dietro e si ferma a vedere cosa era succeso. Era un'altra jeep di militari. Questi scendono a vedere e a salutarci quando si accorgono che siamo stranieri. Iniziano i problemi.
Ci obbligano a scendere dal pulmino, ci chiedono i documenti e ci invitano a salire con loro sulla jeep. Ci chiedono il permesso di entrata nella regione del Gorno - Badasckan , noi ovviamente non l'avevamo, perchè nessuno ci aveva detto niente e così ci caricano con loro sulla U.A.Z. e ci riportano fino a Khorog, cosa che a noi faceva comodo, facendoci una infinità  di domande. Erano del KGB.A Khorog, ci portano come da nostra richiesta alla gastiniza Dyusba, un alberghetto che ai tempi sovietici, prima del novantuno, era un paradiso per i viaggiatori, ma oggi è un vero scatafascio. I letti non erano fatti, perchè mancavano lenzuola e coperte, ma a noi andava bene perchè comunque avevamo i saccapelo. Addirittura le porte del bagno erano chiuse con assi di legno, inchiodate sugli stipiti, e non dico quali odori ne uscivano. Vetri rotti, prese penzolanti, muri bucati e scrostati, tappeti lerci e con diversi segni di bruciature.
 




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24\08\1999

Partiamo per Dyushanbe. La mattina alle sei eravamo con i bagagli nei pressi del bazar, vicino ai distributori di benzina, che in realtà  sono autobotti e la benza viene inserita nel serbatoio travasandola da secchi.
Poco dopo arriva una U.A.Z. pulmino, che caricate undici persone parte alla volta di Dyushanbe.
Il viaggio durerà  due interi giorni durante i quali abbiamo attraversato, su un tragitto di circa 500 km, una trentina di posti di blocco, fra i quali russi, kazachi, tagiki dei militari e del KGB, e taluni con controllo bagagli. Ma se si paga si passa, questa è la legge che vige e così il nostro autista riuscirà  a sbrigare in poco tempo la permanenza ai posti.
Il 25\08\99 siamo finalmente arrivati nella capitale dove abbiamo incontrato tutti i nostri amici: il cameriere dell'albergo, i miliziani all'angolo, il chioschettaro, Valerio il militare russo pilota e i tipi della reception.
Una giornata di riposo ed il 26\08\99, la mattina presto siamo partiti per Kojand, a nord del paese. Da Dyushanbe abbiamo percorso la valle del Varzob, verde, in mezzo alle montagne, mi sembrava di tornare nel Pamir. Dopo dieci ore eccoci arrivati. Ci sembrava il paradiso: luci, vetrine che parevano ben fornite, un sacco di gente in giro e negozi all'avanguardia come il computer service e parecchi Kodak shop.E' la città  del Tajikistan che stà  meglio. Il bazar Pascanbèha una vasta scelta di prodotti, per le strade chioschetti vendono bibite fresche, che si possono consumare stando seduti comodi sotto gli ombrelloni. E poi a circa mezz'ora di strada, c'è il lago Karakum, che è come un mare, il fondale non è di sabbia ma l'acqua ha una temperatura fantastica per rinfrescarsi dai 40° esterni e c'è persino la possibilità  di noleggiare degli splendidi pedalò.
Il tour sta volgendo al termine, siamo tornati a Dyushanb dove per queste due ultime notti in Tajikistan, alloggiamo in un appartamento sulla Prospect Rudaki, dall'altra parte della strada dell'albergo Tajikistan. Per 30 USD al giorno, è una sistemazione molto comoda e confortevole: cucina, bagno con doccia, televisione, biblioteca, camera da letto ed un ampio corridoio. La casa è pulita e ben tenuta, un ottima alternativo all'albergo, averlo saputo prima !

Mr.G
 
 




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